Cosa pensa dell'aborto quel furbacchione di ministro del club di don Verzé?
Non ce l'abbiamo con la pillola in sé, sebbene sia un cattivo intruglio, ma con l'aborto moralmente sordo, in via di privatizzazione integrale. Solo che la guerra all'aborto, osceno ritrovato maschio che offende la vita dei bambini e delle bambine, oltre che la salute delle donne e la definizione di umanità, è meno facile di quanto si pensi.
Al direttore - In questi giorni di polemiche per l'introduzione della pillola abortiva Ru486 in Italia, sulla grande stampa, opinionisti, commentatori e qualche medico continuano a sostenere che l'aborto farmacologico è “più semplice, più accessibile, meno doloroso” rispetto ai metodi attuati finora. Affermazioni che ignorano allegramente ben tre pareri sull'argomento stilati dal Consiglio superiore di sanità, la massima autorità scientifica istituzionale in campo medico, espressi in tempi diversi, con composizioni differenti del Consiglio e con tre differenti ministri della Sanità in carica. Tre pareri concordi nel riconoscere un profilo di rischio maggiore per l'aborto farmacologico rispetto a quello chirurgico, e quindi la necessità di un ricovero ospedaliero per chi scegliesse la Ru486. L'alternativa è il day hospital, che vuol dire – diciamolo chiaramente – l'aborto a domicilio: questo è il vero obiettivo di chi ha promosso e sponsorizzato la Ru486, raccontando la favola di un nuovo metodo per un aborto facile. Solo se si dimostra che non c'è rischio, infatti, si può pensare di tornare a casa anziché rimanere in ospedale. Si cerca di rendere lieve l'aborto dal punto di vista sociale, negando l'evidenza scientifica, che invece ci descrive quello con la Ru486 un percorso più lungo, doloroso, incerto e pericoloso. Ed è su questo che si fonda tutta l'operazione politica: oggi, con un'operazione di candeggiatura dell'immaginario, che rimette a nuovo la consapevolezza sociale, ancora una volta solo nel segreto si saprà del sangue e della pena. L'aborto deve sparire dagli ospedali e dal dibattito. In compenso, come hanno sempre chiesto i Radicali, sarà sempre più un diritto individuale, piuttosto che un problema sociale. E' questa la posta in gioco della battaglia sulla Ru486.
Eugenia Roccella
Sono d'accordo. Non ce l'abbiamo con la pillola in sé, sebbene sia un cattivo intruglio, ma con l'aborto moralmente sordo, in via di privatizzazione integrale. Solo che la guerra all'aborto, osceno ritrovato maschio che offende la vita dei bambini e delle bambine, oltre che la salute delle donne e la definizione di umanità, è meno facile di quanto si pensi. Vorrei anche capire come la pensa in merito quel furbacchione del suo ministro della Sanità.
Il Foglio sportivo - in corpore sano