Dopo l'Udc

Casini torna a fare manovra con un partito per tutte le stagioni

Salvatore Merlo

Fare manovra e tendere i muscoli per essere pronti a qualsiasi scenario futuro. Pier Ferdinando Casini, uscito un po' pesto dalle regionali, tesse una trama in grado di riportarlo a galla sia che la crisi combinata con la slavina giudiziaria finisca con l'azzoppare Silvio Berlusconi, sia che la navigazione del centrodestra prosegua più o meno tranquilla. Le pressioni di Umberto Bossi sul premier affinché eviti “l'abbraccio mortale” con l'Udc, difatti, non preoccupano il partito di Casini e Lorenzo Cesa.

    Fare manovra e tendere i muscoli per essere pronti a qualsiasi scenario futuro. Pier Ferdinando Casini, uscito un po' pesto dalle regionali, tesse una trama in grado di riportarlo a galla sia che la crisi combinata con la slavina giudiziaria finisca con l'azzoppare Silvio Berlusconi, sia che la navigazione del centrodestra prosegua più o meno tranquilla. Le pressioni di Umberto Bossi sul premier affinché eviti “l'abbraccio mortale” con l'Udc, difatti, non preoccupano il partito di Casini e Lorenzo Cesa; tanto più se nessuno da quelle parti pensa per il momento di offrire al Cav., bene che vada, qualcosa di più di un “appoggio esterno” in materia economica, sulla giustizia e forse sul federalismo. La chiave algebrica delle mosse centriste è “il partito della nazione”, quella cosa che nelle parole di Ferdinando Adornato “dovrà andare oltre l'unione di centro”. Dice il fondatore di Liberal: “Se l'Udc è stato un partito utile a mettere in crisi il sistema bipolare, la nuova creatura dovrà raccogliere l'esito di questa crisi”.

    Eppure chi si aspetta rivoluzioni, chi pensa che giovedì e venerdì prossimi a Todi l'Udc rinascerà sotto nuova forma sbaglierebbe: Casini resta in equilibrio. Un po' farà, un po' no. La nuova formazione, che guarda a Francesco Rutelli, ai cattolici inquieti del Pd, ma anche a Gianfranco Fini, Beppe Pisanu (e Luca di Montezemolo?), nascerà a fine anno, al termine di un lungo processo congressuale – sette o otto mesi – che soltanto improvvise (e non sgradite) novità sullo scacchiere potrebbero indurre ad accelerare. Nel frattempo, però, Casini sta rapidamente smantellando l'Udc. Tutto azzerato: dipartimenti, uffici, incarichi, con repulisti dei livelli locali, provinciali e regionali. Accanto alla suggestione legata all'idea del “partito della nazione” (ammesso che sia questo alla fine il nome scelto) convive infatti la necessità di tenersi pronti a eventuali rovesci degli equilibri. Serve un'organizzazione versatile e duttile.

    Gli ex dc del Partito democratico, ma anche ambienti vicini a Massimo D'Alema, forse tatticamente, cominciano a ipotizzare larghe intese con settori del centrodestra. Tutto molto evanescente, benché domenica ne abbia parlato esplicitamente Dario Franceschini, seguito, con notevole prudenza, dal dalemiano Nicola Latorre. E' stato in previsione di questo clima, secondo una interpretazione un po' tatticista, che Pier Ferdinando Casini ha cominciato a muoversi per tempo: giocare d'anticipo ed evitare che centrodestra e centrosinistra potessero prendere accordi (ipotesi remota allo stato attuale) sostanzialmente senza coinvolgerlo. Da qui la proposta di un governo di salute pubblica (anche con Berlusconi premier) che si accompagni al più ambizioso, e per il momento un po' indefinito, progetto intorno al partito della nazione. Di che si tratta? Spiega Ferdinando Adornato, forse il vero ideologo di questa mossa casiniana: “Pensiamo a un partito che recuperi i cocci della grave crisi di Pdl e Pd. Il bipolarismo in Italia è già finito. Siamo preoccupati del futuro, pensiamo che concetti come ‘Repubblica', ‘Stato' e ‘Nazione' vadano recuperati”. Pensieri diffusi certamente nel Pd, ma anche, sottotraccia, nel Pdl.

    E' forse incongruo, ma anche no, citare la leggera inversione parlamentarista di Gianfranco Fini e le parole che alcuni giorni fa il finiano Carmelo Briguglio pronunciava in Transatlantico: “Comincio a credere che tanto noi finiani, quanto i cattolici del Pd, siamo gli agenti patogeni di un virus che ha colpito il bipolarismo”. Il panel virtuale del nuovo partito – ammesso che al presidente della Camera interessi – contiene anche Fini, così come Francesco Rutelli e i cattolici moderati di Pd e Pdl. Lo dice Adornato: “Fini adesso si è ricordato delle critiche che a suo tempo tutti noi rivolgemmo al ‘predellino' e al modello politico di Berlusconi”. Tuttavia per adesso l'Udc non mira ad aggregare partiti o pezzi di questi. Difatti i grandi interlocutori politici, giovedì e venerdì a Todi, saranno dei grandi assenti. Rutelli sta tirando su la casa dell'Api e Fini sembra pensare a tutt'altro: a fine mese presiederà la convention di Generazione Italia. Ma a Todi ci saranno Emma Marcegaglia, Raffaele Bonanni e Carlo Sangalli, il presidente della Rete imprese Italia.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.