Quella volta in cui Truffaut cambiò la mia vita

Giulia Pompili

“Chi pensa di venire al Giffoni e partecipare a un festival, sbaglia di grosso”. Inizia così la chiacchierata con Claudio Gubitosi, direttore e creatore, nel 1972, a soli 18 anni, della rassegna di cinema per ragazzi più importante nel mondo. “Proprio ieri è partita la quarantesima edizione – spiega Gubitosi al Foglio – e il tema di quest'anno è l'amore”.

    “Chi pensa di venire al Giffoni e partecipare a un festival, sbaglia di grosso”. Inizia così la chiacchierata con Claudio Gubitosi, direttore e creatore, nel 1972, a soli 18 anni, della rassegna di cinema per ragazzi più importante nel mondo. “Proprio ieri è partita la quarantesima edizione – spiega Gubitosi al Foglio – e il tema di quest'anno è l'amore, in tutte le sue declinazioni: un tema aperto e universale da far spiegare ai ragazzi, perché si interroghino e riflettano sul loro modo di amare”.

    Un festival riconosciuto in tutto il mondo, nonostante sia nato e tutt'ora organizzato in una piccola realtà della provincia di Salerno: “E' proprio questo il nostro punto di forza. Giffoni Valle Piana è reale. In quarant'anni è cambiato tutto, ma il progetto collettivo non può non tener conto della morfologia del paese che lo ospita. Ecco perché ho voluto cambiare il nome da festival a Giffoni experience: perché il nostro evento è un'esperienza totalizzante, c'è un'identificazione totale con il luogo e la tradizione. Proprio quest'anno abbiamo istallato delle foto storiche del festival lungo le strade della città, e la gente che passa ci si riconosce. Ma per capire cosa è cambiato dal 1972 ad oggi, non saprei da dove cominciare: per mettere a fuoco una cosa si rischia di dimenticarne qualcun'altra”.

    E Gubitosi è stato in grado di trasformare
    un festival di paese in uno delle rassegne internazionali più importanti del mondo, in un posto privo di appeal turistici. “Questo è stato possibile grazie all'esperienza totalizzante di cui parlavo prima. I ragazzi, quando mi scrivono, non si rivolgono a me ma al “Giffoni”. Qui incontrano cantanti, registi, premi nobel e premi oscar. E anche politici, cosa che mi ha creato, per un periodo, non pochi problemi”. Perché? “Perché mentre tutti mi accusavano di politicizzare il festival, io volevo solo avvicinare le istituzioni alla realtà, creare un rapporto casalingo, smitizzare, portare a reale quello che sembra irreale e mettere personaggi istituzionali sullo stesso piano dei ragazzi, per permettergli di chiedere qualunque cosa senza censure. Oggi lo fanno tutti, ma il Giffoni è stato uno dei primi. Quando arrivano personaggi notabili ai nostri incontri, sono emozionati esattamente come i ragazzi”. E forse, di questo, se n'era accorto anche il regista francese Francois Truffaut, che nel 1982 andò a trovare Gubitosi e poi disse: “Di tutti i festival del cinema, il Giffoni è quello più necessario”.

    “Fu un'esperienza incredibile, quella con Truffaut: lui non partecipava mai a nessuno di questi eventi. Decisi di scrivergli una lettera col cuore, invitandolo. Dopo pochi giorni ricevetti il suo telegramma in cui mi confermava la sua presenza, e per qualche minuto non ci capii niente! Si fermò tre giorni, in cui girando per le nostre strade capì la semplicità e la verità del nostro fare, e come tutti i grandi uomini fu colpito da questo. Dalla gente affacciata ai balconi, dalle cineprese manovrate dai volontari, dalle piazze piene e i panni stesi fuori. Quando mi scrisse poi che il nostro era il festival più necessario esistente, decisi che dovevo dare una svolta alla mia vita: così, da impiegato, decisi di dedicarmi completamente al Giffoni”.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.