Cercavamo un Bar sport peggiore del nostro e l'abbiamo trovato

Piero Vietti

Al bar del Foglio il televisore è nel posto più scomodo possibile. Sarà per non indurre in tentazione, ma certo è che per seguire degnamente una partita bisogna farsi venire perlomeno un berlusconianissimo torcicollo. Essendo piazzato nell'open space, bisogna stare attenti con il volume, su cui si discute almeno quanto sull'intensità dell'aria condizionata. Persa la battaglia per tenere fresco l'ambiente, è ancora in corso quella per sentire un filo di telecronache. Telecronache rigorosamente Sky.

    Al bar del Foglio il televisore è nel posto più scomodo possibile. Sarà per non indurre in tentazione, ma certo è che per seguire degnamente una partita bisogna farsi venire perlomeno un berlusconianissimo torcicollo. Essendo piazzato nell'open space, bisogna stare attenti con il volume, su cui si discute almeno quanto sull'intensità dell'aria condizionata. Persa la battaglia per tenere fresco l'ambiente, è ancora in corso quella per sentire un filo di telecronache. Telecronache rigorosamente Sky. I Mondiali al bar del Foglio si seguono su Sky. Anche perché sulla Rai è difficile capire quali partite vengano effettivamente trasmesse.

    Quando vogliamo passare una serata divertente
    , complice la pausa estiva di “Zelig”, guardiamo invece “Notti mondiali” su Rai Uno. L'altra sera alcuni redattori hanno addirittura seguito la telecronaca di Brasile-Corea del nord su quel canale. Alla quarta definizione in due minuti del gol degli asiatici come “una bella pagina del calcio” si pensava a un ritorno strano del satellite. Ma quando è iniziato “Mondiale Sprint”, ci si è chiesto perché in Rai il luogo comune sia diventato più importante della grafica e della scenografia degli studi ferme agli anni Novanta. Mazzocchi inizia con un “il Brasile vince ma non convince” che ammazzerebbe persino Civoli e prosegue con un ardito “i coreani erano molto coreacei”. Gelo. “Vabbe', questa fatemela passare” (se a qualcuno fosse sfuggita la tragica battuta). Ma il peggio comincia dopo, appunto con “Notti mondiali”. Qui il bar fogliante sbotta.

    Al teleutente pagatore di canone viene inflitta la più cialtronesca delle edizioni di Bar Raisport. A Johannesburg un Jacopo Volpi al rallentatore parla delle partite con un Ivan Zazzaroni formato Club Med (potesse si sbottonerebbe anche il pullover, oltre alla camicia), un polemico Fulvio Collovati e un abbronzatissimo Tombolini costretto a commentare il nulla vista la mancanza di episodi da moviola (“Il Brasile è difficile da arbitrare?”, “Sì, perché quando fanno i colpi di tacco l'arbitro si distrae”). Anche qui la parola d'ordine è “il Brasile vince ma non convince”. A questo punto le banalità hanno scaldato l'ambiente a puntino per collegarsi con piazza di Siena a Roma. Qui lo spettacolo è un inno al trash: Maurizio Costanzo (ma perché?) e Giampiero Galeazzi (ma fino a quando?) tengono malamente un'osteria di ubriachi analcolici e vecchie glorie dell'avanspettacolo. Il regista non ha nemmeno l'accortezza di alzare la sedia al primo e abbassarla al secondo, così che l'effetto per lo spettatore è un collegamento con i sosia dell'orco Shrek e di un pupazzo da ventriloquo.

