Grande party italiano

Alberto Arbasino

“Lo sapeva Pierrà… Lo sapeva Uguccione… Ma non ci sono più…” sospirava afflitto Gianni Agnelli, ricordandomi i cugini Bourbon del Monte cui avrei potuto chiedere in altri tempi il perché di quel ‘Bourbon' in terre aretine e umbre, quando i Borboni non regnavano ancora. Già ai tempi del cardinal del Monte protettore di Caravaggio. Ma apparentemente non se lo era mai domandato neanche lui”.

    Quelli lì, a Napoli, nel Quattrocento, non li conosceva nessuno”.

    “Quando arrivavano a Parigi vestite d'oro, erano sempre le più chic”.

    “Brr, dovergli baciare quella mano così fredda, quando ci portavano lì a Pasqua per gli auguri”.

    “Dalle valli ci scrivono ancora a Milano, fin dal Quattrocento. Cariiini”.

    “Questa l'è zona mia. Dopo el ponte, comenza un'altra vecia”.

    “Non ti puoi ricordare di me perché eri compagno di mio fratello mentre noi eravamo nelle classi delle piccole, ma ti dico solo una cosa: LA GUERRA!”.

    “Nella parte bassa di Via Veneto, alla svolta della fioraia, c'è una gradinata o un pendio?… Non ricordo più”.

    “Ben fatto, tutto il giardino pensile. Però manca soprattutto la piscina di mercurio, è essenziale”.

    “Quand il se réveille, tard, le matin, il ferait mieux de se rendormir aussitôt”.

    “Questo è un Poussin e quelli dei Claude Lorrain. Là sul camino, c'è chi dice Snijder e chi pronuncia Snaider”.

    “De Chirico è sempre più preoccupato. M'ha chiesto ancora se c'è il pericolo di venire assaliti, davanti alle banche in Piazza di Spagna”.

    “Non appena si vede dalla finestra la regal calvizie, subito via tutti i bicchieri incominciati nell'apposito trumeau”.

    “Giusta, la Rolls bianca, soprattutto fuori. Però le poltroncine dovrebbero essere di un Louis XVI autentico. Naturalmente con le gambe tagliate”.

    “Binari, binari… Binari, binari, dove mai vi perdete nel buio… ”.

    “E pensare chissà quante volte avrai dovuto aspettare, alle fermate”.

    “E pensare che in questo palazzo, in altri tempi, per distogliere una rampolla dalla vocazione devota non si sarebbe mandato di sopra un Moravia ma un mondano gesuita…”.

    “Facciamo due passi indietro. Nell'altro salone, tutto damasco rosso e cornici dorate e Velàzquez, oppure stucco veneziano rosa coi primitivi senesi e gli op?”.

    “Ma davvero Lei è MAUGAM! Il mio autore preferito! Aspetti qui, li ho tutti sul comodino!”.

    “Ho qui un principe morto, e non so che principe è!… Certo, povero sarto! Lui neanche ha fatto in tempo a presentarsi, in sartoria, e subito lì la sincope! Per fortuna, essendo lunedì, hanno trovato lei dal parrucchiere al Grand Hôtel”.

    “Facciamo due o tre passi avanti. Dunque, sui divani, tutti cuscini indiani uguali al tendone, o tutti diversi?… Meno male, meno male, se almeno tutti uguali”.

    “Dormi già, Roberto?”.

    “Sotto l'ombrellone, in luglio a Ostia, lui sempre austero e severo come nelle direzioni, anche in mutande. E la soubrettona di un suo collega, additandosi la patonza: ‘Andò van ‘ste formichine?'”.

    “Glitter And Be Gay è un song dal Candide di Bernstein, anno 1956!”.

    “Aveva ancora un dito anchilosato, per tutti gli orinali che le era toccato portare avanti e indietro in scena, nei leggendari spettacoli di Stanislavskij”.

    “E pensare che si era magari nati per fare gli esteti decadenti. E invece, lì tutti a rigovernare fra i detriti delle ideologie, tristemente”.

    “Et l'imbécile, où est-il, l'imbécile?”.

    “Stava un fiore”.

    “Brindando o blindando, aveva detto?”.

