Il migliore dei carceri possibili
Guantanamo non si può chiudere. Ora se n'è accorto anche Obama
La chiusura del carcere speciale di Guantanamo sta scivolando sempre più in basso nell'agenda di Obama, tanto che il New York Times, sempre molto in linea con l'Amministrazione, sostiene sia “improbabile che il presidente Obama mantenga la sua promessa di chiuderlo entro la fine del suo mandato, nel 2013”.
La chiusura del carcere speciale di Guantanamo sta scivolando sempre più in basso nell'agenda di Obama, tanto che il New York Times, sempre molto in linea con l'Amministrazione, sostiene sia “improbabile che il presidente Obama mantenga la sua promessa di chiuderlo entro la fine del suo mandato, nel 2013”. Dalla fanfara del primo giorno di servizio, quello in cui Obama aveva firmato l'ordine esecutivo per la chiusura di Guantanamo entro un anno, sono passati sedici mesi in cui il presidente ha rimandato, ha fatto nuovi propositi, ha licenziato il consigliere della Casa Bianca a cui aveva affidato il caso, per poi essere costretto ad ammettere che – come qui si sospettava – lo spazio politico e strategico per la chiusura di Guantanamo non c'è.
Il dibattito sul supercarcere istituito da Bush non è fatto di dettagli tecnici. Quando Obama ha firmato per la chiusura, voleva ribaltare l'intera narrazione della giustizia del dopo undici settembre e rovesciare l'idea che ci fosse uno spazio esterno alla giustizia ordinaria dove trattare i più straordinari dei detenuti: i terroristi. Allo stesso modo, la rinuncia obamiana è l'ammissione implicita che il carcere speciale di Bush è il modo più efficace per trattare la minaccia del terrorismo; Obama non ha una vera alternativa a portata di mano, perché un'alternativa radicale non esiste. La testa dell'avvocato della Casa Bianca, Greg Craig, è rotolata proprio nello sforzo titanico di creare una mistica obamiana dei diritti civili uguale e opposta a quella di Bush.
Craig è stato incaricato da Obama di occuparsi del dossier di Guantanamo quattro giorni dopo che le urne l'avevano eletto presidente. Per Obama si trattava della cosa più importante, la sintesi di una visione del mondo, e per questo non c'era tempo da perdere. Ma Craig è crollato sotto i colpi della realtà. L'Amministrazione ha provato diverse vie per chiudere il carcere, e tutti i fallimenti sono stati coperti con problemi tecnici e varie versioni del “ci stiamo lavorando”. Il principio a parole è intatto, ma Craig nei fatti è stato licenziato. Al suo posto è arrivato Bob Bauer, che da subito ha fatto capire che la virtù massima nella gestione del dossier è la cautela.
Non tutti alla Casa Bianca concordano con l'idea che la chiusura di Guantanamo sia cosa buona e giusta. Da subito il capo dello staff di Obama, Rahm Emanuel, si è detto d'accordo sull'inversione ideale del bushismo, ma non proprio certo che la chiusura del carcere senza se e senza ma fosse l'alternativa giusta. Per mesi si è parlato della struttura dismessa di Thompson, a 150 miglia da Chicago, come alternativa a Guantanamo, ma il progetto si è arenato, perché trasferire i prigionieri sul suolo americano vorrebbe dire prendersi il rischio enorme di sottoporli alla giustizia ordinaria, con la certezza – confermata dai dati – che la maggior parte degli eventuali rilasciati tornerebbe alle sue occupazioni jihadiste con zelo rinnovato.
Anche il dipartimento di Giustizia si è fatto più cauto e il ministro Eric Holder ha smesso di tuonare contro il carcere speciale, che peraltro è tornato a essere apprezzato dall'opinione pubblica (i sondaggi dicono che il 60 per cento degli americani non vuole la chiusura di Guantanamo) dopo l'attentato del Natale scorso, il massacro di Fort Hood e il suv carico di esplosivo trovato a Times Square. L'Amministrazione sta rinunciando anche a processare la mente dell'11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed, a New York in autunno (un altro annuncio improvvido), mentre le funzionalità della prigione segreta nella base americana di Bagram, in Afghanistan, sono state potenziate. L'unica strada percorsa dall'Amministrazione è il trasferimento di prigionieri in paesi terzi: 33 sono stati accettati dagli alleati e nella lista dei papabili ne rimangono soltanto 22. Per tutti gli altri Obama prende tempo, e alla Casa Bianca fermenta l'idea che nell'interesse della sicurezza nazionale Guantanamo sia il migliore dei carceri possibili.
Il Foglio sportivo - in corpore sano