Il federalismo si farà, ma non subito

Salvatore Merlo

L'adagio è il seguente: il federalismo fiscale deve slittare, per l'incertezza che provocherebbe nei mercati (sui titoli di stato) e perché la crisi economica, acuita dall'effetto Grecia, impone la salvaguardia dei conti pubblici; come riconosce anche la Lega (Roberto Maroni): “La politica del rigore ha garantito che l'Italia non sia caduta nel baratro”. Dunque la linea non cambia, Giulio Tremonti ne è il pilastro, e come spiegano nel Pdl: “Il rigore non potrà che estendersi anche ai capitoli più costosi del federalismo fiscale”.

Leggi Così l'Italia può diventare davvero un paese federale

    L'adagio è il seguente: il federalismo fiscale deve slittare, per l'incertezza che provocherebbe nei mercati (sui titoli di stato) e perché la crisi economica, acuita dall'effetto Grecia, impone la salvaguardia dei conti pubblici; come riconosce anche la Lega (Roberto Maroni): “La politica del rigore ha garantito che l'Italia non sia caduta nel baratro”. Dunque la linea non cambia, Giulio Tremonti ne è il pilastro, e come spiegano nel Pdl: “Il rigore non potrà che estendersi anche ai capitoli più costosi del federalismo fiscale”. Nessuno lo dichiara ufficialmente, anzi si dice l'esatto contrario, ma la questione è ben chiara tanto a Silvio Berlusconi quanto a Tremonti e – pare – persino a Umberto Bossi. “Qualora non lo fosse”, dice un ministro della ex FI, “sono comunque cavoli di Tremonti. Tocca a lui spiegarlo alla Lega”.

    Poi che succede? I decreti attuativi saranno approvati quasi tutti nei tempi previsti (segnando una vittoria politica per i padani), ma l'entrata a regime della riforma dovrà essere proiettata più in là. Sia il partito di Bossi sia fonti del ministero dell'Economia sostengono che il piano “non cambia”, ma, se incalzati, in molti ammettono che è complicato immaginare una riforma che delocalizza i tributi e prefigura, a catena, una revisione istituzionale, in un passaggio così delicato per la tenuta del sistema pubblico. Tanto più se, quando il nord tratterrà le proprie risorse sul territorio, sarà necessario “ricompensare” il sud e dunque spendere. Dice Gaetano Quagliariello: “La Lega ha un limite. Non può far diventare il federalismo un tema antiunitario”. Per i padani, che sulla bandiera federalista hanno molto investito, lo slittamento potrebbe essere uno scorno di fronte al proprio elettorato. A meno che il rinvio non sia morbido, accompagnato dall'approvazione di quasi tutti i decreti e da un ragionamento pubblico da parte del leader: “La crisi è seria. Ci fidiamo di Tremonti”. Così il federalismo, se proiettato nella prossima legislatura, si trasformerebbe – per dirla con Maroni – nel motore della ripresa.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.