    “Hanno fornito fieno e paglia alle varie truppe napoleoniche”.

    “I vini siciliani sono aristocratici, oppure mafiosi”.
    “Ih, ih, il troione!”.

    “Hanno fornito il legno per le traversine a tutte le ferrovie austro-ungariche”.

    “Va bene, pasteggerò a gin-and-tonic”.

    “Questa dédicace mi pare un peu lèche-cul, n'est-ce pas?”.

    “Appena sbarcati, subito un abbraccio alla vecchia inglese. E lei, in lacrime: ‘Don't touche me!'”.

    “Tornava tutte le sere tardi guidando la macchina aperta, con le tiare e le perle… Naturale che le abbiano portato via tutto”.

    “Le porcellane delle Sassonia sono in parte appese nella sala da pranzo, ma il grosso rimane tuttora imballato nelle casse”.

    “Stizzosa, stizzosa, e mai che leggesse un libro”.

    “C'erano troppe Annunciazioni in ogni casa, e così tra fratelli e sorelle abbiamo tenuto solo le più importanti”.

    “Quando è stato nominato ambasciatore, noi vecchie compagne del Tommaseo ci siamo dette che in questa Italia tutto sta diventando possibile”.

    “Come l'è andata?… Beh, che la fosse una cosa brutta, già lo si sapeva. Ma così brutta, così brutta, chi l'avrebbe mai detto?”.

    “Si sono poi accorti in farmacia che lui proprio l'avvelenava, ogni quelle otto ore. E lei naturalmente stava sempre peggio”.

    “Appena seduti a tavola, e già ti addormenti?”.

    “Dove ten vai bel morettino, si usava forse prima della guerra”.

    “Les cartons sont finis, n'est-ce pas, maman?… Oh, oui, oui, ils sont finis. Absolument”.

    “Picchiame qua, mordeme dietro, batteme sotto, ora chiamame putana, subito!… Si sentiva in tutte le cabine, in tutta la spiaggia”.

    “Un personaggio talmente balzachiano…”.

    “Non ho mai visto un bordel della Belle Époque, ma immagino che saranno stati tappezzati come in questo Circolo”.

    “Et voilà l'imbécilé!”.
    “Ma i feretri, li tenete dietro quelle lapidi nella reception?”.

    “Erano Hermès le campane dell'Abbazia, o Cartier i campanellini della Messa?”.

    “Quei divani con le orecchie felpate sembrano fatti apposta per guardare i conti con i private bankers”.

    “Happy Day, Opus Dei!… Ah, era già vecchia?”.

    “Visto che bel tramonto v'abbiamo preparato, stasera?”.

    “Non lo si vedeva, ai Circoli”.

    “Già ubriaca di fernet alle undici della mattina in via Camerelle… Simpaticissima”.

    “Seppò fàttutto, a teatro. Le sedie, se ponno toglie e se ponno mette”.

    “Je suis obèse? Eh bien, je suis obèse”.

    “L'è arte povera, l'è regalato a venticinque milioni”.

    “La sua macchina del Senato, sempre lì pronta davanti alla trattoria. Ma avete fatto caso alla bellezza degli chauffeurs?”.

    “Ma da quando l'è di moda chiamarle fusciacche?”.

    “Una volta, quei bagagli connotavano persone a cui si poteva parlare negli aeroporti. Ora indicano mezze-calze terribili che è meglio ignorare”.

    “Faites l'Italien ici”.

    “E' rimasto stupito, era la prima volta che si sentiva invitare con tanto entusiasmo a sedersi qua e là. Non aveva capito che lo chiamavano ai tavoli dov'erano rimasti in tredici”.

    “Ma se questi preti pedofili sono anche masochisti, sarà peggio minacciarli col bastone o togliergli il celibato?”.

    “Erano insieme in carlinga, e quando c'è stato un vuoto d'aria, e tutt'e due hanno urlato ‘Lilli!', allora lui ha capito che era l'amante della moglie”.

    “I chihuaha in Lombardia sono affezionatissimi, ma quando si scende da un aereo a Palermo improvvisamente mi mordono. Sarà perché li porto in borsa?”.

