Un video spiega perché in Urss era destino che finisse come è finita
L'hanno fantasiosamente intitolato “Trololo”, e chi frequenta Youtube sa che si tratta di un video vintage della televisione sovietica d'antan, esilarante (oggi) testimonianza di quel che passava il varietà del sabato sera nel paradiso del socialismo reale, a metà degli anni Settanta. Scaraventato sul web a febbraio, il video ha collezionato più di sette milioni di contatti e decine di parodie, e finora è uno dei più visti dell'anno.
L'hanno fantasiosamente intitolato “Trololo”, e chi frequenta Youtube sa che si tratta di un video vintage della televisione sovietica d'antan, esilarante (oggi) testimonianza di quel che passava il varietà del sabato sera nel paradiso del socialismo reale, a metà degli anni Settanta. Scaraventato sul web a febbraio, il video ha collezionato più di sette milioni di contatti e decine di parodie, e finora è uno dei più visti dell'anno. Fotografia in virato senape, più che seppia, il baritono e premiato Artista del popolo Eduard Khil, allora trentaduenne, interpreta con soli vocalizzi e gorgheggi, senza una parola ma con faccette, faccione, ammiccamenti, strizzate d'occhio a iosa, una canzoncina dall'andamento brioso, ora ribattezzata “Trololo”, che non vuol dire nulla ma rende l'idea.
Capelli moderatamente lunghi ma non scomposti, collettone e doppiopetto, come usava in occidente una decina d'anni prima, Khil riesce a mostrare, meglio di qualsiasi saggio di politologia, perché era destino che in Urss finisse come è finita. Nel 1976, mentre Khil (oggi simpatico signore settantacinquenne residente a San Pietroburgo, molto divertito dalla fama globale fuori tempo massimo) metteva in scena la sua inconsapevole parodia della musica “moderna”, a Dublino nacevano gli U2, in Gran Bretagna i Clash e i Cure, mentre in America uscivano il primo album dei Ramones e soprattutto “Desire” di Bob Dylan. Quello che si apre con “Hurricane” (“Pistol shots ring out in the barroom night/ Enter Patty Valentine from the upper hall”, eccetera eccetera) e si chiude con “Sara”. E ci pare di aver detto tutto.
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