Caro Cav., rilanci la legge Mastella

Francesco Cundari

Non tira una bella aria in Italia, in questo momento, per chi ancora si ostini a perorare la causa della discussione razionale. I paralleli con il '92 ormai si sprecano, e ogni giorno si trova una nuova corrispondenza: la crisi economica, il montare degli scandali giudiziari, le divisioni nella maggioranza. E poi la situazione internazionale, la situazione nazionale, la situazione europea. In particolare, però, è la battaglia sulle intercettazioni che sembra avere catalizzato di colpo tutte le tensioni accumulate negli ultimi mesi.

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    Non tira una bella aria in Italia, in questo momento, per chi ancora si ostini a perorare la causa della discussione razionale. I paralleli con il '92 ormai si sprecano, e ogni giorno si trova una nuova corrispondenza: la crisi economica, il montare degli scandali giudiziari, le divisioni nella maggioranza. E poi la situazione internazionale, la situazione nazionale, la situazione europea. In particolare, però, è la battaglia sulle intercettazioni che sembra avere catalizzato di colpo tutte le tensioni accumulate negli ultimi mesi.

    E certo la dichiarazione di un membro del governo degli Stati Uniti sulla contrarietà americana a una legge ancora in discussione alle Camere, peraltro a pochi giorni dalla visita del nostro presidente della Repubblica a Washington, come dire, non contribuisce a rasserenare il clima. Negli stessi giorni, il Partito democratico annuncia che sulle intercettazioni è pronto a opporsi con ogni energia, anche con l'ostruzionismo parlamentare. Su questa linea Pier Luigi Bersani ha aperto infatti l'assemblea nazionale di venerdì scorso, e nessuno ha obiettato nulla. Anzi, tutti i dirigenti hanno mostrato un'insolita compattezza, da Dario Franceschini a Massimo D'Alema. Persino Walter Veltroni, fino a pochi giorni fa assai battagliero, ha dichiarato che la relazione del segretario era “una buona base di partenza”. Le tensioni seguite al seminario di Cortona, promosso dalla minoranza di Area democratica solo poche settimane fa, sono già un pallido ricordo.

    La legge sulle intercettazioni presenta evidentemente molti punti controversi, anche per chi, come me, considera l'abuso e la pubblicazione delle intercettazioni (così come dei verbali d'interrogatorio) uno scandalo e una barbarie intollerabili. Silvio Berlusconi può dunque fare due cose: andare avanti a testa bassa, cercando ancora una volta quella vittoria totale e assoluta che può venire soltanto al termine di uno scontro all'ultimo sangue; oppure, più semplicemente, fare politica. Vuole davvero porre fine all'utilizzo strumentale delle intercettazioni a fini di lotta politica (ed economica) da parte dei mezzi di informazione? E' davvero solo questo il suo obiettivo? Benissimo. Allora ritiri la proposta attuale e faccia presentare in Parlamento, tale e quale, la legge presentata a suo tempo dal Guardasigilli Clemente Mastella e approvata dal Consiglio dei ministri guidato da Romano Prodi. Dimostri lui per primo di avere davvero a cuore solo ed esclusivamente i diritti dei cittadini, e vada a vedere le carte dei suoi avversari. Li sfidi a votare contro una legge da essi stessi proposta meno di tre anni fa. Vediamo se anche l'opposizione, come sostiene, ha a cuore solo e soltanto il bene supremo del paese.

    La prima mossa tocca dunque a Berlusconi. Potrebbe essere l'ultima occasione di uscire da un circolo vizioso che non promette niente di buono, ma nemmeno niente di nuovo. E sta al Partito democratico, naturalmente, liberarsi dal sospetto di cercare ancora una volta, come il Pds nel 1992, una facile scorciatoia per il governo, ad ogni costo (e pazienza per il paese, per lo stato di diritto e per la civiltà del confronto politico). Allora, nel '92, l'esito fu proprio l'ascesa di Berlusconi e del berlusconismo.
    Ora siamo di nuovo lì, dinanzi a una simile alternativa, per la maggioranza e per l'opposizione. Per gli uni e per gli altri è tempo di uscire dalle rispettive ipocrisie, calmare i rispettivi squadristi e cercare una soluzione positiva, in un momento in cui peraltro si annunciano in tutta Europa giorni molto, molto difficili. Non è proprio il momento, insomma, di scherzare col fuoco. Altrimenti, con l'aria che tira, e i precedenti che pure qualcosa ci dovrebbero insegnare, il rischio più che concreto è che finiscano per scottarsi tutti.

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