    “Per vincere la causa con l'Ordine e farsi rendere la torre e i casali, prima gli avvocati bravissimi hanno brigato per far restituire la carica di Gran Balì”.

    “E' stata lei, ad avvertire i fotografi”.

    “E pensare che solo un paio di generazioni dopo lei poteva diventare un'altra Lady Di”.

    “Er prence se ne stava nascosto fra i cassoni, lo sapeva tutto er quartiere”.

    “Ho imparato a raderli, molti non erano abituati. Mi chiamavano la barbiera del Laterano”.

    “Parecchi ebrei, li hanno salvati nei solai, si sa”.

    “Quando ha ricominciato coi saluti fascisti, anche dalla Royal Family s'è fatto sapere: meglio che rimanga dov'è”.

    “Hanno foraggiato i briganti per un pezzo”.

    “La fuga sulla scogliera Warner Bros, sempre accompagnata da un Rachmaninov”.

    “Era la quarta moglie, che spingeva il Lord sul carrozzino a Panama”.

    “Il papa e i cardinali e i rabbini, tutti ad Haiti subito!”.

    “A Tangeri non scendeva mai dalla macchina. Gli portavano tutto lì”.

    “Tutte le volte che sento un pezzo di ‘Dies Irae' o di ‘Marsigliese' in un'altra musica, mi viene l'uggia”.

    “La malheureuse a perdu l'odorat”.

    “Non fate i pessimi”.

    “Una catastrofe di dementi”.

    “Se l'ideologia si riduce all'ortografia…”.

    “Certo, e come no, half-Gotha e half-Ghetto”.

    “Pupetto e Bebuzzo naturalmente c'erano sempre”.

    “Angus diceva: ‘Non sembra una governante inglese. She looks like an irish governess'”.

    “Hanno dovuto ricostruire la Sicilia a Cinecittà”.

    “Le faceva prendere l'atropina ogni otto ore”.

    “Ah, ma allora, al confronto, Shakespeare diventa un genio”.

    “Le ha regalato un passaggio intorno al mondo, su un cargo, così ha avuto il tempo di farsi tutti i marinai e i macchinisti e i mozzi”.

    “Governava come capofamiglia, anche perché la cugina Badessa disponeva di un collegio elettorale di suore numerosissime”.

    “Si gossipava che tenesse del gin nelle bottigliette da supermarket, ma quando lei e la dama non c'erano abbiamo provato, in piscina, e nel Seven-up c'era effettivamente solo Seven-up”.

    “Mentre la stronza era a letto con uno dei suoi stronzi, ha telefonato un altro stronzo per dirle quant'era stronza. E lei ha risposto che lo stronzo era lui”.

    “Hanno bidonato il primogenito rifilandogli le saline che non valevano già più niente, mentre le sorelle hanno ricevuto le collezioni e il palazzo e la villa”.

    “Soprattutto mai confondere Chevrette con Crevette. Sono estremamente differenti”.

    “L'ho vista pimpante, anche se le avevano perso le valigie”.

    “Se si parlava del socio pregiudicato, il principone sogghignava: è uno che porta le ragazze”.

    “Un'Italia piuttosto eterna, direi”.

    “Veramente una costante piuttosto eterna. Anche nei nostri collegi più signorili e fini di tanti anni fa, i ragazzini si prendevano in giro: ‘Bulicio! Bulicio! Nel culo te lo infricio!'”.

    “Barriva, il contessone?”.

    “Il marchese pareva inconsolabile, a Palazzo Altemps, perché il soffitto era pieno di stemmi con croci: quando mai, nella nobiltà romana! Si rasserenò subito, perché erano gli emblemi del vescovado di Costanza”.

    “Lei e la sorella, ogni domenica a colazione all'Hassler. Immancabili”.

    “Una vera promotion d'altri tempi, con parecchi Scalera e De Merode. Dev'essere costata un sacco di soldi”.

    “Se la giustizia civile è giusta, why not? Ma se non lo fosse?”.

    “Se ne dev'essere accorto alla seconda o terza volta, Lacan. ‘Donna Marella al telefono!'. ‘No, non c'è già più. E lui sudato, smandrappato, s'alzava ogni volta con quell'epa gonfia, mentre i discepoli rievocavano certi suoi leggendari seminari sulla merda molle… ”.

