Che ve ne sembra della rissa?/ 3

Belli i tempi in cui sedevano corrucciati ma sincroni (ora sarà noia come neanche dentro al Pd)

Marianna Rizzini

Erano più belli così, come nelle foto in cui si abbracciano: Silvio Berlusconi minacciosamente sorridente, Gianfranco Fini minacciosamente perplesso. Erano più belli quando sedevano vicini senza ombra di gioia, senza parlarsi, eppure la postura era la stessa – braccia conserte, collo teso e testa un po' irrigidita che vira verso la spalla. Corrucciati ma sincroni, forse a tradire un gioco di ruolo e un legame sotteso non distruttibile (neppure al grido di “formo un gruppo mio” con conseguente risposta: “E allora dimettiti”).

    Il terzo intervento della serie "Che ve ne sembra della rissa?"

    Erano più belli così, come nelle foto in cui si abbracciano: Silvio Berlusconi minacciosamente sorridente, Gianfranco Fini minacciosamente perplesso. Erano più belli quando sedevano vicini senza ombra di gioia, senza parlarsi, eppure la postura era la stessa – braccia conserte, collo teso e testa un po' irrigidita che vira verso la spalla. Corrucciati ma sincroni, forse a tradire un gioco di ruolo e un legame sotteso non distruttibile (neppure al grido di “formo un gruppo mio” con conseguente risposta: “E allora dimettiti”). Erano più divertenti quando facevano il poliziotto buono e il poliziotto cattivo, a seconda di chi avevano di fronte, magari scambiandosi la parte un attimo dopo essere apparsi discordi – e per l'opposizione era sempre buona la prima (il Fini uomo di “destra diversa”).

    Erano lo spettacolo (l'unico?) della mattina politica: la dichiarazione da gianburrasca di un finiano e la controdichiarazione impettita di un berlusconiano, le fondazioni e le controfondazioni, il “cosa dirà il Secolo” e il “cosa dirà il Giornale”, la newsletter di FareFuturo e le lodi (a Fini, ovviamente) del Fatto quotidiano. Erano il rebus del terzo anno di legislatura – Fini parla con Aznar al convegno internazionale e tutti dicono “eccolo che si prepara a un futuro in solitaria”, Berlusconi lo ignora e tutti si chiedono “sarà perché si sente forte o perché fiuta l'intoppo?”, Fini dialoga e tutti sospettano, Berlusconi smorza e tutti borbottano “ma come, non avevano chiuso definitivamente?”. Era un romanzo e ora (se è tutto vero quel che sembra) sarà una noia che neanche al Pd.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.