Sex and University
Vietato innamorarsi del professore, a Yale, vietato sedurre le studentesse, anche di altri corsi, anche già laureate. “Sesso, sesso! Si respirava ovunque, insieme all'azoto e all'ossigeno! Tutto il campus era sempre pronto, inumidito e lubrificato! Si ingozzava di sesso! In un arrapamento continuo!”. Tom Wolfe, in “Io sono Charlotte Simmons” (con cui ha vinto il premio per la peggiore scena di sesso dell'anno) descrive così la vita quotidiana alla prestigiosa e immaginaria Dupont University: probabilmente anche a Yale funziona così, e il divieto di incontri amorosi fra membri non dello stesso gruppo
Vietato innamorarsi del professore, a Yale, vietato sedurre le studentesse, anche di altri corsi, anche già laureate. “Sesso, sesso! Si respirava ovunque, insieme all'azoto e all'ossigeno! Tutto il campus era sempre pronto, inumidito e lubrificato! Si ingozzava di sesso! In un arrapamento continuo!”. Tom Wolfe, in “Io sono Charlotte Simmons” (con cui ha vinto il premio per la peggiore scena di sesso dell'anno) descrive così la vita quotidiana alla prestigiosa e immaginaria Dupont University: probabilmente anche a Yale funziona così, e il divieto di incontri amorosi fra membri non dello stesso gruppo (studenti, laureati, professori, bidelli) è utile a evitare imbarazzanti disastri, ma del tutto antiletterario. Il professore di Philip Roth nell'Animale morente è abituato ad andare a letto con ogni studentessa che incontra, l'insegnante di Linguistica (però prepensionato) ne “Il prof. è sordo” di David Lodge viene sedotto da una studentessa folle che sta facendo una ricerca sui biglietti lasciati dai suicidi.
E “Vergogna” di J. M. Coetzee (premio Nobel per la Letteratura) racconta di un professore cinquantenne, divorziato, insegnante di Scienze della comunicazione, che una sera invita a casa sua un'allieva: lei poi lo denuncia per molestie, lui viene licenziato ma non si pente, si vergogna soltanto di stare diventando vecchio. In nome della parità, va detto che anche alle professoresse dei romanzi piacciono gli allievi: nella “Donna dello scandalo” di Zoë Heller, da cui il film con Cate Blanchett, un'insegnante non felicemente sposata si innamora del ragazzino (non a Yale ma alle superiori, quindi la faccenda è più grave) e la collega gelosa e segretamente lesbica (Judi Dench, cattivissima) spiffera tutto e le distrugge la vita.
Ci si iscrive all'università anche per farsi sedurre da un professore preferibilmente sposato (in modo da rispettare i classici), si diventa insegnanti anche con la speranza di esercitare un irresistibile fascino sulle studentesse e rifarsi dei rifiuti subiti da ragazzi. In “Parigi”, film di Cédric Klapisch, il professore di Storia si innamora di una bella allieva del suo corso e le manda messaggi anonimi dal cellulare, fingendosi pateticamente giovane: “Sono in facoltà con te, mi fai sbroccare”; lei risponde: “Chi cazzo sei?”, poi si lascia baciare e tutto il resto, pretende bei voti, gli riaccende per qualche attimo la vita, ballano insieme vecchi dischi e infine, come è giusto, la ragazza lo molla per un altro. Per Harrison Ford, professore abituato a trasformarsi in Indiana Jones, le studentesse dei primi banchi si scrivevano sulle palpebre “I love you” e sbattevano molto gli occhi, speranzose. Adesso che è supervietato, ci sarà ancora più gusto.
Il Foglio sportivo - in corpore sano