Prego, processate la chiesa

Giuliano Ferrara

I nove giudici della Corte suprema di Washington hanno deciso di non esaminare il ricorso vaticano contro la pretesa di processare la chiesa per la “copertura” di casi di abuso carnale su minori. Questo è quanto chiedeva l'avvocato Jeff Anderson, che a partire dal 1983 ha costituito una formidabile macchina legale capace di agire in giudizio, con successi multimilionari nei risarcimenti, in danno della chiesa di Roma.

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    I nove giudici della Corte suprema di Washington hanno deciso di non esaminare il ricorso vaticano contro la pretesa di processare la chiesa per la “copertura” di casi di abuso carnale su minori. Questo è quanto chiedeva l'avvocato Jeff Anderson, che a partire dal 1983 ha costituito una formidabile macchina legale capace di agire in giudizio, con successi multimilionari nei risarcimenti, in danno della chiesa di Roma. Con questo rifiuto di riconoscere una qualunque immunità e sovranità alla chiesa è aperta la strada per lo sblocco di vecchi processi e per il radicarsi di nuove iniziative d'accusa, particolarmente in sede civile.

    Non sono in discussione i comportamenti penalmente o civilmente rilevanti di singole persone, e la contestazione singolare e puntuale del danno inferto alle vittime; ben oltre questo livello di ordinaria giustizia civile e penale, ci si inoltra nello stesso sentiero in cui sono avvenuti gli sventramenti delle tombe dei cardinali belgi e il sequestro giudiziario della conferenza episcopale belga nonché la messa in crisi della commissione mista di indagine Adriaennsens che custodiva i file requisiti dal procuratore militante di Bruxelles.

    Il caso che dà origine a questa decisione “pilatesca”
    della Corte suprema è da manuale. A Portland, nell'Oregon, un prete di nome Andrew Ronan aveva abusato di un minore e, su denuncia di preti a lui vicini, aveva confessato. Il prete è morto nel 1982, un anno prima che l'avvocato Anderson cominciasse la sua brillante carriera, e la malastoria di Portland risale a circa quaranta anni fa. Dieci anni prima, cioè mezzo secolo fa, in un altro mondo in fatto di standard etici e di amministrazione interna della chiesa, quel prete era stato trasferito dall'Irlanda a Chicago e infine a Portland.

    Allora, come ha riconosciuto Benedetto XVI,
    nella chiesa la paura dello scandalo sopravanzava la preoccupazione per le vittime. Lo spazio per la metanoia, per la conversione della chiesa, per la penitenza di clero e fedeli, per una espiazione fervente e di fede, c'è tutto: ma è possibile considerare la gestione dei trasferimenti di un prete, il governo paterno della sua anima, la dialettica di perdono e giustizia tra legge canonica e autorità civile, come un fastidio di cui sbarazzarsi? Lo stato può punire un prete che compie un delitto contro i minori, anzi deve, ma può anche mettere sotto processo la chiesa di Roma come fosse una cupola che protegge il malaffare? Come se la sua specifica moralità, la sua dottrina, la sua esperienza e la sua pastorale, confessione compresa, fossero a disposizione del braccio secolare della legge?

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.