Cioccolata om
La posizione della farfalla è questa: ci si siede per terra con le piante dei piedi che si toccano, si mette il proprio cane in mezzo alle gambe, lo si guarda non troppo intensamente negli occhi per non spaventarlo, e si inizia a cantargli “Om”. E' il Doga, lo yoga per i cani (con collari tempestati di cristalli e impermeabilini Burberry).
La posizione della farfalla è questa: ci si siede per terra con le piante dei piedi che si toccano, si mette il proprio cane in mezzo alle gambe, lo si guarda non troppo intensamente negli occhi per non spaventarlo, e si inizia a cantargli “Om”. E' il Doga, lo yoga per i cani (con collari tempestati di cristalli e impermeabilini Burberry): per ottanta euro l'ora si offrono ai propri cagnolini momenti di alta spiritualità e li si libera dallo stress causato dal dog sitter negligente o da cani minacciosi incontrati al parco. Un po' caro, del resto una vacanza rigenerante di sei notti ai Caraibi con le “rock star dello yoga” (istruttori molto quotati, perché non basta andare ai Caraibi per sentirsi in pace col mondo e dimagrire di felicità), costa più di seimila dollari.
I puristi dello yoga non sopportano che gli ideali spirituali, lo zen e l'ascetismo siano diventati un volgare business, l'ultima moda, e che un insegnante guru sia una celebrità, strapagato guidatore di Rolls Royce, trattato dalle televisioni come un vincitore di premio Oscar (seguono, sul New York Times, i nomi e i siti internet degli istruttori multimilionari di Madonna e Sting). E' stato quindi ideato un manifesto ed è iniziata la nuova era del frugalismo spirituale: lo yoga to the people, senza vestiti giusti, senza insegnanti star e con offerte al posto dei pagamenti (se puoi, offri dieci dollari a lezione, sennò qualcosa in meno, meglio qualcosa in più). Grande e immediato successo del fondatore, che dal 2006, quando cominciarono in tre persone, ha già aperto tre centri yoga a New York, uno a San Francisco, uno a Berkeley, uno a Brooklyn, e sta pensando di espandersi a Chicago e a Los Angeles (sempre in nome della povertà e di “niente piedistalli”). E' lo yoga della crisi: ottanta persone a imparare la meditazione e a sudare nella stessa stanza per dieci dollari.
Un paio di mesi fa, invece, sempre sul New York Times, si raccontava l'incontro fra il chakra e il cioccolato: prima un'ora di yoga, poi una cena a base di pasta, vino rosso e cioccolato. Preparata da bravi gourmet e servita sul pavimento per “annusare, gustare e digerire in un più alto stato di consapevolezza”. Alla fine della cena bisogna fare una meditazione supplementare a fini digestivi: per evitare che le calorie ingerite in posizione yoga vengano assimilate, a causa di un karma pesante, soprattutto dalla zona cosce. Con questa pratica si sono spalancate milioni di possibilità culinarie, che hanno portato molti coraggiosi guru a confessare di non essere affatto vegetariani: Sadie Nardini, insegnante di yoga di New York, sull'Huffington Post ha scritto un piccolo saggio intitolato: “Om Scampi”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano