J'accuse di René Guitton

Serviva un altro omicidio islamista per denunciare l'orda dei cristianofobici?

Giulio Meotti

“La situazione di persecuzione dei cristiani è resa più odiosa dal silenzio dell'occidente. Mentre qui si parla, altrove si uccide”. I cristiani del Maghreb, dell'Africa subsahariana e del medio oriente sono perseguitati, muoiono o scompaiono in una lenta emorragia, vittime della “cristianofobia” che dà il titolo al celebre saggio dell'intellettuale francese René Guitton (uscito per una delle case editrici più in vista a Parigi, Flammarion, in Italia per Lindau).

    “La situazione di persecuzione dei cristiani è resa più odiosa dal silenzio dell'occidente. Mentre qui si parla, altrove si uccide”. I cristiani del Maghreb, dell'Africa subsahariana e del medio oriente sono perseguitati, muoiono o scompaiono in una lenta emorragia, vittime della “cristianofobia” che dà il titolo al celebre saggio dell'intellettuale francese René Guitton (uscito per una delle case editrici più in vista a Parigi, Flammarion, in Italia per Lindau). Le Figaro ha parlato di “un libro che farà storia”.

    Lo scrittore parigino, di formazione e cultura laica, non è certo sorpreso dall'uccisione del vescovo cattolico Luigi Padovese per mano di un islamista turco. Editore, giornalista e scrittore, Guitton si era occupato del dramma dei monaci trappisti uccisi in Algeria con un libro più volte rieditato in Francia, “Si nous nous taisons”. Membro del comitato di esperti dell'Alleanza delle civiltà delle Nazioni Unite, Guitton è a colloquio con il Foglio. “Non serviva di certo l'uccisione di Padovese per capire che la cristianofobia è la nuova forma di intolleranza. In Egitto i copti subiscono discriminazioni, minacce e aggressioni collettive. In Palestina gli arabi cristiani, che pure sono parte integrante del popolo palestinese, sono vittime dei fondamentalisti. In Algeria, i cristiani sono costretti a subire discriminazioni inaccettabili. La situazione più drammatica è quella dell'Iraq. Non abbiamo bisogno di simili atti in Turchia per capire che è in corso un movimento globale anticristiano”.

    C'è silenzio attorno ai nuovi cristiani perseguitati. E concorre un senso di colpa coloniale. “Ci sentiamo colpevoli per cui i cristiani oggi perseguitati in Africa, ad esempio, non sono degni di attenzione. L'occidente non vuole sentir parlare di quei paria, sforzandosi di espiare il proprio passato coloniale. Si dimentica che il cristianesimo è nato in oriente dove si è sviluppato prima che l'Europa diventasse cristiana. Questo ragionamento ha l'effetto di negare la sofferenza delle minoranze cristiane e di frenare la mobilitazione in loro favore. Al tempo stesso, iniziative a sostegno delle popolazioni cristiane d'oriente sono scoraggiate, in quanto potenzialmente controproducenti. Ma questa preoccupazione deve esonerarci dall'intervenire, dal momento che proprio noi parliamo di ‘dovere di ingerenza'? E l'indifferenza non apre forse la via all'oscurantismo? Non possiamo osservare senza preoccupazione il fossato che si sta creando tra un occidente in cui il pluralismo religioso è un fatto acquisito e un oriente in cui regna un'unica religione”.

    Secondo Guitton c'è anche un problema legato alla laicità.
    “Ci sono intellettuali che usano la laicità in chiave fondamentalista. Il silenzio sui cristiani è incoraggiato da un laicismo ottuso e aggressivo. Se qualcuno protesta, viene accusato di essere un bigotto e un baciapile. Chi commette il sacrilegio di non pensarla come loro è regolarmente denunciato come un novello inquisitore”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.