Psicanalisi di un re

Umberto Silva

Idolatrare Silvio Berlusconi è da pazzi; demonizzarlo da stronzi. Tra codesti estremismi una gamma quasi infinita di letture del fenomeno, tutte rispettabili e interessanti quando fatte con intelligenza e onestà del cuore. Compito non facile. Specchio delle brame il Cavaliere mette alla prova i nostri vizi, scatena l'invidia e il servilismo, il risentimento e la piaggeria, arduo non farsi travolgere.

    Idolatrare Silvio Berlusconi è da pazzi; demonizzarlo da stronzi. Tra codesti estremismi una gamma quasi infinita di letture del fenomeno, tutte rispettabili e interessanti quando fatte con intelligenza e onestà del cuore. Compito non facile. Specchio delle brame il Cavaliere mette alla prova i nostri vizi, scatena l'invidia e il servilismo, il risentimento e la piaggeria, arduo non farsi travolgere. Il fenomeno Berlusconi concerne tutti noi italiani, un enigma inevitabile lungo il cammino per diventare cittadini e uomini. La Sfinge sbarra la strada e per procedere oltre occorre rispondere alla domanda che da vicino ci stringe: interrogandosi sul Cavaliere ciascuno dice qualcosa di sé. Pochi uomini pubblici sono stati altrettanto provocatori, hanno suscitato ferventi passioni e soprattutto dubbi, violentissimi dubbi troppe volte messi a tacere da tornaconti e quieto vivere. Eppure il dubbio è la quintessenza del fenomeno Berlusconi nonché la prima fortissima sensazione che il personaggio rilascia. Chiede audacia. Siamo così piccolini da non poter sopportare una briciola di verità, da doverci assordare nell'osanna e nel vaderetro? Che sono esattamente la stessa cosa: tra un Capezzone dagli occhi stravolti dal terrore di non essere totalmente fedele al capo, e un Di Pietro che si rifugia nella dislessia per il timore di dire quel che davvero ha in testa, non v'è alcuna differenza.

    Proverò ora a parlare dei miei slanci
    ma anche dei miei dubbi, incertezze che non sono da schiacciare come vipere ma da tenere care, stelle che appaiono e spariscono e riappaiono laddove meno te le aspetti, grazie al cielo. Le stelle sono necessarie. Il volto del Cav. è meduseo, la vertigine delle sue maschere ipnotizza e, cercando d'inquadrarlo, tutt'a un tratto ti ritrovi a navigare in un mare procelloso, tra venti e correnti, sirene e trombe marine. Cerco di tenere la barra diritta. Parto da un punto qualsiasi, m'inabisso in una matassa informe come una valanga di neve per poi, faticosamente scavando attorno a me, crearmi uno spazio di pensiero, a tu per tu con l'opacità delle cose. A tu per tu con la loro falsa evidenza: se la prendo per buona ecco che immediatamente si rovescia nell'opposto e mi deride. Partiamo dalle putaines, anzi no, da Putin. Confesso che mi fa sorridere l'immagine del Cavaliere che scorazza per le steppe in compagnia del premier russo; penso alla stravaganza della loro amicizia, ai comici equivoci di quando si parlano, al mistero che lega quei due strani esseri. Mi commuove il volersi bene di due tipi così lontani, mutacico e torvo l'uno, chiacchierone e cordiale l'altro. Poi – un “poi” maledettamente veloce, un “quasi subito” che mi rovina la gioia – penso alle giornaliste russe martirizzate nell'indifferenza del premier russo, che non va ai funerali, che non trova i colpevoli e forse neppure li cerca. Palese il suo disprezzo, la sua ostilità e mi chiedo: come può il Cav., un uomo buono o perlomeno bonario, avere come amico del cuore un uomo senza cuore, un Kgb in azione? Allora non è buono nemmeno il Cav., sconsolato mi dico, oppure il lobo destro del suo cervello non sa cosa fa il sinistro.

    Anch'io sono così. Ho sorriso quando ho visto la foto di Berlusconi col giubbotto di Putin e come lui non pensavo ai trecentomila morti ceceni; ho riso quando ho letto le cronache erotiche del famoso lettone, dimentico delle pene di una moglie pubblicamente derisa. Questa mia disinvoltura mi preoccupa più di quella del Cav., anche perché temo appartenga a tanti. Siamo tutti così fatui, banderuole al vento delle emozioni, maschere incapaci di un volto? L'uomo è mobile, ma qui si viaggia sul crinale dell'inferno. In Italia il Cav. si batte contro l'insidia d'uno stato di polizia, e questa sua strenua lotta costituisce il principale e per molti unico motivo per stare dalla sua parte. Ma appena varcata la cortina fumogena, lui passa dall'altra parte? Brrr! Non è che mentre si batte contro uno spelacchiato giacobinismo il Cav. sta instaurando una sua dittatura assai più subdola e avvolgente? Non è nuovo a simili beffe, se pensiamo che nel 1994 prese il potere brandendo la bandiera di Mani pulite. E di quell'astuzia gli siamo grati, sennò saremmo in mano ai quattro bulgari della gioiosa macchina da guerra che più tristanzuola non si poteva. Forse Putin gli dà consigli, e dossier, su come tenere a bada i comunisti. Anche se Previti alla Difesa (de che?) il Cav. poteva risparmiarselo…

