Perché il Belgio è "unfit to lead" l'Unione europea

Carolina de Stefano

Il Belgio sembra impazzito. I vescovi vengono sequestrati, le tombe violate, il laicismo cerca di superare l'instabilità di un governo senza governo, nel giorno in cui assume la presidenza semestrale dell'Ue. Dopo le elezioni anticipate del 13 giugno, che hanno sancito il trionfo inaspettato del partito indipendentista di Bart de Wever (N-VA, nella foto) e il successo del socialista francofono Elio di Rupo, la possibilità di trovare un accordo per l'esecutivo si è molto ridotta. I due leader vincitori, nonostante idee e programmi poco armonizzabili, saranno costretti a coalizzarsi.

    Il Belgio sembra impazzito. I vescovi vengono sequestrati, le tombe violate, il laicismo cerca di superare l'instabilità di un governo senza governo, nel giorno in cui assume la presidenza semestrale dell'Ue. Dopo le elezioni anticipate del 13 giugno, che hanno sancito il trionfo inaspettato del partito indipendentista di Bart de Wever (N-VA, nella foto) e il successo del socialista francofono Elio di Rupo, la possibilità di trovare un accordo per l'esecutivo si è molto ridotta. I due leader vincitori, nonostante idee e programmi poco armonizzabili, saranno costretti a coalizzarsi. Anzi, il paradosso è che al momento la loro è l'unica convivenza certa, al di là di quale sarà la maggioranza che alla fine salirà al governo.

    Consapevole di questa situazione senza alternative, il Re ha deciso di andare alla ricerca di un esecutivo seguendo due direttive. A tre giorni dalle elezioni ha nominato Bart de Wever “informatore”. In sostanza, il leader secessionista, dopo una settimana di colloqui con sindacati e partiti papabili, presenterà entro lunedì un rapporto indicando la combinazione multipartitica più stabile. A questo punto, attenendosi alle conclusioni dell'N-VA, inizierà il mandato esplorativo del probabile futuro premier di Rupo, il cosiddetto “formatore”. In questa maniera i leader dei due partiti più importanti partecipano autonomamente e legittimamente alla formazione dell'esecutivo. Chiedere a Bart de Wever di essere l'originario promotore di un accordo significa dare immediata soddisfazione ai secessionisti per poi mettere a capo del governo un socialista francofono. Significa anche, e soprattutto, vedere se in concreto l'N-VA è pronto a far parte di un governo piuttosto che attenersi al suo programma elettorale, che a lungo termine vorrebbe l'evaporazione del Belgio.Re e partiti sperano così di trovare una soluzione entro settembre. Intanto il presidente dell'Ue, il belga Herman Van Rompuy freme. Abbiamo bisogno di un governo stabile, l'Europa e i mercati finanziari ci guardano – ha dichiarato la scorsa settimana. L'ex premier belga ha vissuto personalmente crisi istituzionali analoghe, e sa che il semestre di presidenza comunitaria del suo paese inizia con pessime premesse.

    Il Belgio difficilmente potrà sfruttare un Trattato nuovo come quello di Lisbona per imporre nella prassi, aldilà delle previsioni sulla carta, un ruolo determinante della presidenza dell'Unione. E' troppo poco credibile, instabile e indebitato per riuscirci. Ma l'attuale situazione belga è lo specchio dello stato dell'Unione. I belgi hanno fondato un paese su basi cattoliche ma non hanno mai avuto un'identità comune; l'Europa a 27 la sua non la riesce a trovare. Nel momento in cui i soldi sono venuti a mancare, soprattutto in una parte del paese, i fiamminghi hanno acquistato coraggio e il partito secessionista di de Wever è oramai il primo del paese. A partire dalla crisi greca, la Germania ha rinnegato ogni proposito comunitario e ha riaffermato decisamente l'unilateralismo nazionale. Il non ruolo svolto al G20 da Van Rompuy in rappresentanza dell'Unione, schiacciato com'era dai leader dei vari paesi membri, può dare l'idea di quella che sarà la capacità del Belgio di coordinare e contribuire a risolvere la crisi europea.