Così la Consob senza capo spiazza mercati e governo

Michele Arnese

Prima hanno approvato il piano strategico dell'Authority. Poi hanno inviato ai sindacati l'aggiornamento della pianta organica, azzerando le chiamate dirette. Quindi hanno deliberato il codice etico con vincoli stringenti sui conflitti di interesse dei commissari presenti e futuri.

    Prima hanno approvato il piano strategico dell'Authority. Poi hanno inviato ai sindacati l'aggiornamento della pianta organica, azzerando le chiamate dirette. Quindi hanno deliberato il codice etico con vincoli stringenti sui conflitti di interesse dei commissari presenti e futuri. Insomma, chi temeva che i tre commissari rimasti dell'Autorità che vigila sulla Borsa e le società quotate (Consob), rispetto ai cinque previsti, si sarebbero limitati all'ordinaria amministrazione, si deve ricredere: i tre, nominati dal governo Prodi tra il 2006 e il 2007, in attesa che il governo indichi il successore di Lamberto Cardia alla presidenza e il quinto commissario mancante hanno deciso provvedimenti su cui Cardia tergiversava. Un segno di efficienza che preoccupa qualche sindacato: la pianta organica abbozzata non prevede più come in passato un ricorso massiccio alle chiamate dirette ma concorsi anche per i gradi più alti.

    Per gli esperti di autorità indipendenti è significativo che i commissari (Vittorio Conti, Luca Enriques e Michele Pezzinga) abbiano stabilito un piano strategico: indicando gli obiettivi, sarà più agevole in futuro vagliare i risultati. Ma è sul codice etico che si sono appuntati gli occhi degli osservatori. In ambienti sindacali circolavano bozze – con l'impronta di Cardia – più blande rispetto a quella approvata in settimana. In ambienti governativi c'è chi ha letto la mossa del codice etico come un indiretto sgarbo verso il prossimo presidente. “Potevano attendere la nomina di Antonio Catricalà”, ha mormorato qualcuno nel Pdl. I commissari, nelle conversazioni private con gli addetti ai lavori, hanno detto più o meno all'unisono: “Se non avessimo approvato quanto da tempo avevamo in progetto, saremmo stati accusati di immobilismo”.

    Qualche osservatore malizioso attribuisce ai tre commissari una preferenza, come successore di Cardia, più per il viceministro dell'Economia, Giuseppe Vegas, che per il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà. Malignità? Molto probabile, comunque Catricalà è ritenuto da tutti gli osservatori più vicino a Gianni Letta che a Giulio Tremonti. Anche se il ministro dell'Economia, secondo la ricostruzione del Foglio, ha dato il nulla osta a Catricalà per il vertice della Consob. I tre commissari, secondo fonti governative convergenti, hanno sondato informalmente l'esecutivo per metterlo al corrente dell'operato Consob: il reggente Vittorio Conti ha chiesto e ottenuto un incontro con Letta, mentre una telefonata al Tesoro è rimasta senza risposta. Nessuna richiesta di collateralità con la politica, né domande di preventivo via libera ai prossimi provvedimenti, come il regolamento sui diritti degli azionisti pubblicato ieri e quello in fieri sulle opa. Mentre si fanno più assillanti le richieste di chiarimenti alle quotate: ieri è stata la volta della società Diasorin.