Pdl in confusione

I segnali di pace del Cav. soffocati dai pasticci giudiziari. Fini attende

Salvatore Merlo

Molta confusione e qualche muso duro, ma l'accordo tra Fini e Berlusconi appare “l'unica alternativa” forse persino ai due interessati. Così, all'aria di scontro, si accompagnano i negoziati. Nelle ultime ore sono emerse con evidenza due linee di condotta nell'area finiana e almeno due nel Pdl berlusconiano. Il risultato è un pasticcio che, inquinato dall'affare Dell'Utri-Verdini-Cosentino, sembra poter travolgere le intenzioni del “ghe pensi mi”. Mentre una parte dei finiani, l'associazione Spazio aperto di Andrea Augello e Silvano Moffa, lancia un appello alle leadership del Pdl.

    Molta confusione e qualche muso duro, ma l'accordo tra Fini e Berlusconi appare “l'unica alternativa” forse persino ai due interessati. Così, all'aria di scontro, si accompagnano i negoziati. Nelle ultime ore sono emerse con evidenza due linee di condotta nell'area finiana e almeno due nel Pdl berlusconiano. Il risultato è un pasticcio che, inquinato dall'affare Dell'Utri-Verdini-Cosentino, sembra poter travolgere le intenzioni del “ghe pensi mi”. Mentre una parte dei finiani, l'associazione Spazio aperto di Andrea Augello e Silvano Moffa, lancia un appello alle leadership del Pdl (cui aderisce anche Gianni Alemanno) nel quale si chiede un incontro tra Fini e Berlusconi, Italo Bocchino (l'altro gran finiano) entra in polemica con il premier sulla legalità.

    Contemporaneamente la ex FI si divide sia, sottotraccia, intorno al da farsi sul caso Cosentino (dimissioni?), sia intorno alla questione Fini. Per non citare il conflitto che divide la classe dirigente sul ruolo delle correnti. Non bastasse, anche i due leader sembrano in preda a un atteggiamento da sindrome bipolare. Entrambi dicono che “o si fa un accordo o si rompe”, ma, pur ammettendo che l'unica soluzione razionale è quella dell'accordo, sembrano impoliticamente tentati dalla rottura. Il Cav. ha aperto un serio canale di trattativa con Fini facendogli sapere di essere disposto a incontrarlo “a fine agosto”, ha pure rimesso in campo una diplomazia diretta offrendo la soluzione di un coordinatore unico affiancato a un vice espressione dell'ex leader di An. Ma, allo stesso tempo, Berlusconi, che ha vergato ieri una nota antigistizialista dal significato palindromo, non smette di ripetere: “Vorrei cacciare Fini”. E la storia si fa poco intellegibile, tattica e reali intenzioni si sovrappongono. L'ex leader di An non è meno ambiguo. Si giova del lavoro diplomatico di Augello, ma asseconda anche l'atteggiamento duro di Bocchino sulla legalità. L'impressione è che i due possano andare avanti così a lungo. Nel Palazzo circola una battuta che riassume il clima: “Il governo ha i secoli contati”.

    L'entourage di Fini smentisce, ma sempra proprio che lunedì sera sia arrivata una telefonata, promossa da Berlusconi, con la quale si chiedeva al presidente della Camera un parere sull'ipotesi di sostituire la troika Verdini-La Russa-Bondi con un coordinatore unico del Pdl (Frattini?) affiancato da un vicecoordinatore finiano. L'ex leader di An ha detto che “va bene”, ma non basta: “Magari fosse solo questo il problema”. La questione del partito la si deve risolvere tutta in un confronto a quattrocchi con il presidente del Consiglio. L'operazione tentata ieri dai finiani Augello e Moffa, con l'appoggio esterno di Gianni Alemanno, ha ridato dei volti e dei nomi a quel partito dell'accordo tra Fini e Berlusconi che si era infranto sul caso Brancher.

    L'appello di Augello, firmato anche da alcuni parlamentari della ex FI (ma da nessuno dei finiani di Generazione Italia), offre al Cav. una via d'uscita dall'assedio legalitario proponendo “un nuovo inizio con l'azzeramento dei vertici del partito”. La mossa bipartisan dei diplomatici finiani sembra dividere l'asse dei colonnelli ex di An portando Alemanno in una posizione mediana, mentre Ignazio La Russa (che ha accolto malissimo la scelta del sindaco) e Maurizio Gasparri restano attestati sulle loro posizioni originarie. Alemanno ha fatto una mossa “berlusconiana”, interpretando quella volontà più politica e meno umorale del Cav. Quella “resipiscenza razionale” di cui, da alcuni giorni, si è fatto carico presso Palazzo Chigi anche il presidente del Senato Renato Schifani: “Bisogna chiudere questa storia con Fini”.

    Come dice il sottosegretario finiano Pasquale Viespoli: “Il nostro appello permette di stanare gli estremisti, cioè quelli che giocano a spaccare il Pdl”. Si vedrà. Fini era informato dell'iniziativa così come, pare, lo fosse anche Berlusconi. “Si è riaperto uno stretto passaggio che potrebbe condurre all'accordo”, dice Augello: ora tocca ai leader sciogliere le ambiguità residue, e deporre le tentazioni umorali. E' quello che ripete anche Schifani, il quale non nasconde neppure che il Cav. sia pronto a sparigliare. Ma le minacce, spesso, si paventano quando il negoziato è serio.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.