Non solo intercettazioni, ecco le condizioni di Fini per fare pace con il Cav.

Salvatore Merlo

La proposta è poggiata, sotto forma di appunti, sul tavolo del premier Silvio Berlusconi il quale, dicono, tuttavia, non ne ha ancora discusso con nessuno. Cosa c'è scritto? C'è scritto che, per far pace con Gianfranco Fini, i mediatori hanno ipotizzato la creazione di un comitato ristretto, composto per quote, che di fatto esautori l'attuale dirigenza del Pdl (il triumvirato Verdini-Bondi-La Russa), prepari i congressi regionali e accompagni il partito al suo primo congresso nazionale nel 2012.

    La proposta è poggiata, sotto forma di appunti, sul tavolo del premier Silvio Berlusconi il quale, dicono, tuttavia, non ne ha ancora discusso con nessuno. Cosa c'è scritto? C'è scritto che, per far pace con Gianfranco Fini, i mediatori hanno ipotizzato la creazione di un comitato ristretto, composto per quote, che di fatto esautori l'attuale dirigenza del Pdl (il triumvirato Verdini-Bondi-La Russa), prepari i congressi regionali e accompagni il partito al suo primo congresso nazionale nel 2012. Si tratterebbe di un ufficio composto al massimo da nove elementi di cui un terzo indicati dal presidente della Camera. Berlusconi avrebbe la maggioranza, ovvero i restanti sei membri, ma il Cav. dovrebbe farsi carico di rappresentare all'interno della propria quota anche gli ex colonnelli di An che, qualora passasse questa logica, sarebbero costretti a rinunciare all'obiettivo che coltivano da mesi: “Siamo noi i veri rappresentanti di An” cui spetta il 30 per cento del patto fondativo.

    La bozza di compromesso, che prevede anche un accordo sulle prossime elezioni del 2013, è stata trasmessa al premier da Angelino Alfano e Niccolò Ghedini che l'hanno a loro volta ricevuta dai legati di Fini, Italo Bocchino e Andrea Augello. Manca l'imprimatur dei leader, ma è un'ipotesi di partenza verso un processo di pacificazione che scioglierebbe i contrasti su manovra e intercettazioni e rassicurebbe Fini intorno al suo futuro (la possibilità di nominare il 25 per cento dei parlamentari del Pdl alle prossime elezioni): il cofondatore teme infatti che, chiusa la tregua imposta dalla battaglia sulle intercettazioni e sulla manovra, nel Pdl ricominci una campagna per spintornarlo fuori con i buoni auspici degli ex colonnelli e probabilmente di Giulio Tremonti. Anche per questo i vietcong finiani continuano a fare manovra, ieri in due riunioni è stata approvata una vera contro-finanziaria ricalcata sulle proposte di Mario Baldassarri. Altro che “qualche emendamento”.

    Nel frattempo i mediatori berlusconiani sono incartati su due punti: come evitare una rottura con gli ex colonnelli e come far accettare al riluttante Berlusconi una logica che ufficializza la correntizzazione del Pdl? Si tratta di problemi non semplici da risolvere visto che a nessuno tra gli uomini più fidati del premier sfugge che la coperta è corta: aggiustare le cose con Fini significa quasi sicuramente sfasciarle con la troika Alemanno-Gasparri-La Russa tanto più se i tre dirigenti, uniti da un saldissimo patto, si sono già costituiti in una sorta di corrente antifiniana di cui il sindaco di Roma è il leader designato dagli altri due soci. Non è un segreto che mesi fa, la sera in cui un amletico Alemanno si decise a aggiungere il proprio nome e quello dei suoi parlamentari alla controconta antifiniana di Gasparri e La Russa, i due leader di Italia protagonista lo abbiano convinto anche con un ragionamento che suonava così: “Traditi da Fini, sei tu, Gianni, il più carismatico e sei di fatto anche l'unico che ha delle chance per una possibile successione a Berlusconi”. E difatti, sabato scorso, alla convention romana della nuova corrente, l'intervento più lungo e di prospettiva è stato quello del sindaco: “Il congresso è necessario”.

    Non fosse che gli emissari di Berlusconi, Gaetano Quagliariello e Fabrizio Cicchitto, rivolgendosi ai colleghi ex An, nella stessa occasione – richiesti di farlo dal premier – hanno bocciato la meccanica delle correnti definendola incompatibile con la leadership carismatica del Cav. E' anche per questo che diventa difficile concedere a Fini ciò che si vuole negare ai colonnelli. Berlusconi lo ripete: “Al solo sentir parlare di nomenclature mi viene l'orticaria”. E' vero. Ma intanto il fenomeno appare inarrestabile anche all'interno di FI. Tra due settimane, a Brescia, Frattini farà le prove generali di un correntone lealista con Sacconi e Gelmini legittimando così, chissà, anche le richieste finiane.
    Salvatore Merlo

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.