La prova del fuoco

Mariarosa Mancuso

Il primo incendio divampa per uno scricchiolio e una sigaretta caduta di mano. Il diciottenne Sam Pulsifer ha sentito raccontare da sua madre talmente tante storie fosche sulla casa di Emily Dickinson a Amherst – bambini scomparsi, fantasmi, incauti forestieri che si rifugiano per la notte scassinando la porta e spariscono senza lasciar traccia – da volerla rivedere con la luna piena. Il mozzicone fa il suo dovere, la casa brucia, nel disastro muoiono una guida turistica e il marito, attardati per una sveltina sul letto della poetessa.

    Il primo incendio divampa per uno scricchiolio e una sigaretta caduta di mano. Il diciottenne Sam Pulsifer ha sentito raccontare da sua madre talmente tante storie fosche sulla casa di Emily Dickinson a Amherst – bambini scomparsi, fantasmi, incauti forestieri che si rifugiano per la notte scassinando la porta e spariscono senza lasciar traccia – da volerla rivedere con la luna piena. Il mozzicone fa il suo dovere, la casa brucia, nel disastro muoiono una guida turistica e il marito, attardati per una sveltina sul letto della poetessa. Sam sconta dieci anni in un carcere di minima sicurezza (con i colpevoli di reati finanziari), all'uscita cerca di dimenticare la riprovazione sociale, i sandali Birkenstock lanciati contro le finestre, soprattutto il pacco di lettere ricevute dopo l'incendio.

    Tutta gente che, per un motivo o per l'altro, lo incita a bruciare altre magioni. Niente di più facile, per un piromane seriale, giacché siamo nella culla della letteratura americana. Scherzava Bret Harte, contemporaneo di Mark Twain (le sue “Storie del west” sono pubblicate da Mattioli 1885): “Se da Cambridge in Massachusetts scagli una freccia a caso uccidi un romanziere”. “Case di scrittori del New England: la guida del piromane” – di Brock Clarke, esce da Einaudi – un po' ricorda la tristissima storia di Paolinetta che gioca con gli zolfanelli riducendosi a un mucchietto di cenere (in “Pierino Porcospino”, lettura della buonanotte per infanti cresciuti senza psicologi impiccioni, il fuoco piace). Un po' cataloga gli effetti che le storie hanno sui lettori, categoria facile a infiammarsi, non sempre per buoni motivi.

    Tra le gentili richieste, una casalinga che vuole veder bruciare la casa di Edith Wharton a Lenox (i visitatori parcheggiano troppo vicini alla sua cassetta delle lettere, la scrittrice dell'“L'età dell'innocenza” era fasulla e lagnosa). Un contadino suggerisce di riempire di benzina la canna fumaria dell'abitazione di James Fenimore Cooper (“L'ultimo dei Mohicani”): nato ricco, era diventato milionario con i suoi bestseller, ora i discendenti esigono dieci dollari a visitatore (è disposto a pagare, vendendo qualche mucca per mettere insieme il gruzzolo). In pericolo anche le case di Nathaniel Hawthorne, Louisa May Alcott, Mark Twain, e il capanno (ricostruito) di David Thoreau. Gli accademici sognano incendi per placare le loro beghe: perché nessuno parla della “Capanna dello zio Tom” di Harriet Beecher Stowe e tutti lodano “Moby Dick”? Quanto alla poetessa biancovestita, non è la prima volta che accende gli animi. In “Emily Dickinson è morta” (di Jane Langton, Baldini & Castoldi 2001) brucia un dormitorio e scompare una studentessa. Indaga Homer Kelly, ex poliziotto bostoniano e studioso di Thoreau.