Come ha fatto il re delle tette inglese a mettere le mani su Channel Five

William Ward

E' possibile in un paese come il Regno Unito, che vanta una lunga tradizione di eccellenza e sobrietà nei suoi media, disprezzare e temere un magnate tv più di quanto si detesta Rupert Murdoch? Da quando esiste Richard Desmond, un mini Murdoch dai gusti infinitamente più volgari, si può. E da qualche giorno ancora di più, dal momento che Desmond ha acquistato anche Channel Five, il quinto canale televisivo del Regno.

    E' possibile in un paese come il Regno Unito, che vanta una lunga tradizione di eccellenza e sobrietà nei suoi media, disprezzare e temere un magnate tv più di quanto si detesta Rupert Murdoch? Da quando esiste Richard Desmond, un mini Murdoch dai gusti infinitamente più volgari, si può. E da qualche giorno ancora di più, dal momento che Desmond ha acquistato anche Channel Five, il quinto canale televisivo del Regno. Prima del Big Bang del satellitare negli anni Novanta e del digitale nell'ultimo decennio, la tv britannica era molto parsimoniosa: soltanto due canali della Bbc e tre commerciali, tra cui Channel Five.

    Per quella sensazione di importanza del proprio etere, le autorità britanniche audiotelevisive hanno impiegato anni prima di permettere il lancio e garantire i parametri del “remit” di Channel Five (le responsabilità e potenzialità etiche e commerciali, un concetto molto importante nel public broadcasting anglosassone), pretendendo persino di decidere nei minimi particolari quali investitori potessero comprarsi una fetta di questo prodotto, già  anacronistico all'inizio degli anni Novanta: così l'Authority Ofcom ha potuto resistere alle avance di Mediaset, il cui patron (allora non ancora in politica) meditava una discesa nel campo mediatico britannico ingolosito dal suo “numero magico”, il cinque, appunto.Sempre sognando un'improbabile “tv commerciale di classe”, l'Ofcom aveva organizzato una cordata che includeva persino Pearson, il prestigioso gruppo editoriale del Financial Times e dell'Economist. Ma non fu un successo, e fra programmazione scarsa, ripetitiva e soprattutto d'importazione, le poche buone star se ne andavano, così come gli investitori del rango di Pearson.

    Negli ultimi anni, l'Auditel nazionale la dava per irrilevante pur occupando il quinto tasto sui telecomandi britannici. Il tedesco Bertelsmann, che gestisce il canale senza convinzione da quasi un decennio, cercava qualcuno a cui vendere. Rupert Murdoch non lo voleva, e neppure la Itv o il radical-chic Channel Four, con i quali Five condivide una redazione giornalistica per le notizie.
    Nemmeno l'ombra di un oligarca russo, indiano o cinese. Ed ecco l'unica carta da giocare, l'orrido Desmond, che si è aggiudicata la rete per poco più di 100 milioni di sterline, un quinto del suo valore di un decennio fa. Desmond è uno che non ha vergogna di sporcarsi le mani, considerato che ha iniziato a fare fortuna con una serie di riviste porno. Nel 2000 ha acquistato il morente Daily Express, storico rivale del Daily Mail nel “mid market” – a metà fra i quotidiani di qualità e i tabloid –, e lo ha rilanciato come prodotto più incline alla volgarità e all'insinuazione. Ha fatto lo stesso con il suo tabloid Daily Star, nei cui confronti il murdochiano Sun sembra il Monde: non offre molto al lettore interessato agli avvenimenti del mondo, oltre alle notizie sul “Grande Fratello” britannico e a qualche tettarella di passaggio.

    Desmond è uno squalo senza scrupoli – molto più dell'intellettuale Murdoch – che taglia personale redazionale come nemmeno il vecchio Rupert osa fare. Ma, come Murdoch, ha saputo investire nei prodotti in cui crede. Per esempio puntando 100 milioni di sterline sul lancio negli Stati Uniti del rotocalco settimanale Ok!, brutta copia del quasi signorile Hello. E come lo Squalo, sa che bisogna sapere aspettare anche un decennio perché un progetto editoriale funzioni davvero. Ora vuole comprare il “Grande Fratello” dalla Endemol, visto che Channel Four non lo vuole più, e rilanciarlo, magari in versione ancora più triviale. Già fa la voce grossa sugli altri programmi inglesi celebri che vorrebbe per Channel Five, compreso “Coronation Street”, storica soap opera ammiraglia della Itv, altra azienda in forte crisi. Secondo le regole audiovisive europee, Desmond non può fare pubblicità sulla Five per i propri giornali, ma non c'è nulla che gli impedisca di fare il contrario sul Daily Express, il Daily Star o Ok!. Gli inglesi sono ora pronti per un'eruzione di autopromozione del marchio multimediale Desmond da ogni parte.

    E' già cominciata, in modo quasi surreale: due ore dopo la firma dell'affare, Desmond è apparso in diretta su “Live from Studio Five” (di Channel Five, appunto) e ha fatto una specie di spot autopromozionale spudoratissimo: “Aggiungeremo più programmi fantastici, e spenderemo molti più soldi di prima, Channel Five sarà gigantesco” – ha promesso agli spettatori, passando poi a uno spot improvvisato e assolutamente vietato dalle severe regole inglesi ed europee, per la sua testata il Daily Express; “Oh! Ma quello è proprio il mio giornale preferito!” ha risposto la giornalista in studio, entrando subito nello spirito del nuovo regime desmondiano.