Né con la Nazionale né contro, ma tifare Paraguay è troppo italiano

Camillo Langone

Mi ha dato molto molto fastidio sapere che Radio Padania tifa contro la Nazionale italiana. L'ho trovato non tanto padano bensì italiano nel senso deteriore del termine. Tifare per lo straniero contro il proprio fratello è il più ripugnante dei costumi nazionali, un vecchio classico. “Per me sol un contento si desia, / che ‘l cancaro mangiasse il Taliano, / il qual, o ricco o povero che sia, / desidra in nostre stanze il Tramontano” scrive il mio maestro Teofilo Folengo, mantovano quindi superpadano del Cinquecento.

    Mi ha dato molto molto fastidio sapere che Radio Padania tifa contro la Nazionale italiana. L'ho trovato non tanto padano bensì italiano nel senso deteriore del termine. Tifare per lo straniero contro il proprio fratello è il più ripugnante dei costumi nazionali, un vecchio classico. “Per me sol un contento si desia, / che ‘l cancaro mangiasse il Taliano, / il qual, o ricco o povero che sia, / desidra in nostre stanze il Tramontano” scrive il mio maestro Teofilo Folengo, mantovano quindi superpadano del Cinquecento. E' proprio il momento in cui l'infame e giustamente pluriscomunicato Alfonso d'Este, ferrarese e pertanto superpadano pure lui, fornisce all'invasore Carlo V le nuove modernissime armi per uccidere Giovanni dalle Bande Nere, l'uomo che cerca di impedire all'Italia di diventare un paese di camerieri e visitatori di musei. Camerieri sono i giacobini che a Reggio Emilia applaudono il tricolore imposto dai francesi, camerieri sono gli antifascisti che ovunque esultano per lo sbarco in Sicilia e i bombardamenti americani. Una lunga tradizione di collaborazionisti e puttani fa scrivere a Malaparte (collaborazionista e puttano come tanti, scrittore come pochi) che il “nome Italia puzzava in bocca come un pezzo di carne marcia”, descrivendo l'odore ufficiale della Repubblica dalla sua proclamazione a oggi.

    Mi fa disperare che il capo degli ultras disfattisti sia Matteo Salvini, proprio lui che doveva essere la speranza degli autoctoni: mi ricorda Elena che negli anni Ottanta mi disse “meglio i negri dei meridionali” e oggi deve vivere in una città piena di arabi e di cinesi. Se l'Italia è una costruzione artificiale figuriamoci la Padania, che geograficamente non comprende il Triveneto né la Liguria né la Romagna insomma mezzo nord mentre linguisticamente si estende fino a Senigallia, tagliando fuori la Toscana dove però, mi avvisano da Firenze, di tifare Italia non ne vogliono sapere, non gli garba. Ovvio: la nazione entusiasma di più laddove comune e regione sono meno sentiti, a Foggia o tifi Italia o ti spari. Il controtifo di Radio Padania è qualcosa di tristissimo, un miscuglio di inguardabili passioni spinoziane, un groviglio di impotenza, risentimento, desiderio di vendetta. E dal punto di vista politico? Un bel disastro per chi ambirebbe a sfondare la Linea gotica, stavolta in direzione sud.
    D'altro canto tifare per la Nazionale italiana mi è impossibile. Innanzitutto come cristiano. Quando provo a introdurre questo concetto vedo sempre le bocche formare delle grosse O, si vede che venti secoli di prediche domenicali non sono servite a un cazzo. Gesù Cristo questo sconosciuto. Per la gente il Vangelo è una vecchia filastrocca e non vale nulla aprire Matteo: “Gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi”. Come cristiano e quindi come uomo sono contrario a qualsiasi forma di sport, di più: a qualsiasi forma di competizione, in qualsiasi campo. Non desiderare la donna, la roba, la vittoria d'altri. L'ambizione deve fare orrore siccome si nutre di invidia e si realizza nell'umiliazione altrui. Di solito a questo punto le bocche smontano le grosse O e cominciano a inveire, come contro un pazzo pericoloso: perché per loro l'ambizione è sacra. Poveretti, oltre che bacati dal peccato originale sono sviati da cattivi pastori quali il cardinale Bertone che andava in tivù a tifare Juventus mentre io mi domandavo: non è che per merito di questo cervellino quelli del Toro si faranno maomettani?

    Poi il tifo è zuppo di paganesimo come un savoiardo nel rum, non soltanto tra gli afro-brasiliani che infilzano bamboline per far perdere gli avversari della Seleção. Anche i tifosi italiani, che in quanto tifosi sono tutti africani ad honorem, indulgono alla cabala. In ogni bar, in ogni soggiorno c'è immancabile l'idiota che immagina le sorti della partita decise dalla disposizione degli spettatori su sedie e divani, a migliaia di chilometri dal campo di gioco. Non provateci a dirmi che questo è patriottismo, non provateci proprio.

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).