Tra Fioroni e Stalin

Claudio Cerasa

Si dice che la nomina di Massimo D'Alema alla guida della Foundation for European Progressive Studies – un grosso think tank nato nel 2008 con l'idea di creare “un insieme di linee guida utili per dare la linea ai maggiori partiti della sinistra europea” – sia in gran parte legata a un risarcimento offerto ai democratici in seguito al clamoroso tradimento di qualche mese fa di cui furono protagonisti i vertici del Pse.

    Si dice che la nomina di Massimo D'Alema alla guida della Foundation for European Progressive Studies – un grosso think tank nato nel 2008 con l'idea di creare “un insieme di linee guida utili per dare la linea ai maggiori partiti della sinistra europea” – sia in gran parte legata a un risarcimento offerto ai democratici in seguito al clamoroso tradimento di qualche mese fa di cui furono protagonisti i vertici del Pse, che preferirono la francese Catherine Ashton a D'Alema per il posto di Alto rappresentante per la politica estera. Sarà vero che avranno pesato anche i sensi di colpa del Pse ma è certo che l'arrivo dell'ex presidente del Consiglio alla guida della Feps offre diversi spunti di riflessione che Peruzy affronta in questa pagina.

    Tempo fa, il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani
    aveva invitato i massimi esponenti del Pd a contribuire “alla prospettiva della costruzione di un ampio campo progressista”, a partire da “un rapporto approfondito sui contenuti”. E sembra che sarà proprio questo l'intento di D'Alema: offrire alle nuove forze progressiste una piattaforma da cui ripartire per trovare delle soluzioni che permettano alle malandate sinistre europee di tornare competitive; anche per invertire, come dice Peruzy, “un declino che ha spinto i socialdemocratici europei sempre più ai margini dell'attività di governo”.

    I dalemiani sanno che la questione europea
    rischia di spaccare ancora una volta in due il Partito democratico e di far sbuffare i vari Fioroni e Marini. Ma anche se i cattolici non saranno felici dell'ascesa europea del presidente del Copasir c'è chi come Peruzy (che ammette di aver creato nella fondazione Italianieuropei la carica, da lui ricoperta, di segretario generale in onore di Stalin) non ha problemi a dire le cose come stanno. “Anche il futuro del Pd dipenderà da come verrà riscritta l'agenda dei progressisti europei. Il rischio di dirottare il Partito democratico ancora più a sinistra non ci interessa. Se succederà francamente non è un problema nostro”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.