A maggio prossimo l'elezione dei nuovi membri del Consiglio

Gheddafi e Ahmadinejad marciano sui diritti umani dell'Onu

Giulio Meotti

La Libia del colonnello Gheddafi e l'Iran di Khamenei e Ahmadinejad sono saldamente avviati verso uno storico seggio triennale al Consiglio dei diritti umani dell'Onu a Ginevra. L'elezione dei nuovi membri avverrà tra un mese, mentre a giugno l'Italia dovrà lasciare il suo posto per la rotazione regionale. Tripoli non compare ancora nel sito dell'Onu, ma l'ambasciatore israeliano a Ginevra, Aharon Leshno Yaar, rivela che anche la Libia ha fatto richiesta per entrare nell'organismo. Non c'è competizione per i quattro posti riservati all'Africa e Gheddafi ha assicurato il suo.

    La Libia del colonnello Gheddafi e l'Iran di Khamenei e Ahmadinejad sono saldamente avviati verso uno storico seggio triennale al Consiglio dei diritti umani dell'Onu a Ginevra. L'elezione dei nuovi membri avverrà tra un mese, mentre a giugno l'Italia dovrà lasciare il suo posto per la rotazione regionale. Tripoli non compare ancora nel sito dell'Onu, ma l'ambasciatore israeliano a Ginevra, Aharon Leshno Yaar, rivela che anche la Libia ha fatto richiesta per entrare nell'organismo. Non c'è competizione per i quattro posti riservati all'Africa e Gheddafi ha assicurato il suo. La Libia affiancherà così altri due membri come Arabia Saudita e Cuba, che sono fra i più conclamati violatori al mondo dei diritti umani.

    Sulla Libia pesa il sospetto di avere torturato numerosi musulmani convertiti al cristianesimo. Gheddafi ha invitato il mondo arabo a impugnare le armi contro Israele e ha foraggiato il terrorismo contro gli ebrei ovunque nel mondo. Secondo Freedom House, la Libia è a oggi “uno dei luoghi più oppressivi sulla terra”, nonostante i soldi e la tecnologia che circolano da quando sono state eliminate le sanzioni. Nel suo “Libro Verde”, la versione beduina del Libretto Rosso di Mao Tse Tung, i partiti politici sono vietati, è vietato il diritto di sciopero, la stampa è soggetta a censura, arresti abritrari, punizioni collettive, sorveglianza totalitaria, la magistratura è controllata dal governo, vi sono severe restrizioni al diritto di parola, di associazione, di manifestazione e alla libertà di religione. Gheddafi ha espropriato ed espulso senza diritto di difesa le residue comunità ebraiche presenti in Libia e la Libia, storicamente centro di una fiorente comunità ebraica, è oggi uno stato privo della presenza di qualunque cittadino di religione ebraica. Alle Nazioni Unite il regime libico è stato tra i promotori della famigerata conferenza Durban II.

    L'Iran dovrà vedersela con Thailandia, Malesia, Maldive e Qatar. All'Asia vanno quattro posti su cinque pretendenti e a meno che non vi siano sorprese, anche Teheran dovrà spuntarla su nazioni ben più deboli del regime iraniano.
    Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha appena chiesto ai colleghi europei di mobilitarsi contro la candidatura iraniana che risulta ogni giorno più forte. Ma finora la denuncia di Berlino è rimasta isolata. E a giudicare dal voto di pochi giorni fa sull'islamofobia, il blocco islamico all'Onu avrà la strada facile per conquistare i seggi triennali a Ginevra. Il Consiglio dei diritti umani ha infatti appena approvato una celebre risoluzione che condanna l'islamofobia e la diffamazione delle religioni, presentata dall'Organizzazione della Conferenza islamica su proposta del Pakistan.

    Il provvedimento è stato adottato a maggioranza minima, ricevendo venti voti a favore, e diciassette contrari. E i paesi che si sono pronunciati favorevolmente sono stati i membri dell'Oci e le nazioni dell'area africana, mentre l'Ue, gli Stati Uniti e alcuni paesi latino-americani hanno espresso la loro contrarietà all'adozione del documento. Ad aver suscitato polemiche è un passaggio del testo in cui l'Onu “condanna fortemente il divieto di costruire minareti e altre misure discriminatorie che rappresentano manifestazioni di islamofobia profondamente contrarie ai doveri internazionali derivanti dai diritti dell'uomo”. Benché redatta in termini che ricalcano il linguaggio dei diritti umani e della condanna di ogni discriminazione, la risoluzione delle Nazioni Unite in realtà si propone di estendere la protezione non agli esseri umani, bensì alle idee ed opinioni, in particolare all'islam. Non se gioveranno la libertà di parola e di pensiero per l'occidente e quei musulmani che rifiutano l'islam politico rischiando la vita.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.