    “Il nonno di Laura Betti, famoso docente a Bologna, pare che fosse l'unico filologo ad avere imparato prima il greco del latino, perché quando faceva il garzone una grammatica greca usata costava un soldo meno della latina, sulle bancarelle”.

    “Guardate che bel mattino vi abbiamo organizzato. Quelli sono i Faraglioni”.

    “Siamo circondati da una massa di idioti”.

    “Noi abbiamo fatto la nostra parte, ripetono tanti vecchi. E infatti, ecco il paese di merda che lasciano per i nostri giovani”.

    “La nostra eternità ci salverà”.

    “Tutto un fandango”.

    “Erano famosi a Capalbio”.

    “Sono degli irresponsabili”.

    “Alle colazioni di tipo buffet, molto discretamente Diana Vreeland serviva Anita Loos a tavola”.

    “Cultura o controcultura, a Capalbio?”.

    “Battute o dossiers, contro Cesare o pro Nerone?”.

    “Ha ereditato tutto naturalmente il figlio. Che si è affrettato a vendere”.

    “Cene segrete al Bolognese?”.

    “Una mareggiata di sciorette Vuitton attaccate ai telefonini”.

    “Una pedofilia di gran quantità, ma di qualità bassissima. Veramente deplorevole”.

    “‘Glad you liked the Roman painting', disse Mrs Phillips, che dalla loro enorme collezione aveva fatto trarre le ‘Fioraie in piazza del Popolo' di Pierre Bonnard, a Washington”.

    “Era ovvio che i magistrati dabbene non frequentassero il circolo. Nei piccoli centri, si sa com'è”.

    “Sferzate con la cintura ai figli di tendenza. Anche in ambienti intellettuali, a Firenze, dove fin da prima dei Medici le ‘buche' sono sempre state numerosissime, e contribuivano parecchio al prestigio culturale della comunità”.

    “Lo sapeva Pierrà… Lo sapeva Uguccione… Ma non ci sono più…” sospirava afflitto Gianni Agnelli, ricordandomi i cugini Bourbon del Monte cui avrei potuto chiedere in altri tempi il perché di quel ‘Bourbon' in terre aretine e umbre, quando i Borboni non regnavano ancora. Già ai tempi del cardinal del Monte protettore di Caravaggio. Ma apparentemente non se lo era mai domandato neanche lui”.

    “Bassani aveva un estremo rispetto per i Valori. Mi disse: ‘Pensa che Lele D'Amico mi fa: senti un po' 'sta caciaretta. Attacca a suonare, ed era B-B-Bach!'”.

    “Sbirciare, occhieggiare, adocchiare, curiosare, sgranocchiare, sorseggiare, rosicchiare senza pagare nei locali delle celebrità… ecco le guide bestseller per i topi contemporanei… Tutti protagonisti!”.

    “Ancora un pochino d'Altezza, Pesce?”.
       
    Ai piani sottostanti
    “Ci vediamo… Buona serata… Che casino… Un attimino… A posto?… Che macello… Non so se è cosa… Ale… Vale… Na cosa strana… Con la macchina mia… Tutto a posto… Che è successo?… Under che?… Dica!… Capito?… E chi se lo ricorda?… A' Robberto… Giusto?… Nun ho capito… Benissimo… Me l'ha detto Coso… Ho detto: un attimino… Fermi così?… Uno squilletto… Grazie, Alessà… Non ho sentito… Ciai voglia… Na favola!… Dico bene?… Perfetto… Mamma è siciliana… M'avete messo paura… So' degli irresponsabbili… Calma, occhei… Mediamente, lui se chiamerebbe Renato e Lei Francesca… Non s'è mai saputo… Chi l'ha detto?… Ma chi ha proprio sentito?… Regolare!… Indossatrice? E che vuol dire?… Na bella botta in testa, e via col tango… Mica se sta li ancora a scalà l'Everest!… Mica se sta qua a pettinà le bambole… E che è, er famoso valzer dei tavoli?… Gravissimo e osceno cosa?… Vabbè, prenniamo atto… Ma con buona pace de chi?…”.