Ma il paradosso alberga in casa Fiom

Carlo Stagnaro

Al direttore – E' davvero bizzarra la posizione della Fiom su Pomigliano perché, se ha ragione, è inutile. Se è utile, ha torto. Dice la Fiom: l'accordo viola il contratto nazionale, la legge, la Costituzione. Bisogna dedurne che, secondo la Fiom, un accordo è lecito solo se strettamente aderente ai sacri testi.

    Al direttore – E' davvero bizzarra la posizione della Fiom su Pomigliano perché, se ha ragione, è inutile. Se è utile, ha torto. Dice la Fiom: l'accordo viola il contratto nazionale, la legge, la Costituzione. Bisogna dedurne che, secondo la Fiom, un accordo è lecito solo se strettamente aderente ai sacri testi. Ma allora non c'è più bisogno né della negoziazione, né delle parti sociali, né dell'accordo. Tutto è automatico. Invece, il miracolo di Pomigliano è quello di rimpiazzare il vecchio armamentario conflittuale con un nuovo approccio di collaborazione interessata. E' possibile che l'impegno a non scioperare non sia riconosciuto valido dalla legge italiana. Ma ciò non significa che scioperare sia un dovere, o non scioperare un reato. Significa solo che se prendi l'impegno la legge non ti obbliga a mantenerlo. La legge non ti vieta di promettere che non sciopererai.

    Tutela il tuo diritto a cambiare idea, e a mancare alla promessa. Paradossalmente, in una fase come questa di profonda riorganizzazione sociale e industriale, i sindacati possono riconquistare un ruolo se sanno farsi garanti dell'interesse comune di impresa e lavoratori, che è anzitutto quello a continuare a esistere, e dunque di venirsi incontro ed essere leali. Se la Fiom non è uno strumento di dialogo tra vertice aziendale e lavoratori, ma un cavallo pazzo che scalcia a casaccio, è irrilevante o dannosa. L'amore non si vede dal rispetto dei contratti, ma dalla fedeltà alle promesse. Fino a che punto la Fiom ama i lavoratori, e fino a che punto ama invece il garrire delle bandiere del secolo scorso?