"La Francia non è un paese corrotto". Così Sarko risponde alle critiche

Marina Valensise

Come volevasi dimostrare. Seduto al tramonto sulla terrazza dell'Eliseo, Nicolas Sarkozy ha dedicato solo dieci minuti, sui sessanta a disposizione, al caso Woerth-Bettencourt. Ha espresso fiducia totale nel suo ministro del Bilancio, coinvolto nello scandalo delle registrazioni illegali in casa della miliardaria principale azionista del gruppo L'Oréal, e oggi impegnato in prima linea sul fronte della riforma della pensioni.

    Come volevasi dimostrare. Seduto al tramonto sulla terrazza dell'Eliseo, Nicolas Sarkozy ha dedicato solo dieci minuti, sui sessanta a disposizione, al caso Woerth-Bettencourt. Ha espresso fiducia totale nel suo ministro del Bilancio, coinvolto nello scandalo delle registrazioni illegali in casa della miliardaria principale azionista del gruppo L'Oréal, e oggi impegnato in prima linea sul fronte della riforma della pensioni: “E' un uomo onesto e competente” ha detto il presidente. “Per tre settimane, ha subito con dignità la calunnia e la menzogna”. Ha ricordato che lui stesso non è immune dall'esperienza (visto il caso Clearstream di quattro anni orsono e le più recenti voci sulle infedeltà coniugali).

    Ha poi citato il rapporto dell'Ispettorato generale delle finanze, che ha assolto il ministro del Bilancio da ogni addebito in fatto di richiesta o di controllo, o di omesso controllo, sulla situazione fiscale di Mme Bettencourt. Ma ha anche confessato di aver consigliato al ministro Woerth di abbandonare la carica di tesoriere del partito, per dedicarsi esclusivamente alla riforma delle pensioni, che è la vera posta in gioco del momento di cui Sarkozy ha stigmatizzato l'uso politico da parte dell'opposizione. “E' una riforma che dà fastidio a molti, per questo arrivano le calunnie”, ha detto il presidente respingendo indignato le accuse a suo carico circolate in questi giorni. “Vengo descritto come uno che da vent'anni a questa parte andrebbe a casa di Mme Bettencourt a raccogliere bustarelle: è una vergogna”. Fedele alla sua statura istituzionale, il presidente ha promesso di convocare una commissione formata da esponenti di tutte le forze politiche per riflettere sul modo di integrare o modificare la legge per evitare ogni forma di conflitto di interesse; e soprattutto ha difeso la sua idea di una Repubblica irreprensibile, ricordando di aver voluto un socialista a capo della Corte dei Conti e di aver assegnato a un deputato dell'opposizione la presidenza della Commissione finanze all'Assemblea Nazionale.

    La Francia non è un paese corrotto, la classe politica è onesta e i funzionari di stato rigorosi”, ha detto il presidente, replicando, senza peraltro citarla, alla socialista Ségolène Royal, e concedendo tuttavia al suo intervistatore l'ammissione di “un certo lassismo, di cattive abitudini, come appartamenti di funzione e auto blu”, ma solo per promettere “chiarezza e trasparenza”, l'adozione dei “criteri della democrazie anglosassoni”, declinando per altro la richiesta di un giudice indipendente, avanzata dal centrista Bayrou e dall'ex premier Villepn, pe trattare del caso Bettencourt,  Molto sicuro del proprio ruolo, il presidente ha tagliato corto sul rimpasto previsto in ottobre, per concentrarsi sulla riforma della pensioni. E si è prodotto in un'accurata pedagogia, spiegando per filo e per segno l'urgenza demografica che rende necessario aumentare dai 60 ai 62 anni l'età pensionabile dei francesi; la necessità di ridurre il debito pubblico, che oggi finanzia le pensioni di un milione e mezzo di pensionati su un totale di 15 milioni . “Mancano 40 miliardi di euro l'anno da qui al 2020”, ha detto Sarkozy. “Non possiamo andare avanti così. Non possiamo più vivere al di sopra dei nostri mezzi”.

    Per trovare i soldi, il presidente ha ribadito il suo rifiuto sia di ridurre gli assegni dei pensioniati, sia di aumentare le tasse o gli oneri sociali, per non gravare sulle imprese e dunque sulla produttività. “Non c'è paese al mondo che si sia creduto autorizzato a non fare lo sforzo che oggi io chiedo ai francesi”, ha insisito Sarkozy citando l'età pensionabile in Germania (67 anni), Spagna (più di 65) e Italia. E dopo aver lanciato un appello alla responsabilità delle regioni in termini di contenimento della spesa pubblica, ha difeso, sempre in chiave comparativa, lo scudo fiscale (introdotto vent'anni fa dai tedeschi) col tetto del prelievo fissato a 50 per cento sul reddito, e ha insistito in compenso nel difendere la patrimoniale (soppressa invece dai socialisti tedeschi e dai socialisti spagnoli). Al culmine di questo esercizio di pedagogia, Sarkozy ha scelto una sortita sul danaro: “Smettiamola con l'uso malsano, con questo atteggiamento di odio nei confronti del danaro. Io diffido di quanti idolatrano il danaro e di quanti lo detestano. Se fossi stato un uomo a danari, avrei scelto un'altra carriera”, ha detto il presidente avvocato di se stesso, respingendo ogni accusa di venalità. “In 35 anni non ho mai avuto a che fare con la giustizia, non sono mai stato accusato di niente di serio”. Il caso Bettencourt non lo riguarda.