"O con noi o contro di noi", arriva la giunta di Zaia
Autonomismo o muerte. Se la Lega è disposta a tutto per arrivare alla meta del federalismo, il nuovo doge di Venezia vuole usare la carta federalista per sancire l'autonomia del popolo veneto. E infatti, prima di insediarsi a palazzo Balbi, Zaia ha mandato questo post ai suoi sostenitori: “Siamo qui per ottenere l'autonomia attraverso il federalismo”. Cosa voglia davvero dire lo capiremo il 26 aprile, quando a Venezia, Luca Zaia e la sua squadra terranno il primo consiglio regionale. E infatti oggi, quando si è insediato sul trono, ha detto in modo perentorio: “Chi si chiama fuori da questa partita (autonomista) probabilmente non si sente abbastanza veneto”.
Autonomismo o muerte. Se la Lega è disposta a tutto per arrivare alla meta del federalismo, il nuovo doge di Venezia vuole usare la carta federalista per sancire l'autonomia del popolo veneto. E infatti, prima di insediarsi a palazzo Balbi, Zaia ha mandato questo post ai suoi sostenitori: “Siamo qui per ottenere l'autonomia attraverso il federalismo”. Cosa voglia davvero dire lo capiremo il 26 aprile, quando a Venezia, Luca Zaia e la sua squadra terranno il primo consiglio regionale (e in seguito cercheranno di riscrivere lo statuto regionale). E infatti oggi, quando si è insediato sul trono, dopo aver detto che era emozionato come durante il primo giorno di scuola, ha detto in modo perentorio: “Chi si chiama fuori da questa partita (autonomista) probabilmente non si sente abbastanza veneto”.
Della serie: o con noi o contro di noi. Spavaldo come solo i veneti sanno esserlo, Zaia si presenta come il primo della classe. Primo a fare la giunta, primo a insediarsi in Regione, primo (questo è il suo obiettivo) ad adottare in futuro l'assetto federalista. Dopo che il primato economico del nordest è stato sopraffatto dalla crisi economica. Nonostante la schiacciante vittoria della Lega, che ha distaccato il Pdl di 20 punti, Zaia ha costruito una giunta abbastanza equilibrata. Dividendo equamente gli assessorati: sei alla Lega e sei al Pdl. Anche se, dando al Pdl lavori pubblici, agricoltura, politiche sociali, (dove girano molti denari) il doge sembra voler dire: voi sarete i controllati, noi i controllori. Perfidie a parte, dei suoi assessori, che la Padania ha definito i magnifici sei, quelli con ruoli più strategici saranno tre: Luca Coletto, al quale spetterà l'arduo compito di risanare i conti della sanità, Franco Manzato, che è stato vice di Giancarlo Galan, con delega al turismo, al quale toccherà guidare l'assessorato allo sviluppo economico.
Un compito importante per spingere l'acceleratore dell'autonomismo, visto che nel programma elettorale della Liga veneta si è insistito molto sui rapporti economici che il Veneto vorrebbe avere con l'Europa per attirare finanziamenti e investimenti, voltando le spalle allo stato centrale. E infine Roberto Ciambetti, con delega al bilancio, importantissimo per il nuovo assetto federalista. Ma siccome Zaia non vuole fare una giunta di combattenti, ma di soldati prudenti, ha già dato segnali importanti per la nuova, verde, economia della Regione. E dopo aver attaccato Profumo, ora lo corteggia, e di lui ha detto: “Lo stimo molto”, perché il brianzolo Gabriele Piccini è stato nominato come country manager dell'Unicredit e perché probabilmente seguirà le indicazioni di Zaia verso una banca più territoriale. Garibaldi proclamò: “Qui si fa l'Italia o si muore”, i Zaia boys invece urlano: “Qui si cambia l'Italia”. E noi, nel frattempo, stiamo a guardare per vedere se ci riescono.
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