La risposta a Fini
Perché la minoranza finiana non è una tragedia per il Cav.
Gianfranco Fini, dopo la conta, arriva politicamente vivo alla direzione nazionale del Pdl prevista per domani. Che reazione avrà il Pdl berlusconiano? Che risposte strategiche potranno essere offerte all'ex leader di An, che ha aperto di fatto una fase nuova nella sua personale carriera e nel partito di Silvio Berlusconi? “Per prima cosa la nascita di una minoranza interna, tanto più se di ‘estrema' minoranza, non è affatto una tragedia”, dice Gaetano Quagliariello, il vicecapogruppo berlusconiano del Pdl al Senato.
Gianfranco Fini, dopo la conta, arriva politicamente vivo alla direzione nazionale del Pdl prevista per domani. Il presidente della Camera giocherà le proprie carte: più democrazia nel partito, maggiore attenzione alle politiche per il sud e alla concorrenza della Lega al nord, riforme. Si tratta della piattaforma del suo documento di dissenso costruttivo attorno alla quale, pare, si potrebbero coalizzare gran parte dei cinquanta parlamentari che ieri hanno siglato un documento di solidarietà politica nei suoi confronti. Ma che reazione avrà il Pdl berlusconiano? Che risposte strategiche potranno essere offerte all'ex leader di An, che ha aperto di fatto una fase nuova nella sua personale carriera e nel partito di Silvio Berlusconi? “Per prima cosa la nascita di una minoranza interna, tanto più se di ‘estrema' minoranza, non è affatto una tragedia”, dice Gaetano Quagliariello, il vicecapogruppo berlusconiano del Pdl al Senato.
“Adesso siamo davvero tutti uguali, sia gli ex An sia gli ex di FI. Sarà persino più facile completare la nascita del Pdl, all'interno del quale si configura un gruppo solido che conta il 90 per cento e una minoranza del 10, in una logica che salva il principio carismatico della leadership”. Ed è già la certificazione di un fatto: domani la minoranza avanzerà proposte e la maggioranza sarà chiamata a dare una risposta. “E' nelle cose. Se pure ancora io le posizioni di Fini non le ho capite del tutto. Fini pone una questione intorno ai rapporti con la Lega? Genericamente siamo tutti d'accordo che vada data una risposta, bisogna vedere in che termini. Fini sbaglia se intende sostenere la necessità di attaccare frontalmente un alleato leale. La risposta a Bossi la dobbiamo dare attraverso la classe dirigente meridionale che abbiamo portato al governo alle regionali. Nell'ottica di un Pdl che sia partito della nazione”. Il cofondatore chiederà anche più democrazia interna. “Il solo fatto che lo chieda in un assemlea democratica è la risposta alla domanda”.
Gaetano Quagliariello risponde al documento finiano: “Il Pdl è certamente un partito ancora imperfetto e dev'essere migliorato. Ma non direi che non c'è democrazia interna. Rispetto alla tradizione di FI, ma anche di An, questo partito è un miracolo di democrazia. Un esempio? E' stato Fini a determinare la scelta di Renata Polverini candidata in Lazio. Ed è stato l'ufficio di presidenza, nonostante i dubbi di Berlusconi, a decidere la candidatura poi perdente di Rocco Palese in Puglia. Io credo a un sistema di democrazia degli elettori, se l'idea di Fini è quella di un partito novecentesco non potrà ricevere risposte affermative. Di sicuro c'è la massima disponibilità a discutere di tutto. Poi però si prendono le decisioni, a maggioranza. E la minoranza, come è ovvio, si adegua”.
Sembra di capire che non si voglia buttare a mare Fini con tutte le sue idee. “Le posizioni di Fini in politica estera sono per noi un patrimonio, come lo è tutto il suo eccezionale percorso politico. E' l'uomo che ha costituzionalizzato la destra e che con Berlusconi ha imposto una svolta determinante e coraggiosa a favore della semplificazione e del bipolarismo. Le critiche che gli vengono rivolte sono soltanto politiche e talvolta sono acute proprio perché la sua storia, in molti di noi, alimenta aspettative elevatissime”.
Nessuna insanabile rottura domani alla direzione nazionale? “Il problema non è Fini, diciamo la verità. Il presidente della Camera è il cofondatore del Pdl. Semmai bisogna rilevare che in Parlamento ci sono troppo pochi finiani e troppi, davvero troppi, ‘finoidi'”. Da ieri Italo Bocchino sembra essere stato messo da parte.
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