In difesa di Israele

Giuliano Ferrara

Da tempo era noto che una flottiglia di provocatori politici, messa su con la complicità dei nemici in armi di Israele, voleva forzare il blocco di Gaza. La decisione di impedire questa forzatura era legittima, ci mancherebbe, ma doveva realizzarsi in condizioni di maggiore sicurezza, con un impiego intelligente della forza, in modo da evitare lutti, dolori ed equivoci umanitari pronti ad essere sfruttati con cattiveria dalla propaganda pacifista internazionale.

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    Da tempo era noto che una flottiglia di provocatori politici, messa su con la complicità dei nemici in armi di Israele, voleva forzare il blocco di Gaza. La decisione di impedire questa forzatura era legittima, ci mancherebbe, ma doveva realizzarsi in condizioni di maggiore sicurezza, con un impiego intelligente della forza, in modo da evitare lutti, dolori ed equivoci umanitari pronti ad essere sfruttati con cattiveria dalla propaganda pacifista internazionale, da sempre alleata con la propaganda antisionista dei peggiori ceffi, ora anche turchi, che agitano la scena mediterranea.

    Il blocco contro il quale muoveva la flottiglia delle anime belle, accompagnata da parecchie brutte facce, è una decisione sovrana che Gerusalemme ha preso, giusta o sbagliata che la vogliate giudicare, per tutelarsi da una comunità di impianto terrorista costruita con la violenza da Hamas, movimento islamista che vuole annientare Israele, dopo il ritiro di Tsahal dalla Striscia. Era stato così anche nel Libano meridionale. Il ritiro, l'insediamento successivo sempre più radicato di Hezbollah, le trame iraniane e di altri stati nemici dell'entità sionista, e poi il sistematico bombardamento missilistico delle città di confine, fino ad Haifa: infine la dura reazione delle Israel Defence Forces. Ma qui nasce il vero problema.

    Israele è da sempre in una specialissima situazione etico-politica.
    Ha il diritto di difendersi, ma purtroppo non ha il diritto di sbagliare. Non si fa guerra in Libano senza aver chiaro nei limiti del possibile e dell'impossibile quale sarà il contrattacco di Hezbollah, quanto saranno capaci di nascondere e far funzionare le loro batterie missilistiche nel corso dell'offensiva, quali vie per il traffico delle armi resteranno aperte per giorni e settimane. Così non si abborda una flottiglia di pacifisti ben intenzionati a menare le mani, a usare i coltelli e i bastoni, e magari a disarmare i soldati piovuti dagli elicotteri, senza calcolare tra le possibili conseguenze una carneficina. Un disastro tecnico diventa subito una catastrofe umana e politica, quando si parla di uno stato che vive sotto il ricatto prenucleare di Teheran, di un governo che oggi si sente isolato perfino dall'Amministrazione americana o da sue decisive componenti, di una classe dirigente che deve condurre difficili campagne di verità a proposito di un nemico potente travestito da soggetto debole, diseredato, in perenne penuria per la cattiveria degli “ebrei insediatisi in Palestina”.

    E' doloroso e folle quel che è accaduto a bordo di quelle navi. E' inaudito anche solo ipotizzare che Israele non abbia il diritto e il dovere di reagire a simili provocazioni politiche, alla violenza degli umanitari e dei pacifisti alleati di Teheran e di folle tumultuanti allertate dalla nuova propaganda di Erdogan. Ma non così.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.