Il più grande fan del tablet si chiama Murdoch
Tra due giorni l'iPad arriva in Italia. E il Foglio c'è
E fu così che anche in Italia arrivò l'iPad. Dopo la prodigiosa performance di un milione di esemplari venduti negli States in poco più di un mese, la tavoletta elettronica della Apple sarà disponibile nei negozi a partire dal 28 maggio, ma da diversi giorni è ormai possibile preordinarlo sul sito della Apple. Si è già scritto e letto molto sul tablet presentato da Steve Jobs -– e magari qualcuno lo ha già toccato e provato, grazie a qualche impaziente amico che bazzica gli States.
E fu così che anche in Italia arrivò l'iPad. Dopo la prodigiosa performance di un milione di esemplari venduti negli States in poco più di un mese, la tavoletta elettronica della Apple sarà disponibile nei negozi a partire dal 28 maggio, ma da diversi giorni è ormai possibile preordinarlo sul sito della Apple. Si è già scritto e letto molto sul tablet presentato da Steve Jobs -– e magari qualcuno lo ha già toccato e provato, grazie a qualche impaziente amico che bazzica gli States: tutta queste mole di informazioni e recensioni, lodi alla Apple e critiche sulla prima versione dell'iPad, hanno sottratto quel clima di attesa e di aspettativa che, fino a oggi, rappresentava uno strumento di marketing imprescindibile per il lancio di prodotti. Nell'era di Internet e dell'immersione informativa, l'attesa può trasformarsi in noia, e creare così spazi di interesse e di attenzione verso nuove informazioni o nuovi desideri. Ma gli argomenti sull'iPad non si esauriscono, anche perché non siamo solo di fronte a un gadget must have ma a una nuova dimensione di accesso e utilizzo della rete. Grazie al suo perfetto tempismo (time to market direbbero i markettari) l'iPad è stato salutato come la scialuppa di salvataggio dell'editoria cartecea che in questi si trova all'interno della tempesta perfetta.
E' stato lo stesso Steve Jobs che durante il suo keynote – la messa cantata di presentazione delle nuove uscite Apple che prende il nome dal software per Mac – si è rivolto, per la prima volta, non solo ai consumatori finali, ma – furbescamente – anche agli editori. “Progettate nuovi prodotti, meravigliosi, e vendeteli su questa piattaforma che, probabilmente, avrà un gran numero di entusiasti consumatori”, così parlò il messia Jobs. “E gli editori che scommetteranno sulla diffusione dell'iPad potranno cominciare a ripensare il loro rapporto con gli strumenti di fruizione e distribuzione digitale: non più preoccupata passività, ma attiva creatività”. Amen, verrebbe da dire. A ben vedere la situazione è rivoluzionaria. Gli editori dovranno investire in ricerca, innovazione e design per fare in modo che l'iPad diventi la nuova piattaforma digitale per la lettura dei giornali. Questo non significa trasferire banalmente il giornale cartaceo in formato pdf, bensì trasformare la lettura del giornale in un'esperienza complessa fatta di testi da leggere, ma anche di documenti da ascoltare, video da guardare, photogallery, flusso continuo di notizie, progetti speciali e interazione con il pubblico.
Un'opportunità, conclude Jobs, per costruire un nuovo modello di business. Già, perché a differenza del Web dove, tranne rare occasioni (Wall Street Journal e, nel suo piccolo, anche il Foglio), il modello gratuito ha sostanzialmente vinto, la lettura dei giornale via iPad avviene attraverso particolari applicazioni create appositamente dall'editore, vendute tramite l'AppStore e, quindi, a pagamento. La parola chiave ha suscitato l'interesse di Rupert Murdoch, che oggi è il principale fan di iPad dichiarando entusiasta che il tablet della Apple rappresenta oggi il futuro dei quotidiani. Un futuro dove i ruoli cambieranno e si integreranno, i giornalisti dovrebbero essere più editori – nel senso letterale del termine – e forse gli editori dovrebbero essere più giornalisti. Sulla scia delle principali testate statunitensi anche gli editori italiani si sono precipitati a lavorare su software e applicazioni per iPad e in questi giorni molti giornali (Foglio compreso) hanno annunciato per il lancio della tavoletta Apple, una nuova esperienza di lettura digitale del giornale. Tutti contenti. Persino i duri e puri della rete, i pasionari del sistema aperto, quelli che vedono in Internet uno “strumento di democrazia”. In effetti è bizzarro, gli stessi che vedono il male assoluto in coloro che fanno pagare i contenuti, poi osannano Apple quando vende le applicazioni per quegli stessi contenuti. Potere delle doti messianiche di Steve Jobs e del suo rivoluzionario marketing.
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