Colosseo al buio stasera per chiedere la libertà del soldato Shalit

Nicoletta Tiliacos

Stasera alle undici, quando in medio oriente sarà mezzanotte, si spegneranno le luci del Colosseo, per ricordare che un caporale israeliano oggi ventiquattrenne, Gilad Shalit, esattamente da quattro anni è prigioniero di Hamas, senza aver mai potuto parlare con la propria famiglia e senza che la Croce Rossa internazionale abbia mai potuto accertarsi delle sue condizioni. 

    Stasera alle undici, quando in medio oriente sarà mezzanotte, si spegneranno le luci del Colosseo, per ricordare che un caporale israeliano oggi ventiquattrenne, Gilad Shalit, esattamente da quattro anni è prigioniero di Hamas, senza aver mai potuto parlare con la propria famiglia e senza che la Croce Rossa internazionale abbia mai potuto accertarsi delle sue condizioni. I promotori dell'iniziativa per la liberazione di Shalit sono l'Unione Giovani Ebrei d'Italia e l'associazione Benè Berith giovani, che in una nota comune affermano di sentire “la responsabilità di riportare l'attenzione dei media e della comunità internazionale su questa vicenda”. Alle ventuno e trenta ci si raccoglierà attorno a un palco, di fronte all'Arco di Costantino, per una maratona oratoria di brevi interventi, fino all'ora in cui il Colosseo resterà al buio, a rappresentare la solidarietà con Gilad Shalit, già da tempo nominato cittadino onorario di Roma. Ci saranno il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, il presidente della provincia, Nicola Zingaretti, il presidente della regione Lazio, Renata Polverini, il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi, e Lorenzo Cesa, presidente dell'Udc, ma sono decine le associazioni e le sigle che hanno aderito all'iniziativa.

    C'è anche il Foglio, e ci sarà soprattutto il padre di Gilad, Noam Shalit, che domani mattina sarà ricevuto dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Al quale chiederà che il governo italiano si adoperi affinché almeno la Croce Rossa possa far visita al prigioniero, come prevede la Convenzione di Ginevra. Sempre domani, su iniziativa della locale comunità ebraica e del comune, spegnerà le luci per un quarto d'ora (dalle ventuno e quarantacinque alle ventidue) anche il Castello Sforzesco di Milano, mentre una fiaccolata per Shalit si terrà davanti al Castello a partire dalle ventuno.

    “Credo che la vicenda Shalit rappresenti uno snodo cruciale
    di tutto il contenzioso che riguarda Gaza – dice al Foglio Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana – e per molti motivi. Con la detenzione di Shalit, Hamas (inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche anche per l'azione di Frattini, al tempo in cui l'Italia era presidente di turno dell'Unione europea) viola impunemente la Convenzione di Ginevra sui prigionieri, che garantisce le visite della Croce Rossa. L'area di Gaza è l'unica al mondo in cui le organizzazioni umanitarie, Croce Rossa compresa, non possono distribuire gli aiuti internazionali ma devono passare la mano ad Hamas, che monopolizza la distribuzione con i suoi criteri ricattatori. Eppure le organizzazioni umanitarie non protestano per questo – prosegue Pacifici – così come quasi inesistenti sono state le parole di condanna quando Hamas ha violato le chiese cristiane”. Il presidente della comunità ebraica romana sottolinea che “il soldato Gilad Shalit non è stato catturato durante un'azione militare – come avvenne per Ron Arad, l'aviatore israeliano del quale da vent'anni non si sa più nulla – ma è stato prelevato in territorio israeliano, pochi mesi dopo lo sgombero forzato, da parte dell'esercito, degli insediamenti israeliani ai confini con Gaza, con il grande carico di lacerazioni e sofferenze che questo ha comportato nel paese”.

    Quando è stato fatto prigioniero, Gilad Shalit presidiava quello “che tutti noi immaginavamo potesse diventare un confine di pace – sottolinea Pacifici – con una zona, Gaza, dove l'intero territorio è in mani palestinesi. Sappiamo che lo scopo di Hamas è semplicemente la distruzione di quella che chiama ‘entità sionista', cioè lo stesso stato di Israele, ma la liberazione di Gilad Shalit potrebbe riaprire le speranze e il cuore dell'opinione pubblica israeliana, soprattutto dopo la trappola della nave dei finti ‘pacifisti'”.