Agenda Tremonti & Giavazzi
Bello e imprevedibile. Il ministro antimercatista e anti-Giavazzi, Giulio Tremonti, si riconcilia con la libertà economica, e lo fa nel suo stile che abbiamo definito ganzo, ganzissimo. Rapido, tranchant, sicuro di sé, e in accordo esplicito con lo statista di cui, ci assicurava l'altro ieri un comunicato di Palazzo Chigi, egli è il più fedele compagno d'arme, le plus proche compagnon d'armes (come Lin Piao per Mao Tse Tung, così lui per il Cav.).
Bello e imprevedibile. Il ministro antimercatista e anti-Giavazzi, Giulio Tremonti, si riconcilia con la libertà economica, e lo fa nel suo stile che abbiamo definito ganzo, ganzissimo. Rapido, tranchant, sicuro di sé, e in accordo esplicito con lo statista di cui, ci assicurava l'altro ieri un comunicato di Palazzo Chigi, egli è il più fedele compagno d'arme, le plus proche compagnon d'armes (come Lin Piao per Mao Tse Tung, così lui per il Cav.). Prima arriva una intervista al Corriere, piazzata maliziosamente nel giorno delle Considerazioni finali di Mario Draghi in Bankitalia: e Cazzullo rivela al mondo stordito che per Tremonti, a parte il rigore dei conti pubblici e altre misure ammazzacrescita, bisogna però anche cambiare la Costituzione, che ha qualche tono paraburocratico se non parasovietico, e scriverci a tutto tondo che per fare impresa libera devono valere, almeno come norma transitoria, solo le autocertificazioni.
Basta con la rigidità dei controlli e altre diseconomie, via alla grande deregulation che potrebbe, “una impresa in sette giorni”, trasformare la via crucis della libertà impedita in crescita della ricchezza sociale reale, inducendo molti bamboccioni e precari a farsi intraprendenti capitani di piccola industria, artigiani rampanti, ricercatori liberi in ogni campo. Tremonti non si è limitato all'intervista, a questa agenda Tremonti & Giavazzi. Ha rilanciato la proposta ieri nel modo più autorevole, in Corea del Sud davanti a una platea internazionale, e confermerà il tutto domani al G20 preparatorio, poi all'Ecofin europeo. Il governo italiano assume così pienamente, in una forma che lo stesso ministro definisce “rivoluzionaria” (“non è una liberalizzazione, è una rivoluzione”), il tema della libertà e responsabilità dei soggetti sociali come elemento decisivo per la crescita e la salute economica di una società aperta di tipo occidentale.
Il ministro dell'Economia ha fornito anche qualche dettaglio importante, dicendo ad esempio che la legislazione urbanistica (le location delle nuove attività totalmente e radicalmente liberalizzate) resta in vigore a parte, ma per tutto il resto la nuova legge costituzionale deve essere che ciascuno è regola a se stesso fino a prova contraria, finché cioè i controlli non appurino che è stato fatto qualcosa di proibito. Ma niente che non sia esplicitamente vietato è fuori dalla portata di una società civile che, come dovuto in ogni prassi liberale, prende su di sé il compito di generare sviluppo e inventare la ricchezza. Dire che è una buona idea, che se ben gestita e comunicata può essere il vero rilancio di un progetto di governo appannato, è dire il minimo necessario. Per il massimo, wait and see.
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