Ong e antisemitismo

L'Iran cerca un posto all'Onu per far squadra con Gheddafi

Giulio Meotti

Il 13 maggio verrà rinnovato il Consiglio per i diritti umani dell'Onu con sede a Ginevra, che deve eleggere 14 nuovi membri su 47 per un mandato di tre anni. L'Iran ha presentato la sua candidatura e ci sono tutti i presupposti legali e politici per una sua vittoria. Il governo italiano, con il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti, ha annunciato che l'esecutivo “ha contribuito ad avviare la riflessione in corso in ambito europeo per scongiurare la possibilità che Teheran risulti effettivamente eletta”. L'Italia e la Germania sono al momento gli unici paesi che hanno espresso una volontà politica di impedire l'arrivo degli iraniani a Ginevra. A tutt'oggi, per i quattro posti a disposizione del gruppo asiatico, sono in lizza cinque candidati, fra cui l'Iran.

    Il 13 maggio verrà rinnovato il Consiglio per i diritti umani dell'Onu con sede a Ginevra, che deve eleggere 14 nuovi membri su 47 per un mandato di tre anni. L'Iran ha presentato la sua candidatura e ci sono tutti i presupposti legali e politici per una sua vittoria. Il governo italiano, con il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti, ha annunciato che l'esecutivo “ha contribuito ad avviare la riflessione in corso in ambito europeo per scongiurare la possibilità che Teheran risulti effettivamente eletta”. L'Italia e la Germania sono al momento gli unici paesi che hanno espresso una volontà politica di impedire l'arrivo degli iraniani a Ginevra. A tutt'oggi, per i quattro posti a disposizione del gruppo asiatico, sono in lizza cinque candidati, fra cui l'Iran. Se uno degli altri concorrenti si ritirasse, Teheran sarebbe automaticamente eletta. E già si parla di “pressioni” sui quattro (Qatar, Malesia, Maldive e Thailandia) perché diano via libera agli ayatollah.

    Teheran è già parte del direttivo del Programma Onu
    per lo Sviluppo, è un membro del direttivo del World and food program, dell'Unicef e della commissione Narcotici dell'Onu con base a Vienna. L'ambasciatrice d'Italia a Ginevra, Laura Mirachian, si è dichiarata contraria all'ingresso iraniano. Sarebbe una beffa terribile per la credibilità, già bassa, del Consiglio che in teoria è la massima istanza in cui si giudica lo standard dei diritti umani nei vari paesi dell'Onu. Presso lo stesso Consiglio intanto si scoprono le attività del regime libico di Gheddafi, che a differenza dell'Iran entrerà certamente come membro del Consiglio di Ginevra perché non deve competere con altri nel gruppo africano.

    Gli uomini di Gheddafi sono riusciti a far sì che il Consiglio dei diritti umani pubblicasse sul proprio sito web, di fatto sposandone le tesi e diffondendole con autorità, il rapporto di una ong “indipendente” che ha accusato Israele di “rubare gli organi dei palestinesi”. La storia è nota. La scorsa estate l'Aftonbladet, un giornale svedese che vende un milione e mezzo di copie, ha pubblicato un paginone dove sosteneva, senza ombra di prove, come avrebbe poi ammesso il suo stesso direttore, che i soldati israeliani uccidono i giovani palestinesi per “raccoglierne” gli organi. Ebrei che trafficano organi di arabi ammazzati. Ce n'era abbastanza per rinvendire l'accusa del sangue di fosca memoria. Infatti la storia del sacrificio rituale ha messo radici come un mito nero al fondo della coscienza panislamica. Il quotidiano algerino Al Akhbar ha scritto che bande di arabi al soldo degli ebrei rapiscono i bambini algerini e li vendono agli israeliani per trarne gli organi.

    Questo “libello del sangue” adesso circola nei canali
    delle Nazioni Unite sotto il finanziamento del regime di Tripoli. La ong responsabile, Eaford, si è appena scoperto che non era poi così “indipendente”, quanto sovvenzionata e diretta dagli uomini di Gheddafi, uno dei più accesi negazionisti del diritto d'Israele all'esistenza. Eaford, che di Israele dice che è “come il nazismo e si basa sulla purezza della razza”, fu creato nel 1976 a Tripoli, anche se oggi si spaccia come una ong “svizzera”. Ha pubblicato pamphlet su “Sionismo e razzismo”. Di Eaford ha fatto parte l'ex ministro degli Esteri libico Mansour al-Kikhya, mentre il suo attuale presidente è Abdullah Sharfelddin, già presidente dell'associazione degli avvocati di Tripoli. Sharfelddin ha difeso i regimi di Saddam Hussein e dei Talebani. La figlia Hanan è direttrice esecutiva e nel board siede l'ex ministro del Petrolio, Fuad Kabazi. Nel report pubblicato sul sito dell'Onu si parla di “medici israeliani, centri sanitari, rabbini e soldati israeliani coinvolti” nel traffico di organi di palestinesi uccisi a questo scopo. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor, replica ironicamente che “l'unico organo rubato a questa gente è il cervello”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.