Sorvegliare o punire
Se non ci fosse il Cav. di mezzo, il Pd voterebbe contro le intercettazioni
Il Pd è contrario alla legge con la quale il centrodestra vorrebbe imporre una stretta alle intercettazioni. Eppure l'opposizione del partito guidato da Pier Luigi Bersani è più articolata di quanto non sembri leggendo i quotidiani. Non sono pochi i dirigenti, i parlamentari e gli intellettuali di area democratica sensibili alla questione del cortocircuito mediatico giudiziario tanto che il responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, dice al Foglio: “Il problema esiste ed è grave".
Lettori del Foglio, che ne pensate? Dite la vostra su Hyde Park Corner - Leggi Così i giornali sono diventati i nuovi tribunali della morale telefonica Leggi Al fast food del giornalismo precotto i fatti non hanno più diritto di parola - Leggi Premiata macelleria telefonica
Il Pd è contrario alla legge con la quale il centrodestra vorrebbe imporre una stretta alle intercettazioni. Eppure l'opposizione del partito guidato da Pier Luigi Bersani è più articolata di quanto non sembri leggendo i quotidiani. Non sono pochi i dirigenti, i parlamentari e gli intellettuali di area democratica sensibili alla questione del cortocircuito mediatico giudiziario tanto che il responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, dice al Foglio: “Il problema esiste ed è grave. Nel nostro programma elettorale si sollevava esplicitamente la questione della diffusione impropria delle intercettazioni”. Insomma il Pd non è un tutt'uno con la falange “bavaglista” di Repubblica e del Fatto Quotidiano. Spiega Orlando: “Il problema è nella particolare legge che il centrodestra sta promuovendo. Si tratta di un testo che se non modificato risulta un rimedio peggiore del male che intende arginare. Sono possibili altri provvedimenti, meno invasivi, che permetterebbero di tutelare il diritto alla privacy e al rispetto della persona senza per questo rendere complicato il lavoro degli inquirenti e dei giornalisti”.
Francesco Cundari, direttore della dalemiana Red tv, fa uso dell'ironia per sostenere che la sinistra non è il partitone manettaro di Repubblica o del Fatto; e descrive un paradosso: “La campagna di Repubblica contro la ‘legge bavaglio', una campagna che peraltro la dice lunga su quale concezione si abbia del giornalismo, spero sia solo l'ultimo scampolo di una cupa stagione in via di superamento, nel momento in cui è Vittorio Feltri a farsene nuovamente capofila, riprendendosi quello che in fondo è sempre stato suo, culturalmente prima che politicamente. Mi sembra un elemento di chiarezza, che spero farà tornare in sé anche i tanti ‘feltrini' di sinistra che in questi anni si sono un po' persi per strada”. Il garantismo dovrebbe essere una categoria della sinistra mentre le manette appannaggio della destra, dice Cundari. Il che mette Repubblica in una strana posizione. “Nel vedere finalmente il Giornale, e non solo, tornare a utilizzare a piene mani documenti, nomi e indirizzi di veri o presunti corrotti, proprio come ai tempi di Tangentopoli, c'è almeno un segnale incoraggiante, quello di un possibile ritorno alla normalità. Con la destra che fa la destra, e grida come Bracardi ‘In galera!', e la sinistra che fa, mi auguro, la sinistra, difendendo la divisione dei poteri e soprattutto i diritti delle persone”.
Ma se il Pd è sostanzialmente d'accordo, ovvero è “avvertito” di una grave distorsione nell'uso pubblico delle intercettazioni perché non lo spiega più chiaramente? “Distinguiamo le cose”, dice il senatore Nicola Latorre. “In primo luogo non c'è dubbio che in questi anni si sia assistito a un abuso pernicioso delle intercettazioni, con processi mediatici e aggressioni personali rivolte a gente spesso neanche coinvolta nelle indagini. Noi siamo d'accordo sulla necessità di arginare gli abusi, ma il problema è politico. Il ddl del centrodestra mette in discussione la possibilità tout court di usare le intercettazioni, che rimangono uno strumento importante nel lavoro investigativo. Detto questo, trovo sacrosanto che non si pubblichino trascrizioni di telefonate che riguardano persone non coinvolte in nessuna indagine né in qualsiasi genere di procedimento giudiziario. Come trovo doveroso che non si pubblichino quando sono coperte da segreto istruttorio. Per queste ragioni io critico l'atteggiamento della maggioranza che non ha lavorato per coalizzare il Parlamento su questo tema. La maggioranza ha trasformato il dibattito sulle intercettazioni in un argomento divisivo, contribuendo in maniera decisiva a polarizzare le posizioni in campo”.
Da una parte i falchi berlusconiani, dall'altra i falchi di Repubblica, la frangia garantista del Partito democratico schiacciata. Insomma se il Pd non riesce a essere fino in fondo garantista, un po' – dicono loro – è anche colpa di Berlusconi. Lo spiega chiaro l'onorevole Gianni Cuperlo: “In tutta onestà vorrei dire che se non ci fosse Berlusconi sarebbe più facile. Se non ci fosse il retropensiero di un suo interesse utilitaristico nei confronti di questa norma, discuterne sarebbe meno gladiatorio”. E cosa si potrebbe dire, allora? “Si potrebbe dire che, come sostengono anche molti magistrati, delle intercettazioni si abusa non solo sui giornali ma anche nelle procure. Gli ascolti hanno sostituito il sistema più antico, articolato e forse più efficace delle indagini”.
Lettori del Foglio, che ne pensate? Dite la vostra su Hyde Park Corner - Leggi Così i giornali sono diventati i nuovi tribunali della morale telefonica Leggi Al fast food del giornalismo precotto i fatti non hanno più diritto di parola - Leggi Premiata macelleria telefonica
Il Foglio sportivo - in corpore sano