Leali col Cav.

Salvatore Merlo

L'accordo non è esattamente a portata di mano. Nel Pdl si fa largo la linea Zanicchi (da Iva Zanicchi, che intervistata ieri ha detto: “Fini vada fuori dalle palle”). Ma la pace non è impossibile. Ieri in un vertice a via del Plebiscito Silvio Berlusconi ha indicato la rotta: modifiche alla manovra e al ddl intercettazioni partendo dai rilievi del Quirinale; poi voto negli organi democratici del Pdl e “chi non si adegua è fuori”.

    L'accordo non è esattamente a portata di mano. Nel Pdl si fa largo la linea Zanicchi (da Iva Zanicchi, che intervistata ieri ha detto: “Fini vada fuori dalle palle”). Ma la pace non è impossibile. Ieri in un vertice a via del Plebiscito Silvio Berlusconi ha indicato la rotta: modifiche alla manovra e al ddl intercettazioni partendo dai rilievi del Quirinale; poi voto negli organi democratici del Pdl e “chi non si adegua è fuori”. Ma i finiani si adeguano: “Quelle modifiche le condividiamo”, dice al Foglio Andrea Augello, gran diplomatico vicino al presidente della Camera. Giulia Bongiorno non presenterà alcun emendamento alla legge sugli ascolti telefonici in commissione Giustizia, lì arriveranno le modifiche del Guardasigilli Angelino Alfano. Dice Augello: “Adesso ci vuole un patto tra Fini e Berlusconi. Prima della pausa estiva”.

    Se il campo berlusconiano chiede una prova di lealtà, il senatore finiano rassicura: “Mai abbiamo votato, né in Parlamento né all'interno degli organismi del partito, contro la linea. L'obiettivo non è il terzo polo, né tantomeno l'infausta idea di una separazione, benché consensuale. Puntiamo ad armonizzare i rapporti tra i due leader del Pdl. La situazione è sfuggita di mano per le troppe polemiche mediatiche”. Augello suggerisce: fuori i secondi, ovvero “sono uno strenuo sostenitore della massima che recita ‘tacere con successo'. Le seconde linee, finiane e berlusconiane, permettano al premier e al presidente della Camera di tirare il fiato. Sono loro che dovranno trovare la soluzione. Parlandosi. La congiuntura è irripetibile.

    Tutte le difficoltà sono state rimosse: le intercettazioni saranno emendate, la manovra è calendarizzata con la collaborazione di tutti, il caso Brancher si è chiuso. L'unico ostacolo all'accordo risiede in un pregiudizio che divide i cofondatori. Ora basterebbe preparare bene l'incontro e chiudere per sempre questa storia”. Eppure di terzo polo e di separazione consensuale se ne è parlato. “Roba da soap opera. E' improponibile al nostro elettorato l'idea che dopo soltanto un anno e mezzo di vita il grande soggetto unico del centrodestra vada incontro a una separazione. Quanto al terzo polo, Fini non ci ha mai pensato”. Ma ne ha parlato con Repubblica. “Bisogna vedere il contesto delle domande. Esempio: ‘Se ti buttano fuori dal Pdl che fai?' Risposta: ‘Mi arrangio col terzo polo'”.

    Martedì Augello ha incontrato il presidente della Camera e con lui ha parlato della delicata situazione politica. “Non c'è nulla nelle azioni di Fini che autorizzi a pensare che voglia davvero fare un terzo polo. Ai tempi del predellino e di piazza san Babila, per lui sarebbe stato più semplice allearsi con Casini che lanciarsi nel Pdl. Non solo. Nel nuovo partito ha intrapreso un percorso difficile, dichiarando subito ed esplicitamente di voler rappresentare una minoranza problematica al suo interno. Se avesse coltivato l'idea di tradire, sarebbe stato più intelligente adeguarsi, stare zitto, e uscire allo scoperto soltanto quando Berlusconi si fosse trovato in difficoltà”. C'è chi descrive Berlusconi furioso, deciso a cacciare Fini dal partito.

    “Abbiamo uno statuto democratico nel Pdl. In un partito democratico deve consumarsi una rottura che abbia valore disciplinare perché si possa giustificare una espulsione. Finora non c'è stato nessun atto parlamentare che corrisponda a queste caratteristiche. E non ci sarà. Anche nell'ufficio di presidenza si è sempre votato all'unanimità”. Anche se qualche berlusconiano sostiene che l'incidente lo si potrebbe provocare, magari stabilendo un vincolo di partito sulla legge sostenuta da Fini intorno alla concessione della cittadinanza agli immigrati. C'è anche chi ha prefigurato una forzatura adesso, subito, sulle intercettazioni. “Sono ipotesi cui non credo”, dice Augello. Chissà. “Io conto su uno scioglimento positivo dei rapporti tra Berlusconi e Fini entro la fine di questo mese”. Pare difficile, ieri il finiano Carmelo Briguglio ha parlato di “due popoli, due estetiche, due visioni della politica, della società e della Repubblica”. Conclude Augello: “Bisogna arrivare a un riavvicinamento dolce. Accompagnato da meno dichiarazioni, meno dibattiti in televisione, meno polemiche. Vediamo di essere chiari: un passo indietro sarebbe il fallimento di Fini e Berlusconi. E né l'uno né l'altro sono inclini ai fallimenti”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.