Ferrara chiama Ferrarella
Il guardonismo di Corriere e Repubblica camuffato da libertà di stampa
Luigi Ferrarella, parlando tra corsivisti avversari, si è comportato lealmente. Ha incassato la precisazione del Foglio, a smentita del suo paragone tra il modo americano di usare le intercettazioni e quello italiano (il caso Blagojevic). Ai fatti non ha opposto resistenza, nemmeno resistenza civile. Poi ha cortesemente e ritorsivamente citato un mio editoriale.
Leggi l'editoriale di Luigi Ferrarella - Leggi I fatti separati dalle intercettazioni - Leggi Senatore del Pd ci spiega le balle sulle intercettazioni da Cerazade
Luigi Ferrarella, parlando tra corsivisti avversari, si è comportato lealmente. Ha incassato la precisazione del Foglio, a smentita del suo paragone tra il modo americano di usare le intercettazioni e quello italiano (il caso Blagojevic). Ai fatti non ha opposto resistenza, nemmeno resistenza civile. Poi ha cortesemente e ritorsivamente citato un mio editoriale in cui dicevo che la legge deve autorizzare la pubblicazione di stralci di intercettazioni che facciano parte di atti pubblici giudiziari, limitando questa facoltà a eventi di interesse pubblico e subordinandola al criterio della pertinenza alle inchieste.
Confermo, naturalmente. Ma aggiungo quanto Ferrarella ha dimenticato di ricordare autocriticamente: il Corriere, come Repubblica e gli altri giornaloni, compresi quelli della destra berlusconiana, ha sempre fatto il contrario di questo “emendamento Ferrara” che ora propone al legislatore, e ha sempre pubblicato qualunque cosa fosse utile per sollevare scandalo, soddisfare il guardonismo dei lettori, fare copie e quattrini sputtanando chi c'entra e chi non c'entra, dare soddisfazione professionale a un modello di giornalismo tabloid, e il tutto con la scusa della libertà di stampa.
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