La Slovacchia nel pallone

Carolina de Stefano

Questa settimana due sono i match decisivi che attendono la Slovacchia: il primo se lo gioca in casa; l'altro, della durata di 90 miseri e fondamentali minuti, si gioca oggi in Sudafrica. Anche a Bratislava si attende con ansia il giovedì pomeriggio che deciderà della nostra sorte calcistica, ma gli slovacchi sono ancora più in agitazione per il governo che non si riesce a formare.

    Questa settimana due sono i match decisivi che attendono la Slovacchia: il primo se lo gioca in casa; l'altro, della durata di 90 miseri e fondamentali minuti, si gioca oggi in Sudafrica. Anche a Bratislava si attende con ansia il giovedì pomeriggio che deciderà della nostra sorte calcistica, ma gli slovacchi sono ancora più in agitazione per il governo che non si riesce a formare.

    Le elezioni del 12 giugno hanno visto trionfare il premier uscente Robert Fico. Il suo partito, lo Smer, ha ottenuto il 35 per cento dei consensi con uno scarto di addirittura venti punti dal secondo raggruppamento. Con premesse così solide e legittime sembrava quindi che il governo di centro-sinistra sarebbe rimasto alla guida del paese per altri quattro anni, incontestato. Invece, per il carismatico leader socialista questo successo solitario ha significato solo desolazione. I risultati elettorali hanno relegato in panchina i suoi discutibili ma essenziali partner, ovvero il Partito Nazionalista (e un bel po' razzista) di Jan Slota e l'HZDS, movimento conservatore dell'ex premier Vladimir Meciar. Molti voti, dunque, ma nessuna coalizione. Ergo, nessuna maggioranza nel parlamento monocamerale slovacco.

    Al contrario, i quattro partiti principali dell'opposizione, grazie a un sistema proporzionale con sbarramento al 5 per cento che ha permesso di spartirsi briciole importanti, si trovano ad avere 79 seggi sui 150 e stanno cercando di accordarsi su un viscoso programma comune. Il primo mandato esplorativo, concesso a Fico dal Presidente della Repubblica Gasparovic, è fallito perché non c'era un bel nulla da esplorare. Così, poche ore fa l'indirizzo della lettera presidenziale è cambiato: da domani la candidata a Primo Ministro che cercherà di trovare una soluzione sarà la leader dell'Unione Democratico-Cristiana Slovacca (SDKV-DS) Iveta Radicova, anche detta “Tatra Tigress”.

    In qualunque maniera la Radicova accontenterà tutti i membri del suo litigioso centro-destra quadripartito, non c'è dubbio che all'Estero questo capovolgimento dei risultati, o piuttosto la scomparsa della coalizione populista e social-nazionalista del trio Fico-Slota-Meciar, piace. L'Economist ne è entusiasta: parla di “Fresh air” riferendosi al nuovo clima politico che si respira da qualche mese nei paesi dell'Est, i quali sembrano avviati globalmente su una strada di moderazione e liberoscambismo; della Slovacchia sottolinea che della maggioranza farà parte anche la minoranza ungherese del Most-Hid, sintomo del fallimento della legislazione anti-magiara voluta dal precedente governo.

    I ministri del futuro governo potranno essere quattordici o diciotto, ma 11 è adesso il numero e Vladimir Weiss la guida. E' la prima volta che la Slovacchia si qualifica, noi siamo i Campioni del Mondo. Il loro inno è “fulmini sopra i monti Tatra”,  noi ormai tremiamo. Hamsik, la loro perla, è un difensore e la nazionale di Bratislava si è qualificata ai Mondiali grazie soprattutto a un gol: un'autorete della Polonia al terzo minuto di gioco. Vincere significa passare, pareggiare vuol dire rischiare. In politica le maggioranze e le coalizioni cambiano. La partita invece è una. Allora rinviamo crisi di governo e il dispiacere per Fico e pensiamo a batterli. Molto più fico.