Giulio & Roberto

Formigoni ci spiega il rapporto con Tremonti e ci anticipa la sua contromanovra

Michele Arnese

“Personalità forte, determinata, intelligente. Giulio Tremonti lo apprezzo molto”. E' un Roberto Formigoni che non t'aspetti quello che parla in questi termini del ministro dell'Economia. A questo punto, si penserà, le divergenze sui tagli alle regioni sono ormai superate, dopo che Palazzo Chigi e Tesoro hanno ribadito che i saldi della manovra sono intangibili. Impressione errata. Il governatore della Lombardia riprende a parlare del ministro dell'Economia.

    Personalità forte, determinata, intelligente. Giulio Tremonti lo apprezzo molto”. E' un Roberto Formigoni che non t'aspetti quello che parla in questi termini del ministro dell'Economia. A questo punto, si penserà, le divergenze sui tagli alle regioni sono ormai superate, dopo che Palazzo Chigi e Tesoro hanno ribadito che i saldi della manovra sono intangibili. Impressione errata. Il governatore della Lombardia riprende a parlare del ministro dell'Economia: “Lo apprezzo molto, davvero, anche se ha talora spigolosità più da professore sempre in cattedra che da politico”.

    Ma più che di spigoli qui si discute di numeri e i dati, ha detto Tremonti in vista dell'incontro di oggi tra governo e governatori, certificano che finora sono stati più i ministeri che gli enti locali a risparmiare, quindi adesso sono le regioni a dover ridurre le spese: “Andiamo con ordine. Siamo molto soddisfatti dell'incontro fissato. Ero convinto che Silvio Berlusconi avrebbe accolto la nostra richiesta, visto che lo conosco politicamente e umanamente”. D'accordo, ma le premesse del vertice sono chiare: il taglio da 8,5 miliardi in due anni ai trasferimenti per le regioni resta. “Vedremo. Ne parleremo. Ho notato una certa puntigliosità nel ribadire le ragioni del Tesoro. Ma pure noi siamo puntigliosi, anche perché i numeri sono diversi”. Che fa, mette in discussione quelli del Tesoro? Tremonti dice che finora è stato più il centro a sforbiciare rispetto alle regioni.

    Le spese discrezionali delle regioni – quindi le spese più facilmente tagliabili – sono superiori di circa 90 miliardi rispetto a quelle centrali. “No, secondo noi finora c'è stata solo una pettinatina ai costi dei ministeri, mentre adesso si usa la falce per noi. Comunque altri numeri altrettanto ufficiali dicono, ad esempio, che nell'ultimo triennio i consumi intermedi, ossia quelli per l'acquisto di beni e servizi, al centro sono aumentati del 24 per cento e quelli regionali sono diminuiti del 6 per cento”. Ma oggi che cosa dirà a Tremonti? “Non vogliamo modificare i saldi della manovra ma ricalibrare i tagli. Vogliamo che i tagli percentuali per le regioni e per lo stato siano uguali, diciamo del 3-4 per cento”. Molti governatori intravvedono un atteggiamento eccessivamente punitivo nei confronti delle regioni: “Non comprenderei le reali motivazioni di questo atteggiamento punitivo. Oltretutto sarebbe autolesionistico, specie se si pensa davvero di voler avviare il federalismo fiscale”. In effetti c'è chi pensa che il Tesoro intenda far partire la riforma federalista per gradi: prima i comuni, poi le province, infine le regioni. Un sospetto che nasce anche dalla lettura della relazione del Tesoro che individua chiaramente modi e percorsi dell'autonomia impositiva dei municipi, mentre non specifica quella delle regioni: “Spero che non sia così, ci deve essere una assoluta contestualità nell'introduzione del federalismo fiscale”. Formigoni dice sempre “noi” quando parla di regioni, ma ormai è chiaro che i neogovernatori pdl del centrosud siano disposti ad accettare i tagli della manovra se si ammorbidiscono i tempi della copertura dei deficit sanitari: “E' una lettura sbagliata, visto che le critiche alla manovra sono state sottoscritte da tutte le regioni. Certo i colleghi Caldoro, Polverini e Scopelliti segnalano anche un altro problema. Ma mi permetta di rettificare un altro aspetto. Ero stato designato all'unanimità a ricoprire la carica di presidente della Conferenza dei governatori con l'assenso di Berlusconi, ma ho preferito declinare l'invito e sostenere la riconferma di Errani per favorire il dialogo tra centrodestra e centrosinistra”.