Le grandi manovre della curia lasciano lo Ior senza prelato
Nell'annuario pontificio del 2010, alla voce “prelato dello Ior” c'è ancora il nome di monsignor Piero Pioppo. Ma in realtà oggi il posto è vacante perché Benedetto XVI, pochi giorni dopo che l'annuario era stato stampato, ha elevato Pioppo al rango di arcivescovo nominandolo nunzio in Camerun. Il Papa non ha ancora indicato il nome di un successore e, secondo quanto trapela da oltre il Tevere, potrebbe anche non indicarlo più.
Nell'annuario pontificio del 2010, alla voce “prelato dello Ior” c'è ancora il nome di monsignor Piero Pioppo. Ma in realtà oggi il posto è vacante perché Benedetto XVI, pochi giorni dopo che l'annuario era stato stampato, ha elevato Pioppo al rango di arcivescovo nominandolo nunzio in Camerun. Il Papa non ha ancora indicato il nome di un successore e, secondo quanto trapela da oltre il Tevere, potrebbe anche non indicarlo più. Per far funzionare la macchina, infatti, l'incarico che era di Pioppo non è strettamente indispensabile.
La prelatura dello Ior è comunque un incarico importante. Chi la occupa, anche se non interviene direttamente nelle decisioni della dirigenza della banca vaticana, ha il privilegio di poter monitorare tutto ciò che avviene al suo interno: per statuto ha accesso a tutti i documenti bancari. Ma per tanti anni il posto è rimasto vacante. Dopo la stagione dei Paul Marcinkus, Luigi Mennini, Pellegrino de Strobel e Donato De Bonis, quindi dal 1993, nessuno è stato più nominato prelato. E la banca ha funzionato comunque bene. Così fino al 2006 quando, a sorpresa, fu il cardinale Angelo Sodano a nominare prelato dello Ior il suo segretario particolare, appunto monsignor Pioppo. La nomina fece molto discutere perché arrivò poche settimane prima che il cardinale Tarcisio Bertone gli succedesse come segretario di stato e come presidente della commissione di vigilanza dello Ior. E fu letta da molti come la volontà di Sodano di lasciare un proprio uomo dentro la banca vaticana. Ma in realtà Pioppo non ha svolto la funzione di watchdog che molti avevano paventato. E anche la sintonia con il nuovo presidente Ettore Gotti Tedeschi è stata infatti totale.
Adesso sono attese le eventuali decisioni del Papa. Settimana scorsa qualcosa si è mosso. Ha fatto molto discutere, infatti, un breve trafiletto uscito sul Mondo. Si legge che ci sarebbero “grandi manovre” attorno allo Ior. E cioè che la corsa per la successione di Pioppo è aperta. Scrive il Mondo: “Sodano non sembra rassegnarsi a lasciare definitivamente il controllo dello Ior. L'ex segretario di stato è riuscito a far assegnare a un altro suo fiduciario, Antonio Filippazzi, il delicato dossier sull'inserimento dello Ior nella ‘white list' delle banche che non trafficano con i paradisi fiscali. Filippazzi è considerato molto vicino al cardinale Bagnasco e rafforzerebbe la linea dei prelati genovesi che fanno capo a Bagnasco e di quelli piemontesi che si riconoscono in Sodano, con l'obiettivo di impedire a Bertone di esercitare la sua influenza sullo Ior”.
Non è semplice dire se questa ricostruzione corrisponde in tutto al vero. Di certo c'è un fatto. Che l'indiscrezione attorno a Filippazzi difficilmente può essere giunta alla stampa da ambienti esterni alle Mura leonine. Qualcuno, da dentro il Vaticano, ha probabilmente voluto dire qualcosa. Tanto che c'è chi sostiene che, al di là del dossier sulla “white list”, il nome di Filippazzi sia stato fatto uscire non tanto per avversione al candidato in questione – il quale tra l'altro non ha particolari legami con Sodano – ma per far sapere che nessun candidato è gradito. Dice un ex dirigente vaticano ben informato: “Forse dopo l'addio di Pioppo e l'istituzione del nuovo consiglio di sovrintendenza dello Ior qualcuno dentro il Vaticano non gradisce nuove nomine”. E il Papa, che in qualsiasi momento può decidere qualunque cosa, potrebbe anche adeguarsi allo status quo.
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