    Costanzo non sa bene che dire, commenta i dati dello share di Italia-Paraguay con un “è che gli italiani hanno ancora voglia di emozionarsi” e chiede a Galeazzi “perché così pochi gol?” sbirciando su un foglietto. “Eh sì, il bottino quest'anno è scarso”, risponde esaurientemente Bisteccone. La telecamera si sposta su Valeria Marini che si definisce “grande tifosa dell'Italia” e su Zibì Boniek che pontifica su tutto. Si torna in studio in Sudafrica, e la linea rimbalza a Enrico Varriale a Casa Azzurri che, stravaccato su un divanetto, mostra spezzoni della conferenza stampa di Lippi e parla con accento particolarmente marcato. Ancora piazza di Siena. Costanzo fa suonare la vuvuzela a Galezzi (la sera prima ci aveva pensato Massimo Lopez, proprio mentre Lippi parlava), Boniek ha una crisi di riso, Costanzo farfuglia qualcosa sulla samba e parte una marchetta clamorosa alla canzone della Marini scritta da Gigi D'Alessio. Galeazzi prova a parlare di calcio e Costanzo, come un bambino annoiato, fa rumore con una manina di plastica coi colori italiani (“ciakaciakaciaka”). Costanzo chiede a Varriale “che fine ha fatto Gilardino”, Varriale ha il ritorno in cuffia e non capisce, Volpi prova a rispondere ma Costanzo gli dà sulla voce.

    Paola Ferrari, che guida il collegamento da Roma, ha perso il controllo, chiama i due “la strana coppia”, Costanzo chiede perché non si parla mai degli animali del Sudafrica. “Perché dovremmo parlare di calcio”, gli fa Boniek. La regia però è evidentemente succube del grande vecchio della tv e fa partire subito le immagini di elefanti, gnu e giraffe, interrompendo un pensiero molto tecnico di Galeazzi. Si torna da Volpi, si parla per l'ennesima volta del mal di schiena di Buffon, Zazzaroni sputtana Boniek accusandolo di seguire un corso di tango, Volpi chiama in causa Costanzo per mandare la pubblicità (“Maurizio, se mandi i tuoi proverbiali consigli per gli acquisti…”), e Costanzo recita la macchietta di se stesso lanciando i consigli per gli acquisti seguìto fuori tempo da Galeazzi che provava a fargli da seconda voce. Si respira. Al bar del Foglio c'è chi ha capito tutto. “Notti Mondiali” è il primo reality show girato nei circoli canottieri romani. E' un reality a tempo: i partecipanti stanno dentro i rispettivi circoli (“piazza di Siena” è il circolo di Galeazzi e Costanzo: qui a volte arrivano anche Massimo Lopez, Boniek e la Marini; “casa Italia” è quello di Varriale e basta; in un circolo non ancora ben identificato stanno Collovati, Zazzaroni e Tombolini) soltanto per un'ora, dalle 23.30 alle 24.30, immediatamente dopo la visione collettiva (ognuno nel suo circolo) della partita serale dei mondiali. Il segreto del successo di pubblico è uno: è il primo reality in cui i partecipanti non sanno d'essere ripresi dalla tv.

    Per questo è un reality-reality: è la vera vita dei circoli canottieri romani a emergere. E gli spettatori – dicono che tra questi ci sia anche qualche tifoso di calcio – lo sanno e si collegano per questo. C'è ancora il tempo per vedere un “contributo” della strana coppia inviata tra i tifosi brasiliani: Costanzo chiede a tutti “perché Dunga non ha convocato Pato?” senza ottenere risposta. Una donna con la faccia dipinta di verdeoro cerca di ballare con lui; Galeazzi prova a fare domande dando la schiena alla telecamera e oscurando l'obiettivo. Costanzo chiede a un brasiliano di dov'è originario il nonno italiano. Si torna in studio. Costanzo continua a parlare di Pato. In Sudafrica Volpi non sa più che fare. Varriale è andato a dormire e Costanzo finisce con una minaccia: “Se l'Italia va in finale io e Giampiero veniamo lì”. Il bar del Foglio è attonito. L'utente paga il canone, e scopre che è troppo poco per siffatto spettacolo. Poi scorrono i titoli di coda, e vorrebbe raddoppiare i compensi di questa trista tribù. Altro che il Sudafrica, è lo Zimbabwe.

    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.