La seconda puntata dell'inchiesta di Maurizio Stefanini sui Legionari di Cristo
Il caparbio e misterioso Maciel
Un giorno di maggio, nella città in cui sono nato, mentre ritornavo verso casa dalla mia chiesa parrocchiale, dove avevo recitato il rosario, incontrai due suore ben conosciute dalla mia famiglia, che a causa del conflitto religioso vivevano fuori dal convento. Quando si fermarono a salutarmi, una di loro si mostrò sorpresa di vedermi, perché pensava che fossi andato al seminario che aveva mio zio Rafael Guízar y Valencia, vescovo di Veracruz, a Città del Messico.
Un giorno di maggio, nella città in cui sono nato, mentre ritornavo verso casa dalla mia chiesa parrocchiale, dove avevo recitato il rosario, incontrai due suore ben conosciute dalla mia famiglia, che a causa del conflitto religioso vivevano fuori dal convento. Quando si fermarono a salutarmi, una di loro si mostrò sorpresa di vedermi, perché pensava che fossi andato al seminario che aveva mio zio Rafael Guízar y Valencia, vescovo di Veracruz, a Città del Messico. Mi chiese perché non fossi divenuto prete. Io risposi: ‘Anch'io potrei fare il prete?', e lei rispose: ‘Sì, certo' […]. Dio usava ciò che chiamiamo ‘confusione' per farmi capire che mi stava chiamando. In quel momento mi divenne eccezionalmente chiaro che Dio mi aveva messo gli occhi addosso, che mi aveva scelto come prete, nonostante il mio scarso valore e la mia miseria”.
Così Marcial Maciel Degollado raccontava di come nel 1934 aveva ricevuto la propria vocazione. Nato il 10 marzo del 1920, lineamenti talmente chiari da ricevere un soprannome, güerito, che più o meno equivale al romanesco “roscetto”, Marcial ebbe sei fratelli e quattro sorelle, e un padre capace di crearsi una fortuna “poco a poco” lavorando con una raffineria di zucchero e dei ranchos. Maciel lo definì “una persona onesta, fedele ai suoi impegni di uomo e di cristiano, e con una coscienza molto retta”, ed è pure evidente il massiccio travaso di Dna imprenditoriale. Ma varie testimonianze concordano sul particolare che il figlio di Don Francisco non parlava quasi per niente, e invece si mostrava attaccatissimo alla madre: Maura Degollado Guízar, la sorella del generale cristero. Della madre Maciel presentò in Vaticano un'istanza di santificazione ancora in piedi, presentandola col suo nome da nubile. Jason Berry e Gerald Renner, autori di un pamphlet, “I Legionari di Cristo. Abusi di potere nel papato di Giovanni Paolo II”, scritto nel 2004 e pubblicato in italiano nel 2006 da Fazi, collegano il fatto ad altre testimonianze: il padre disprezzava la sua intelligenza; per lo meno uno dei fratelli maggiori lo picchiava. C'è poi quel che riferì Juan Vaca, il sacerdote che nel 1976, 39enne, con la denuncia degli abusi da lui stesso subiti tra i 12 e i 25 anni ebbe un ruolo fondamentale nell'aprire il dossier sulla pedofilia di Maciel. “Suo padre voleva che divenisse un uomo duro, non una femminuccia. Lo lasciava dormire con gli uomini nelle casupole nei campi. Maciel disse che una volta, mentre dormiva, fu molestato da uno di quegli uomini. Me lo disse quando avevo circa diciotto o diciannove anni, durante uno di quegli episodi, sapete, che mi sono capitati con lui”. E' noto che la gran parte dei molestatori di bambini sono stati a loro volta molestati da piccoli.
Marcial si descriveva come un ragazzo che si alzava presto per mungere le vacche, e il pomeriggio si prendeva cura dei poveri e degli infermi. Alle volte la madre lo rimproverava per essere tornato a casa scalzo o tremante di freddo, per aver dato ai poveri le scarpe o i vestiti. Sono storie molto somiglianti all'agiografia di san Martino, così come sembra presa di peso dall'agiografia di san Filippo Neri quella dell'ormai padre Maciel questuante porta a porta che riceve uno sputo in faccia: “D'accordo, questo è per me. E per i miei seminaristi che date?”. In teoria, non vuol dire niente: proprio l'essere a conoscenza delle vite dei santi può indurre un devoto a “citarle”, quando se ne presenti l'occasione. Ma è comprensibile che dopo lo scandalo parecchi dubbi sull'autenticità di questi racconti siano venuti.
