L'Italia è il paese più spiato
Così nel mondo si regolamenta il rapporto tra intercettazioni e giornali
E' stata anche la Bbc a citare quello studio del think tank tedesco Max Planck Institut, secondo il quale sarebbe l'Italia il paese “più intercettato del mondo”, con 76 intercettazioni ogni 100.000 abitanti. Seguirebbero i Paesi bassi con 62, la Svezia con 33 e la Germania con 23,5, mentre il Regno Unito starebbe attorno alle sei. Ovviamente, l'Italia è prima solo in una classifica di stati di diritto diversi da quei paesi come Corea del nord, Iran o Cuba.
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E' stata anche la Bbc a citare quello studio del think tank tedesco Max Planck Institut, secondo il quale sarebbe l'Italia il paese “più intercettato del mondo”, con 76 intercettazioni ogni 100.000 abitanti. Seguirebbero i Paesi bassi con 62, la Svezia con 33 e la Germania con 23,5, mentre il Regno Unito starebbe attorno alle sei. Ovviamente, l'Italia è prima solo in una classifica di stati di diritto diversi da quei paesi come Corea del nord, Iran o Cuba. Ma comunque, sempre di record si tratta. Il problema però ha due versanti. Chi e quando decide cosa intercettare; i giornalisti che poi pubblicano materiale derivante da intercettazioni.
Sul primo punto, il basso livello di intercettazioni del Regno Unito si spiega con una circostanza che taglia la proverbiale testa al toro: salvo rarissime eccezioni, le intercettazioni non hanno valore di prova in tribunale. Si possono dunque fare solo per prevenzione o per ragioni di sicurezza nazionale e solo se non ci siano altri mezzi per ottenere analoghe informazioni: circostanze stabilite dallo Home Office, il Ministero dell'Interno. E' una posizione estrema che non è seguita neanche negli Stati Uniti, che pure hanno un sistema di Common Law simile. Anche lì però l'Omnibus Crime Control and Safe Streets Act del 1968 richiede l'approvazione dell'Attorney General, ministro federale della Giustizia, alle richieste di intercettazione fatte dai tribunali, e con precise limitazioni: non ci devono essere altre alternative; per una lista di reati limitata, anche se è salita dai 26 originari al centinaio attuale; per un periodo di 30 giorni, anche se prorogabile. Il Foreign Intelligence Surveillance Act del 1978 permette poi l'intercettazione per motivi di sicurezza nazionale: in pratica si applica solo a stranieri o “agenti di governo stranieri”, su autorizzazione di un apposito tribunale federale.
In Germania a decidere è invece il tribunale, in caso di reati con almeno cinque anni di pena, e per periodi di tre mesi rinnovabili. Ma sentimenti intimi e riflessioni personali vanno immediatamente cancellati e non possono essere usati come prova, e lo stesso vale per le intercettazioni consentite ad autorità di tutela costituzionale e servizi segreti per fini strategici per la tutela della sicurezza nazionale. In Francia decide il giudice istruttore: ma ci vuole un reato che comporti almeno due anni, per non più di quattro mesi, e a patto di sigillare le registrazioni, trascrivere le sole parti relative all'accertamento della verità, e distruggere poi tutto dopo la prescrizione. Anche lì c'è inoltre l'intercettazione di sicurezza disposta dal governo per prevenire terrorismo e spionaggio.
Sul secondo punto, il principio particolare della riservatezza delle informazioni si unisce a quello più generale di tutela del segreto istruttorio, che nel sistema anglosassone è coperto dalla fattispecie particolarmente severa del Contempt of Court: nel regno Unito, fino a due anni di carcere. Ma anche in Germania e Francia si rischia fino a un anno: in Germania cinque, se a violare il segreto istruttorio è un pubblico funzionario in modo voluto. Negli Stati Uniti ci vuole l'autorizzazione dell'Attorney General per perseguire un giornalista. In Francia c'è il diritto alla segretezza delle fonti. Nel Regno Unito c'è una presunzione di buona fede abbastanza ampia, e se giudicati colpevoli di “disprezzo della Corte” i giornalisti sono risparmiati dal carcere, anche se le multe sono comunque salatissime. Ma in Germania e Francia sono gli stessi giudici a preoccuparsi di fornire informazioni alla stampa in modo ufficiale.
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