Parla il ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione
Brunetta: "E ora riformiamo anche le pensioni del settore privato"
Donne in pensione alla stessa età degli uomini nel pubblico impiego? Si farà come detta l'Ue. Riforma previdenziale anche nel privato? L'Italia è già virtuosa ma non è sufficiente. La scossa liberista? Benvenuto a Giulio Tremonti nel club dei liberalizzatori. E' un Renato Brunetta meno effervescente del solito nei toni, ma nella sostanza il ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione – in questa conversazione con il Foglio – non delude chi lo indica come uno dei riformatori del governo.
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Stamattina c'è stato il via libera del Consiglio dei ministri all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego da 61 a 65 anni, come chiesto dall'Unione europea, già a partire dal 2012.
Dal Foglio del 9 giugno
Donne in pensione alla stessa età degli uomini nel pubblico impiego? Si farà come detta l'Ue. Riforma previdenziale anche nel privato? L'Italia è già virtuosa ma non è sufficiente. La scossa liberista? Benvenuto a Giulio Tremonti nel club dei liberalizzatori. E' un Renato Brunetta meno effervescente del solito nei toni, ma nella sostanza il ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione – in questa conversazione con il Foglio – non delude chi lo indica come uno dei riformatori del governo. Su Brunetta si affastellano in questo periodo più grane che lodi, ma lui appare serafico. E ai “suoi” dipendenti, i lavoratori e le lavoratrici statali, dice: “L'equiparazione di donne e uomini nell'età di pensionamento a 65 anni si farà. Nel Consiglio dei ministri di giovedì approveremo con tutta probabilità un testo da inserire nella manovra rispettando le indicazioni della Commissione di Bruxelles”. Quindi vi adeguate solo perché lo stabilisce l'Ue? “No. Seguiremo quanto stabilito dalla sentenza della Corte di giustizia, accelerando al 2012 l'entrata in vigore di una norma che era già in vigore per il 2018. Quindi eravamo già d'accordo”. Però colpisce l'accelerazione imposta da Bruxelles. “Con la Commissione precedente avevamo concordato un percorso diverso, mentre la nuova Commissione ha detto che occorre sincronizzare meglio la tempistica della regolamentazione. Io preferisco seguire le indicazioni europee”.
Brunetta è talmente convinto della bontà dell'intervento che così replica a osservatori, come Maurizio Ferrera, il quale sul Corriere della Sera di ieri ha scritto che “la previdenza è una sfera delicata che rispecchia tradizioni nazionali caratterizzate da diversità pienamente legittime”: “Mah, il ragionamento non mi convince. Dovremmo quindi accettare altre caratteristiche negative come la corruzione o la mafia?”.
Il ministro tiene a ribadire, come ha sottolineato ieri Tremonti, che la riforma non produrrà risparmi rilevanti, visto che riguarderà solo 32 mila dipendenti pubblici: “Non è un'operazione che produce cassa, anche perché era stato già deciso che si utilizzeranno le risorse risparmiate per la costruzione di asili nido e per il welfare familiare”. Un'inedita sintonia con il ministro dell'Economia si scorge anche su altre questioni. Dice Brunetta: “Non ho avuto difficoltà a condividere la manovra. Il monte salari del pubblico impiego è una massa enorme – 170 miliardi di euro – cresciuta negli ultimi anni più di quella del settore privato. Per questo ho accettato la sfida di rinviare i contratti, cercando di trovare risorse per premiare il merito”. Ministro, parliamoci chiaro: ma che taglio è il blocco dei contratti, meglio parlare di un rinvio di spesa. Brunetta risponde in maniera inequivoca: “Se si salta un contratto, lo si salta e non lo si rinvia”.
Il riavvicinamento di posizioni tra Brunetta e Tremonti è rintracciabile anche sul sistema pensionistico. Il forcing riformatore dell'economista Brunetta sembra mitigato quando afferma che “il sistema è in un sentiero virtuoso grazie ai meccanismi automatici introdotti. Abbiamo realizzato almeno quattro interventi riformatori”. Quindi, come dice Tremonti, il sistema è sostenibile, non necessita di ulteriori interventi? Brunetta risponde ponderando le parole, abbandonando l'impulsività: “Se mi si chiede se tutto ciò basti, direi di no. In prospettiva va considerata sia l'equiparazione uomini-donne nel privato sia l'allungamento dell'età di pensionamento”.
Ma è sulla scossa liberista del Cav. e di Tremonti, per fomentare gli spiriti animali degli imprenditori in pectore, che Brunetta si scioglie: “Mi viene da dire di primo acchito: caro Giulio, benvenuto nel club dei liberalizzatori. Saluto con soddisfazione il mood semplificatorio dell'ufficio che fu di Quintino Sella, sperando adesso che anche in altri uffici del dicastero di via Venti Settembre si estenda lo stesso mood”. Ma c'è proprio bisogno di modificare l'articolo 41 della Costituzione per liberare le imprese in fieri? “La copertura costituzionale può servire, ovviamente. Purché non produca l'effetto indesiderato di procrastinare le lenzuolate in corso che stiamo realizzando con il collega Roberto Calderoli. E ora mi scusi ma vado alla Camera a votare il collegato alla Finanziaria 2009 per semplificare i rapporti tra la Pa, i cittadini e le imprese. Forse non ve ne siete accorti ma è un testo molto importante”.
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