Accanto al versante per cui Maciel si collega al carisma degli zii vescovi, c'è poi quello che si richiama invece all'altro carisma, il carisma dello zio generale cristero. Ad esempio, vari opuscoli della Legione pubblicarono una foto del fondatore in età giovanile vestito alla Pancho Villa, con cappellone, pistole alla fondina e cartucciera. C'è la storia da mistico western, di lui che va a cavallo di notte attraverso un profondo canyon: tanto assorbito da una conversazione con Dio da perdere ogni nozione del tempo e della distanza, “nella fiducia che il cavallo conosca la strada”. Maciel che a nove anni accompagna un medico a curare i feriti della Cristiada. Maciel che a sedici anni si mette alla testa di una folla che marcia su un palazzo municipale per imporre la riapertura di una chiesa. Maciel che a cavallo raccoglie le ostie consacrate dai preti nascosti nelle montagne, per portarle ai contadini. Maciel che viene ferito da un colpo di baionetta, arrestato, liberato, di nuovo arrestato, rilasciato su cauzione di 20 pesos pagati da una zia. Maciel che nel parlare alle scolaresche ricorda di aver visto i martiri impiccati. E anche mamma Maura che, fucile alla mano, affronta un assalto sulla finestra della casa. Forse più ancora cinematografico che agiografico, ma nel Messico di quegli anni certe cose avvenivano sul serio.
Del seminario clandestino che lo zio aveva organizzato a Città del Messico Maciel ricorda che “gli studenti non bevevano latte e non mangiavano carne”. Appena arrivato, il 12 giugno 1936 dice di aver ricevuto durante una preghiera una “chiamata da parte di Dio a formare un gruppo di preti che si sarebbe entusiasticamente e generosamente dedicato a espandere il regno di Gesù Cristo”. Ma il 6 giugno del 1938 lo zio muore, e due mesi dopo Maciel è cacciato dal seminario. Lui racconterà sempre di essere stato visto dalla gerarchia come un piccolo megalomane, per quel voler fondare una nuova congregazione a sedici anni. Ma Berry e Renner hanno scovato un prete che era stato in quel seminario, secondo il quale due donne si erano lamentate per i “rumori” che Maciel aveva fatto con un gruppo di ragazzi cui stava insegnando catechismo. Il vescovo Guízar avrebbe allora fatto al nipote una tremenda sfuriata, dopo di che gli sarebbe venuto un attacco di cuore fatale.
Maciel si rivolge all'altro zio Antonio, fratello del defunto e vescovo di Chihuahua. E con la sua raccomandazione il ragazzo è ammesso a Montezuma, il seminario del New Mexico. Si presenta con fondi sufficienti alle borse di studio per trenta giovani, da lui raccolti in un giro che inizia a dimostrare un'abilità di fundraiser mostruosa. “Meno male che si è dato alla religione”, avrebbe detto di lui Onassis dopo averlo conosciuto. “Si fosse dato agli affari, ci avrebbe fatto fuori tutti quanti”. Ma nel '39 lo zio Antonio lo avverte: smettila con l'idea di una nuova congregazione, se vuoi restare a Montezuma. Che è gestita da gesuiti: non proprio entusiasti all'idea di allevare un futuro concorrente. Poiché lui però di zii vescovi ne ha quattro, ricorre al terzo: Francisco González Arias. E questi gli dà il sostegno della sua diocesi di Cuernavaca. Ma il 17 giugno 1940 Maciel viene buttato fuori anche da Montezuma, con un preavviso di appena mezz'ora per fare i bagagli.
Maciel parlerà di “incomprensioni”. I gesuiti si limiteranno a spiegare che “non era adatto”, ma manderanno poi relazioni sfavorevoli in giro, in modo che Maciel sarà rifiutato nei quattro successivi seminari cui busserà la porta. Sarà accolto da un quinto che i gesuiti avevano dimenticato di avvisare, ma anche lì arriva poi la lettera che lo fa espellere. Non può diventare prete? E allora inizia direttamente dalla congregazione. Nel mentre continua a studiare con insegnanti privati che zio Francisco gli ha mandato, trova tre stanze in un seminterrato a Città del Messico, dove dorme usando vecchi giornali come materasso, un asciugamano come coperta e le scarpe avvolte nei calzoni per cuscino. Uno dopo l'altro, trova tredici discepoli più giovani di lui, cui si mette a insegnare. Il suo carisma converte anche la padrona di casa, che gli permette di trasformare in cappella e sala da studio i piani superiori. Anzi, gli dona pure del denaro. Un prete mandato da zio Francisco, che ha il nome vagamente spaghetti-western di Daniel Santana, si installa come rettore, nominando Maciel “direttore permanente” del nuovo ordine. Venerdì 3 gennaio 1941 padre Santana celebra la messa che la Legione di Cristo considera il proprio atto di fondazione.
