Donna Clio

Stefano Di Michele

Non bastasse il continuo strattonare il vestiario presidenziale (“non tirare il presidente per la giacca!”, il monito che un giorno sì e l'altro pure irrompe nel dibattito politico, tanto che sui giornali si possono trovare titoli del genere: “Il fastidio di Napolitano tirato per la giacca”, perciò a volte un monito e quasi sempre il soccorso del ferro da stiro), adesso si mettono a tirare pure la signora Clio per il tailleur.

    Non bastasse il continuo strattonare il vestiario presidenziale (“non tirare il presidente per la giacca!”, il monito che un giorno sì e l'altro pure irrompe nel dibattito politico, tanto che sui giornali si possono trovare titoli del genere: “Il fastidio di Napolitano tirato per la giacca”, perciò a volte un monito e quasi sempre il soccorso del ferro da stiro), adesso si mettono a tirare pure la signora Clio per il tailleur. Martedì scorso, la consorte del presidente è andata a godersi una sfilata di moda. A un certo punto, in passerella, hanno fatto avanzare una splendida modella disgraziatamente imbavagliata, e sul bavaglio la scritta: “Stampa”. Chiara allusione alla legge sulle intercettazioni – e del resto, la ragazza era anche di colore, altrettanto chiaro richiamo, pare di capire, al dolente commento del dg della Rai, Mauro Masi, alla maggiore liberalità dello Zimbabwe. Inoltre l'abito era da sposa, così che è possibile pure la seguente ulteriore lettura: ragazze, sposatevi e rischiate di finire zitte e mute – capace che adesso qualche vescovo si faccia avanti per protestare.

    Ché, appunto, ogni tanto pure la moda, oltre a fare i vestiti, deve fare scandalo, e magari fa andare in scena una stangona vestita da prete (capirai la novità!) o una con la scarpe chiodate o un palestrato con pettorali che sembrano la cartina geografica degli Urali e una minigonna un po' mignottesca. Robetta così, da pomeriggio televisivo. E Donna Clio, di fronte alla bella imbavagliata, ha detto quello che poteva dire, prima che “è solo show, divertimento, una cosa strana per far parlare i giornali”, poi ha spiegato che “ognuno gioca le sue carte come sente” e allora “la moda ha bisogno anche di questo, non solo abiti che possano dare peso e significato a una sfilata, ma con i quali poter fare i titoli dei giornali”. Insomma: ago e filo (di qualità) e spettacolo (quasi mai allo stesso livello).

    Per dire, pure il Cav., nonostante i ripetuti grattacapi,
    ha avuto la consolazione di veder sfilare in passerella la deliziosa crocerossina (in realtà un sottotenente) che aveva visto sfilare il 2 giugno – “bella, alta, occhi da cerbiatta”, ha riconosciuto la stessa Repubblica, pericolosamente concordando con le valutazioni estetiche del premier. E invece che succede? Che alcuni servizi titolano: “Clio Napolitano plaude ad abito-bavaglio”, che Repubblica (un conto è un sottotenente, un altro un Cavaliere) ode un “inno alla libertà di stampa”, mentre il Giornale berlusconiano loda le “parole di rara saggezza” della moglie del presidente, che “ha smontato” abilmente “il maldestro avventurarsi nelle tematiche politiche tentato dallo stilista Gattinoni”. Perciò: se non si deve tirare per la giacca il presidente, non si dovrebbe neanche tirare per il tailleur la consorte del presidente.