Il Cav. resista, si appelli alla santità e non diventi il tiranno che vogliono
Il bondage di Gambadilegno
Quel poco di reale che ancora c'è nella scena politica italiana si sta liquefacendo. Sulla base di millantati crediti, parole in libertà, primi incerti passi di un'inchiesta, impressioni, opinioni, sentito dire, sentito sentito dire, si sputtana, condanna, dimissiona e incarcera questo o quello. Il Cavaliere si difende dalle drammatizzazioni a colpi di minimizzazioni, ma cosa di preciso sia in ballo nessuno lo sa. Miseri personaggi, miserabili forse, ma quanto colpevoli e come?
Quel poco di reale che ancora c'è nella scena politica italiana si sta liquefacendo. Sulla base di millantati crediti, parole in libertà, primi incerti passi di un'inchiesta, impressioni, opinioni, sentito dire, sentito sentito dire, si sputtana, condanna, dimissiona e incarcera questo o quello. Il Cavaliere si difende dalle drammatizzazioni a colpi di minimizzazioni, ma cosa di preciso sia in ballo nessuno lo sa. Miseri personaggi, miserabili forse, ma quanto colpevoli e come? Che in Italia vi sia del marcio a tonnellate la marea nera della 'ndrangheta clamorosamente lo mostra, non è il caso quindi di aggiungerne altro: proprio perché il paese è in mano ai fuorilegge occorre il massimo del rigore nell'applicarla. Allorché si esautora il Codice di procedura penale tutto entra ed esce liberamente dal simbolico manco fosse un bordello thailandese. Il Codice di procedura è l'unico autorizzato a dirci come procedere nell'acquisizione di una prova, nella lettura d'un fatto, nella stesura d'un atto; l'arroganza con cui spesso lo si scavalca pretendendo di giudicare “in buona sostanza” fatti che sarebbero sotto gli occhi di tutti, enormi e lampanti testimonianze della propria colpa, è l'anticamera dell'esecuzione sommaria, la cosiddetta morale non ha titolo nelle aule giudiziarie.
De gustibus moralibus è lecito disputare nei salotti e nelle tivù, possibilmente con umiltà. Quanta voluttà nello sputare addosso a chi pensiamo più indegno di noi; eppure nel considerare l'altro sempre un po' meglio di noi risiede una delle umane glorie. Una democrazia si specchia nelle regole ch'essa democraticamente si è data, grotteschi i travestitismi da tribunale del popolo. Altra cosa è riscrivere le leggi, semplificarle, renderle più efficaci. Ma coloro che le deridono non pare vogliano prendersi questa briga, sennò chi contestare in nome della verità più vera?
Il Cavaliere tuona contro il giacobinismo, ma sotto la pressione dei giornali, dell'opinione pubblica e di un sangue sempre voglioso d'altro sangue, quanti sono gli italiani che pensano che il paese sia governato da una Banda Bassotti capeggiata dal premier? Tutti. Lo pensa l'opposizione, lo pensa il terzo polo, lo pensano i finiani. Lo pensa la puritana Lega, che gli è alleata solo per ottenere quel federalismo con cui lo scalzerà, e, dulcis in fundo, lo pensano anche i suoi seguaci, che anche per questo lo ammirano. Naturalmente lo penso anch'io e sono sicuro che lo pensa anche lui, il Cavaliere, quando la mattina legge i giornali. Detto ciò la domanda è: perché nonostante questo pensierino la maggior parte degli italiani lo loda e lo vota?
Ci sono molte scuole di pensiero. Si ama il Cav. perché il bandito piace, lui che si permette di tutto senza piegarsi a malinconici compromessi con le buone maniere della civiltà. Piace anche essere rapinati, schiavizzati e cornuti, come ben sa chi ha letto la “Servitude volontaire” di La Boétie, o almeno ha visto i film di Paolo Villaggio. Personalmente mi diverte chi mette alla berlina i saccenti, e quando il Cav. ha cominciato a impazzare per il mondo mi sono detto: ci siamo. Gli si vuol bene anche perché lo si pensa un bandito sfigato, che per un motivo o per l'altro non riesce a godersi fino in fondo una donna senza che costei al mattino gli appaia vestita da Mata Hari, con i giornali in mano a sbeffeggiarlo. Per non parlare degli amiconi di sempre, i Previti, i Dell'Utri, i Brancher, che può incontrare solo di nascosto, nell'ora d'aria; altrimenti gli tocca andare in Siberia a trovare quell'altro.
Insomma, amiamo il nostro Gambadilegno per infiniti motivi, lo amiamo nonostante tutto grazie a quel tutto, e questo è commovente, a patto di non esagerare.
La sinistra esagera. Non si accontenta dell'affetto del Cav., della sua tenerezza, della sua indubbia virilità; lo vuole crudele e lussurioso, sfrenato e feroce. Cerca di corromperlo in ogni modo, di aizzarne gli istinti peggiori: la sinistra predilige il sesso estremo. Invece di educarlo, magari bastonandolo, sul conflitto d'interessi e sulla riforma tivù, gli ha lubricamente mostrato il sedere, prima portandosi i comunisti al governo (un eccitante irresistibile per il Cav.), poi stuzzicandolo con le puttane e infine offrendoglisi imbavagliata in uno scioperato matinée. Il premier resiste, ma le provocazioni sono tante e la carne è debole. Si appelli alla sua santità, Cavaliere, non ceda a queste pornolusinghe, non faccia felici gli assatanati, non si metta in quel posto dove essi la vorrebbero. Non diventi un tiranno.
Il Foglio sportivo - in corpore sano