La sede sarà poi trasferita in una casetta con giardino nella zona sud di Città del Messico, quando quella originaria viene scoperta dalla polizia. I fondi per comprarla li trova Maciel, che si alza alle tre del mattino per mungere la vacca e andare a vendere un po' di latte, per comprarci uova, pane e frutta e prepararci la colazione ai ragazzi. Oltre a incassare, fare la questua e gestire Maciel trova il tempo anche per guidare le meditazioni, dare lezioni, dirigere la ricreazione, cercare nuove vocazioni, e studiare anche teologia. Da privatista. Di nuovo, ci sono gli episodi misteriosi di padre Santana che si dimette e di altri rettori nominati da suo zio con cui a un certo punto litiga. Ma il 26 novembre 1944, a 24 anni, Marcial Maciel Degollado viene infine ordinato sacerdote da zio Francisco, nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe. Undici anni dopo, a Roma, presiederà alla posa della prima pietra di una chiesa anch'essa dedicata a Nostra Signora di Guadalupe, che verrà inaugurata nel 1958. Sulla via Aurelia, tuttora appartenente ai Legionari di Cristo, era stato ricavato lo spazio per la tomba del fondatore. Anche se poi, dopo lo scandalo, si è preferito soprassedere.
Nel 1946 Maciel va in Spagna, a chiedere per la sua congregazione le borse di studio che il governo di Franco destina a studenti latino-americani meritevoli, in nome del rilancio della Hispanidad. Il ministro degli Esteri spagnolo Alberto Martín-Artajo lo riceve, e gli consiglia di rivolgersi direttamente alla Santa Sede. Maciel arriva dunque a Roma, ma malgrado le referenze degli zii gli spiegano che per ottenere un'udienza ci vogliono “settimane o mesi”. Lui si apposta allora a una messa, e quando Pio XII si mette a salutare i fedeli lui si presenta come “un prete messicano” con “qualcosa d'importante” da dire. E il 12 giugno del 1946 il Papa gli augura ogni bene per la nuova congregazione.
Con la raccomandazione di Pio XII, Maciel ottiene allora le borse di studio spagnole e anche un contatto con il conte di Ruisenada, Claudio Güell Churruca: un banchiere e imprenditore che gli dà i biglietti gratis per il viaggio in nave in Spagna dei suoi 34 seminaristi, e poi mette loro a disposizione una casa, di dove però li caccia dopo tre mesi. Ancora l'invidia dei Gesuiti, dicono le fonti vicine a Maciel. Ma in patria l'approvazione pontificia gli apre porte importanti. Guillermo e Luis Barroso, industriali tessili. Jorge Pasquel, armatore e mecenate del baseball messicano. Perfino il presidente Miguel Alemán Valdés lo appoggia: non si azzarda a toccare la legislazione anticlericale, ma invia ai suoi seminaristi sacchi di derrate. Nel 1948, anno in cui acquista una sede più grande, un nuovo colloquio con Pio XII procura a Maciel l'imprimatur definitivo. “Approvo e benedico le forme di apostolato che proponete”, scrive il Pontefice in una lettera datata 12 maggio 1948. Sarebbe stato Pio XII in particolare a insistere sulla necessità di “formare dei leader per l'America latina e per il mondo, e metterli al servizio di Cristo”. “Sicut acies ordinata”, come un esercito in assetto di battaglia. Il nome originario, Missionari del Sacro Cuore di Nostra Signora delle sofferenze, viene trasformato in Legionari di Cristo, per il parere negativo di alcuni prelati all'etichetta pure proposta da Maciel di “Legionari del Papa”. Poiché però i Legionari sono approvati come congregazione della diocesi di Cuernavaca, Maciel deve tornare in Messico per ottenere il decreto istitutivo: 13 giugno 1948.
