Guerra contro i talebani

Una trappola esplosiva uccide due genieri italiani a Herat

Giulia Pompili

Salgono a 20 i caduti italiani nella campagna afghana dopo l'uccisione, ieri sera, di due genieri alpini del 32° reggimento, Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis, lo stesso reparto che aveva registrato altri due caduti nei pressi di Bala Murghab, il 17 maggio scorso. E' stata forse una trappola realizzata con ordigni improvvisati a uccidere i militari italiani. I due genieri avevano disinnescato una bomba segnalata dalla polizia afghana ma sono stati investiti dall'esplosione di una seconda bomba che li ha uccisi sul colpo assieme a due afghani.

    Salgono a 20 i caduti italiani nella campagna afghana dopo l'uccisione, ieri sera, di due genieri alpini del 32° reggimento, Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis, lo stesso reparto che aveva registrato altri due caduti nei pressi di Bala Murghab, il 17 maggio scorso. E' stata forse una trappola realizzata con ordigni improvvisati a uccidere i militari italiani. I due genieri avevano disinnescato una bomba segnalata dalla polizia afghana ma sono stati investiti dall'esplosione di una seconda bomba che li ha uccisi sul colpo assieme a due afghani.

    L'attacco torna ad alzare il livello della minaccia nella provincia di Herat, affidata al contingente italiano, che negli ultimi mesi è stata tranquilla al punto da essere indicata anche dalla Farnesina come una delle prime province destinate alla transizione, cioè al passaggio di responsabilità dalle forze alleate a quelle afghane. A Herat sono arrivati ieri i primi rinforzi del 7° reggimento alpini (brigata Julia) che costituiranno la quarta task force da combattimento destinata a schierarsi a Bakwa, nella provincia di Farah, un settore molto più violento affidato finora alle truppe statunitensi che lo hanno ribattezzato “Box Tripoli”. I marine lo hanno ripulito nell'ultimo anno dalla presenza talebana prima di cederlo alle truppe italiane affiancate da piccoli contingenti di esercito e polizia afghani.

    Il “surge” italiano risulta però dimezzato
    rispetto ai mille militari annunciati. Con il rinnovo del finanziamento della missione afghana il Parlamento ha infatti innalzato il tetto di presenza media annuale da 3.300 a 3.790 militari, ancor meno della soglia di 4 mila annunciata in giugno dal ministro Ignazio La Russa.
    Indiscrezioni riferiscono inoltre che l'incremento dei battaglioni da tre a quattro non è sostenibile per lungo tempo per ragioni finanziarie e di reparti disponibili e anche perché nessuna brigata dell'esercito dispone di quattro battaglioni di fanteria e ogni contingente che ruota ogni sei mesi a Herat deve attingere altrove.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.