Tra accuse e ambiguità
Violante striglia i colleghi che avvelenano gli anni delle stragi
Luciano Violante ex presidente della Camera e già capo della commissione Antimafia dal settembre '92 al marzo '94, ritiene che non è possibile “la convivenza inerte” con le accuse di stragismo, dopo le parole del procuratore di Palermo Piero Grasso e gli appelli/memorie di Carlo Azeglio Ciampi sui giorni terribili del '92 e del '93. In un colloquio con il Foglio spiega che è arrivato il momento di “capire senza rimestare”, “di mettere ordine” tra fatti che potrebbero anche non essere legati e che l'organismo politico incaricato c'è già.
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Luciano Violante ex presidente della Camera e già capo della commissione Antimafia dal settembre '92 al marzo '94, ritiene che non è possibile “la convivenza inerte” con le accuse di stragismo, dopo le parole del procuratore di Palermo Piero Grasso e gli appelli/memorie di Carlo Azeglio Ciampi sui giorni terribili del '92 e del '93. In un colloquio con il Foglio spiega che è arrivato il momento di “capire senza rimestare”, “di mettere ordine” tra fatti che potrebbero anche non essere legati e che l'organismo politico incaricato c'è già: l'antimafia di cui è membro anche Walter Veltroni, altra voce retrospettivamente allarmata (intervista a Rep. come Grasso e Ciampi). Inutile dunque pensare alle nuove commissioni parlamentari evocate qua e là dal Pd, quella che manca “è una ricognizione complessiva delle inchieste e dei processi” che si sono succeduti in questi diciotto anni, per mettere alcuni punti a cominciare da uno: “Quello che accade nel '92 ha rapporti con quello che accade nel '93?”.
Violante consiglia “determinazione e prudenza. Essere prudenti non vuol dire non essere determinati. Ciampi espone le sue sensazioni di allora. E d'altra parte, nel gennaio di quell'anno, il presidente del Senato Spadolini avvertì preoccupazioni analoghe a quelle di Ciampi. Credo sia giusto che la commissione Antimafia indaghi e chiarisca. Corrisponde agli interessi della maggioranza e dell'opposizione capire sino in fondo. Ripeto la sede c'è. Si faccia una inchiesta e una relazione”.
Più che il rinvio alle paludi di una commissione, sembra la messa in mora di un lavoro mancato, non ancora svolto. Una prospettiva simile a quella scelta, sempre su Rep., da Oscar Luigi Scalfaro. La condizione per la chiarezza è che si sgombri il campo dalle “lenti di parte”, precisa Violante: “Se utilizzi ipotesi precostituite, rischi di interpretare faziosamente fatti che peraltro spesso sono ambigui. Se li leggi in modo preconcetto diventa impossibile capire realmente come stanno le cose”. Il riferimento è alla tesi spesso sottintesa di chi vede nella nascente Forza Italia il profilo dell'“entità” o del “nuovo referente” della mafia nel crollo della Prima Repubblica. Violante la confuta: “Forza Italia si afferma come un movimento che vince al nord sulla base di un accordo con la Lega e al sud grazie a un'alleanza con Fini e l'Msi. Ricordo che Fini era critico con Bossi e viceversa. Berlusconi ebbe l'intelligenza di fare questa doppia operazione e di sfruttare appieno la nuova legge elettorale, ma penso che nel '93 fosse impossibile prevedere che l'approdo sarebbe stato quello che è stato”. Il punto di partenzadeve essere la “cronologia”, tre pagine che tiene sulla scrivania. “Anni fuori dall'ordinario: nel '92 l'assassinio dei due migliori pm italiani sul fronte dell'antimafia a distanza di poche settimane è una novità nel contesto mafioso: la mafia aveva commesso altre stragi, ma non aveva mai agito a quel livello. Erano tempi e mezzi inauditi per quell'epoca”.
Nel '93 via Fauro, via dei Georgofili, l'autobomba ritrovata in via dei Sabini, vicino Palazzo Chigi, poi le bombe di via Palestro a Milano e quindi Roma: “Alcune sono stragi nel senso letterale, altri messaggi mandati perché qualcuno li legga. Un rapporto di carabinieri e polizia del settembre 1993 individua in 16 ufficiali del Sismi quelli che hanno telefonato a nome della Falange armata per rivendicare le bombe. In ottobre vengono sostituiti i responsabili dei servizi di sicurezza e l'ambasciatore Fulci allora capo del Sismi aveva già effettuato numerose rimozioni, circa 300 uomini”.
L'elenco serve a Violante per argomentare un particolare momento storico che “lasciava spazio anche alla mafia” o a eventuali destabilizzatori, ma anche per un affondo: “Che fine hanno fatto le inchieste su questa serie di fatti? L'Antimafia può acquisire gli atti”. Su queste basi Violante si rivolge a Fabrizio Cicchitto, polemico con le dichiarazioni di Ciampi, per sottolineare che le ricostruzioni possono aiutare tutti, non così invece certi interventi legislativi: “Provvedimenti come quello sulle intercettazioni o l'altro che affida al ministero dell'Interno il controllo delle indagini della polizia giudiziaria togliendolo al pm, sono sbagliati e imprudenti perché qualcuno può leggerli in modo distorto”, avverte. “Gli amici del Pdl si fiderebbero se il ministro dell'interno fosse del Pd? E per quale motivo dovremmo accettare una legge di questo tipo? La politica è come l'acqua: si estende fino a che non trova ostacoli”.
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