Nel 1949 Maciel è vittima di un misterioso attentato, che lascia un foro di pallottola sul suo cappello. Anni dopo ex Legionari diventati suoi accusatori diranno che si è fatto sparare una pistolettata apposta, per impressionare i suoi donatori. Che continuano ad aumentare. Nel 1951 a Roma conosce Flora Barragán de Garza: una vedova 44enne che tre anni prima ha perso il marito e si è rifugiata nella fede. Il defunto, Roberto N. Garza, era un rampollo della famiglia di magnati di Monterrey soprannominati “i Rockefeller messicani”, e la sua fortuna una delle tre più grandi del paese. Doña Flora gliene dà la metà: 50 milioni di dollari. Altri soldi arrivano da Josefita Pérez Jiménez, figlia del dittatore venezuelano che sarà deposto nel 1958. Maciel li investe soprattutto nel mattone, in particolare in scuole e seminari. Secondo la lezione di zio Rafael. Nel 1952 viene affittato il seminario minore di Ontaneda, in Spagna, che verrà comprato nel 1954. Nel 1953 viene istituito un college nella spagnola Salamanca. Nel 1954 è inaugurato l'Istituto Cumbres a Città del Messico. Nel 1958 a Salamanca nasce anche un seminario.
Nel 1956, però, il Vaticano inizia un'indagine su di lui. Maciel ha infatti un grave problema di tossicodipendenza da dolantin, un derivato della morfina. E un giorno si è fatto sorprendere strafatto dal cardinale Valerio Valeri, che infuriato si è rivolto al segretario del Sant'Uffizio Ottaviani. Due visitatori apostolici piombano sulla congregazione: il superiore generale dei carmelitani e futuro arcivescovo di Torino Anastasio Ballestrero, e il vicario generale dello stesso ordine Benjamin Lachaert, belga. Ma Maciel ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, tradizionali negli ordini, ne fa allora aggiungere un quarto di sua invenzione, che infatti Benedetto XVI annullerà nel 2007. Si tratta del voto di discrezione o carità, che vieta ai legionari di criticare l'operato o la persona del superiore e li obbliga ad avvertirlo se un confratello lo ha fatto. Istruiti anche sul fatto che i visitatori sono “gente malvagia, con cattive intenzioni”, in nome del quarto voto i cinquanta studenti interrogati giurano sulla Bibbia che Maciel è innocente di tutto: tossicodipendenza e pedofilia.
Per diciotto mesi Maciel viene rimosso dalla direzione della Legione e anche allontanato da Roma, ma da Fregene continua a controllare tutto attraverso i suoi uomini fidati. Secondo Berry e Renner, torna alla testa della Legione il 9 ottobre 1958: quattro giorni dopo la morte di Pio XII e quindici giorni prima dell'elezione di Giovanni XXIII. Berry spiega che approfittando della fase l'interregno, quando il governo dell chiesa è affidato al cardinale camerlengo, Maciel sarebbe entratto in contatto con il vicario di Roma, Clemente Micara; il quale ossessionato dalla ricostruzione della città devastata dalla guerra, avrebbe ricevuto da Maciel diecimila dollari, collocando poi la prima pietra di Nostra Signora di Guadalupe. Fonti della Legione danno invece il ritorno di Maciel a Roma il 6 febbraio 1959.
Scampato comunque il pericolo, nel 1959 a Salamanca Maciel scrive la prima bozza dello statuto del Regnum Christi: movimento per laici destinato ad affiancare la Legione. Nel 1964 crea la Fondazione Mano Amica, con l'obiettivo di costruire scuole nelle quali i bambini senza risorse economiche possano ricevere un'educazione elevata. Nel 1966 la prima scuola Mano Amica è inaugurata. L'idea è che ogni studente ricco iscritto alle sempre più ricercate scuole della Legione deve pagare una retta doppia, per finanziare gli studi di un povero. Intanto, il 6 febbraio del 1965 la congregazione di diritto diocesano della Legione di Cristo è stata elevata a congregazione di diritto pontificio, con decreto di lode di Paolo VI. Intanto in America latina impazza la Teologia della liberazione, che ha “infettato” in particolare i Gesuiti: antichi nemici di Maciel, la cui struttura militante è stata però il modello su cui la Legione è stata costituita. “Nuestro Padre” si fa infatti chiamare Maciel: proprio come Ignazio di Loyola. E' iniziato anche il boom delle sette protestanti, che lo sbandamento a sinistra dei cattolici non aiuta troppo a fronteggiare. Quando dunque Giovanni Paolo II si insedierà, con un disegno forse più di restauro che di restaurazione, i Legionari di Cristo saranno per lui una realtà da considerare con attenzione. Anche se è poi il viaggio in Messico a trasformare la simpatia in amore travolgente.
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