Sei mesi fa il sisma che devastò l'isola

Così Haiti prova a risorgere lentamente

Giulia Pompili

A sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha devastato Haiti, facendo almeno duecentotrentamila morti, la situazione nell'isola è ancora di totale emergenza. Come ha detto oggi anche l'ex presidente americano Bill Clinton, in visita per la quarta volta a Port-au-Prince, gli aiuti delle cooperazioni internazionali stentano ancora ad arrivare. Intanto, centinaia di migliaia di persone vivono ancora "sotto dei teli, neanche nelle tende".

    A sei mesi dal sisma che il 12 gennaio scorso ha devastato Haiti, facendo almeno duecentotrentamila morti, la situazione nell'isola è ancora di totale emergenza. Come ha detto oggi anche l'ex presidente americano Bill Clinton, in visita per la quarta volta a Port-au-Prince, gli aiuti delle cooperazioni internazionali stentano ancora ad arrivare. Intanto, centinaia di migliaia di persone vivono ancora "sotto dei teli, neanche nelle tende". A parlare al Foglio.it è Fiammetta Cappellini, della onlus-ong Avsi, che il 13 gennaio del 2010 era l'unica persona ad Haiti a comunicare con l'Italia via Skype. "Parli un po' più forte, non abbiamo delle gran belle linee qui!", ci dice rispondendo al telefono.

    Fiammetta, subito dopo il sisma, era scesa in strada, e aveva scritto ai suoi colleghi: "Ciò che abbiamo visto nell'attraversare la città è spaventoso. Non so davvero da che parte potremo ricominciare, ma lo faremo. E' terribile. Si sentono le urla delle persone rimaste sotto le macerie e i pianti di chi cerca di salvarle. Ci sono tanti bambini soli in cerca dei genitori. Cumuli di cadaveri per strada. E' spaventoso! Pregate per questo paese sfortunatissimo”. L'Avsi lavorava già dal 1998 ad Haiti, e forte della storica presenza a Port-au-Prince, ha risposto all'emergenza fornendo aiuti alla popolazione rimasta senza tetto nelle bidonville di Cité Soleil e Martissant: “Per i primi tre mesi abbiamo lavorato senza sosta per l'emergenza. Adesso stiamo ricominciando, lentamente, a dare degli aiuti ‘permanenti': abbiamo censito tutte le case che possono essere messe in sicurezza e dove possiamo far ritornare alcune famiglie”.

    Il fatto di conoscere il territorio, ovviamente, aiuta Fiammetta e i suoi colleghi: “Il governo haitiano ha prorogato lo stato di emergenza di altri 18 mesi, abbiamo almeno altri 12 mesi davanti. La ricostruzione sta avvenendo con lentezza, per via di un empasse giuridico: il governo ha proibito tutte le costruzioni che non siano a norma antisismica, ma la normativa antisismica semplicemente non esiste”. Un altro problema primario, ci dice Fiammetta, è quello delle elezioni: “Haiti ha bisogno di un governo che dia stabilità, e le elezioni, in teoria, dovrebbero esserci a novembre. Il fatto è che ci sono centinaia di persone decedute nelle fosse comuni, i cui certificati di morte non esistono. Si pone il problema, quindi, della veridicità delle tessere elettorali. Inoltre, tecnicamente, in una situazione come questa, si rende molto difficile far votare la popolazione. Su questo la comunità internazionale nulla dice e io credo che le elezioni si faranno lo stesso”.

    Eppure, in un disastro come questo, che dura da sei mesi, Fiammetta ride spesso al telefono con noi e ci racconta di una bambina e delle contraddizioni dei protocolli d'emergenza: “Due mesi fa ci telefona un ragazzo di un'altra Ong che aveva bisogno del latte liquido speciale per una bambina di pochi mesi che aveva perso la mamma. Noi non potevamo aiutarla, perché secondo le regole avremmo potuto portare il latte fuori dalla nostra zona di competenza solo per un minimo di quindici casi di carenza. Cosa potevamo fare? Lasciare una neonata senza latte? Abbiamo preso la macchina e glielo abbiamo portato. Adesso la piccola è uscita dal protocollo e i ragazzi dell'ong ci mandano regolarmente le sue foto. Le regole d'emergenza sono utili, ma a volte c'è bisogno di trasgredirle”.

    Per riflettere e discutere sulla situazione haitiana, l'ambasciata di Haiti ha organizzato una conferenza stampa a Roma per mercoledì 14 luglio alle ore 13 presso la sede della missione diplomatica (in via di villa Patrizi 7). Il segretario generale dell'Avsi, Alberto Piatti, racconterà qual è l'impegno della fondazione che sta sostenendo trentamila persone a Port-au-Prince e oltre quattordicimila al Sud nella zona di Les Cayes con diverse attività coordinate da Fiammetta Cappellini.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.