Due film: il governo della cricca e quello che smantella il crimine

Giuliano Ferrara

Si proiettano due diversi film, in queste settimane. Uno si intitola “La cricca”, e al centro ci sono le compromissioni della politica di governo con associazioni vagamente e impercettibilmente segrete. L'altro si intitola “Law and order”, e al centro sta l'azione di repulisti criminale e di risanamento promossa dai ministri più importanti dello stesso governo che trama contro lo stato costituzionale.

    Si proiettano due diversi film, in queste settimane. Uno si intitola “La cricca”, e al centro ci sono le compromissioni della politica di governo con associazioni vagamente e impercettibilmente segrete. L'altro si intitola “Law and order”, e al centro sta l'azione di repulisti criminale e di risanamento promossa dai ministri più importanti dello stesso governo che trama contro lo stato costituzionale. Di Bobo Maroni si sa: con i suoi uomini ne prende una dozzina al giorno, tra boss e latitanti. Ma ora c'è dell'altro, e sarebbe un peccato perdersi questa parte della crime story. Con tutto quel casino vizioso messo in piedi dal Cav. e da Fini, un divorzio frenetico ma con la buffa riserva di condividere pur sempre un ministro e un viceministro e un po' di sottosegretari, figlioli dispersi non si sa se in affidamento congiunto o da visitare solo nel week end, è passata in secondo piano un'altra lite, quella virtuosa.

    Da una parte Raffaele Fitto, ministro delle Regioni, e Giulio Tremonti, chef dell'Economia e di molto altro, dall'altra parte il demagogo supremo della sinistra Nichi Vendola, presidente della Puglia a furor di popolo (mannaggia quanti astratti furori esprime sempre quel pazzo soggetto che è il popolo). Il governo ha commissariato la sanità in Calabria con l'ausilio della Guardia di Finanza. E' “il ritorno dello stato”, ha detto Tremonti. Una scelta di politica di bilancio e di politica criminale che per la verità si estende in altre forme anche al Lazio, all'Abruzzo e ad altre regioni del sud. La sanità in Calabria è non soltanto, come dice Tremonti, il luogo in cui i bilanci si scrivono con sintassi omerica, una narrativa senza partita doppia, senza alcuna seria rendicontazione, senza nemmeno la possibilità di fissare il senso amministrativo di atti che muovono molti milioni di euro, con il risultato che la rete sanitaria è a disposizione delle cosche e dei diversi affiliati del crimine, come sappiamo dalle agghiaccianti e ormai sepolte indagini seguite all'omicidio del povero Francesco Fortugno.

    Insomma, quel che la classe dirigente di centrosinistra non ha fatto, prendere di petto uno dei centri peggiori del malaffare italiano nel sud, lo fa questa classe di criminali che con Cesare ha preso il potere e lo usurpa da molti anni con il consenso degli elettori. L'altro fronte è appunto la Puglia, con il suo Caudillo rosso. Vendola protesta: dice che è una congiura, che il suo rivale elettorale sconfitto, Rocco Palese, e il ministro che lo osteggia, il pugliese Fitto, hanno indotto Tremonti a sputtanare una Regione con i conti in ordine, a bocciare il piano di rientro per il piccolo dettaglio che esso prevede l'assunzione a tempo indeterminato di alcune migliaia di precari, giudicata clientelare, incompatibile con i bilanci regionali, insomma valutata in una prospettiva “greca” dal ministro dell'Economia. “Sabotaggio”, grida Vendola, e aggiunge che in realtà volevano imporgli di aumentare le tasse regionali per sostenere i servizi dispendiosi erogati, cosa che lui non vuole fare, preferendo assumere che tassare. Lo credo. Nel frattempo vengono fuori i numeri del “cialtronismo” regionale, in particolare nel sud. I fondi europei per le aree “sottoutilizzate” (che bell'eufemismo!), i fondi Fas e altri fondi strutturali, non vengono usati che in proporzioni mediocri.

    Insomma: non usano il denaro destinato dall'Europa al riequilibrio sociale, con effetti di immenso spreco, ma vogliono pubblicizzare con un esercito di neoassunti la sanità, come se la sua gestione rigida, fuori mercato, non avesse già determinato la sottomissione di Asl e ospedali e cliniche alla dura legge del crimine associato. Mille di questi Cesari, e ci sia risparmiata un poco della demagogia del simpatico Caudillo, venditore di fumo, il caro Nichi.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.