    Qui, Pro, Quo, Qua, contro, a favore, nonostante, a causa… Vero è che l'amicizia o qualcosa di simile acceca Berlusconi. Cosa cerca in tanti infidi personaggi che lo trascinano in situazioni pericolose per il suo prestigio, infangandolo agli occhi di tanta opinione pubblica? Forse è il suo modo per ribellarsi al perbenismo, per dire che lui non appartiene a certa buona società, non ne ha bisogno. Non ha bisogno di farsi fotografare accanto a un Gianni Agnelli, preferisce la foto con un mafioso o con una ragazzina compromettente. Al vero dandy non occorre ricevere luce da chicchessia; è lui a portarla fin nei luoghi più malfamati, impavido. Sicuro di sé, non inchioda le cose alla loro pochezza ma le risveglia dal sonno, le agita, le fa innamorare, impazzire. Nei salotti buoni si sparlerà di lui? E' quel che desidera. E' un vero maudit, épater les bourgeois lo fa morire dal ridere. Poi chissà, forse pensa che dai cattivi si possa imparare qualcosa. Oscillante com'è tra mille maschere, potranno mai costoro conferirgli una dirittura immorale che lo appesantisca in quella sembianza tra Al Capone e Mussolini di cui ogni tanto fa sfoggio quando è imbufalito? Ce la farà il rigido freddo della paranoia a congelare il magma del suo vulcanico ingegno? Riuscirà a diventare il monumento di sé, Don Giovanni che si trasforma nel Convitato di pietra? Speriamo di no, glielo sconsigliamo di cuore per la sua e la nostra gioia.

    Certi suoi amici risultano assai dubbi
    ma tanti nemici sono sicuramente peggiori; se il Cav. mente sapendo di mentire, gli altri di stare mentendo neppure si accorgono. Mentono sempre, gratis, mentono anche quando dicono la verità. Se non mentissero vincerebbero, tanto risalterebbe la menzogna di Berlusconi; ma contrariamente a lui non corrono per vincere. Importa loro mentire, sempre, in una compulsione ben più appagante delle toccate di culo del Cavaliere. E la sua menzogna? Alla pari di quasi tutti gli italiani, il premier pensa che costoro, gli italiani appunto, siano una massa di bricconi ingovernabili se non da una simpatica tirannia. La sua menzogna è dire di volere una democrazia quando semplicemente gli tocca subirla, un segreto di Pulcinella. Si accontenta di fare il re per burla, con tanto di cortigiani e servi che, per forza di cose e antica tradizione, risultano assai meno simpatici di lui pur essendo talvolta ottime persone. C'est la vie. Eppure un'ammirata impaurita curiosità spontaneamente sorge: come può il Cav. trafficare così abilmente tra il bene e il male, a suo agio nelle fiamme dell'inferno come nel refrigerio delle acquasantiere? E' privo di scrupoli o colmo di una superiore umanità? Le barzellette lo tradiscono. Un sottouomo, un povero di spirito! Ma chi non ha debolezze? Non da tali quisquilie si può giudicare. Preferisco un assassino a un barzellettiere, ma questo è proprio uno di quei casi in cui devo con forza tenere la barra diritta e non lasciarmi trascinare dalle mie idiosincrasie. D'altronde la vis retorica del Cav. è indiscutibile; chiara e forte la sua parola annienta i rivali, poveri balbuzienti. Su questo non ci piove: l'infaticabilità è una sua lampante virtù.

    Che però non lo porta da nessuna parte, ingolfato com'è nei peccati dell'affarismo, malattie professionali di tutti i tycoon d'altronde, anche dei santerellini che a un certo punto scopriamo candidi come il latte di Parma. Al pari di Robert De Niro nel film “Mission” il Cavaliere scala impervi picchi trascinandosi dietro un enorme sacco pieno dei suoi antichi vizi e orpelli; ma seppur con fatica avanza, mentre i suoi rivali si limitano a lanciargli occhiatacce. Se davvero lo annientano, di chi possono sparlare per ammazzare il tempo? Ecco, se c'è qualcosa del Cav. che a prima vista mi entusiasma, è il modo sovrano con cui ridicolizza i saccenti, li spernacchia, li umilia, mostra come la politica, nazionale e internazionale, sia una farsa che solo un buffone può calcare con dignità. Le sue corna agli impettiti capi di stato che fingono di salvare il mondo sono gesti che resteranno nella Storia al pari del taglio del nodo di Alessandro Magno. Se penso a quei poveri coglioni che stanno a discettare ancora sull'austromarxismo! Ammirate, piuttosto, il tiranno-buffone mentre svela di che scemenze sono fatte le diplomatiche pompe; poi esce da Palazzo Grazioli, attraversa la strada e in un negozietto sceglie uno per uno – coi miei occhi l'ho visto all'opera – i pezzi di vetro che Cristoforo Colombo elargì ai selvaggi del Nuovo Mondo. Se non era firmato Cartier, Gianni Agnelli non si sarebbe mai degnato di regalare un bottone a qualcuna; e lo si applaudiva come re d'Italia solo perché portava l'orologio sulla camicia. Povero Cav. che si sta scervellando sul mezzo migliore – l'iPad, forse e chissà perché – per far capire agli italiani una volta per tutte che lui le maniche le ha sempre rimboccate. Fatica inutile, temo; dovrebbe invece far intendere la differente qualità del suo lavoro. Non è un vero governatore né tantomeno un legislatore; il suo fare è ben superiore. Berlusconi è il Padre Spirituale dell'Italia. Dicendo tutto e il contrario di tutto e non facendo praticamente niente che vada in porto, il Cavaliere produce fluido, ci dona un costante nutrimento, buonumore o malumore che sia ma umore sempre, una liquidità psichica che inebria ben più delle aride pilloline. Fa quello che Nietzsche esigeva da un dio: danza; una danza burlesca che Dita Von Teese se la sogna. E Fini vorrebbe farne un chierichetto? Ma certo, uno di quelli che si bevono tutto il vin santo, come avidamente facevo anch'io.

     Che meraviglia il Cav. quando danza. Ma se poi esagera? Se salta ogni limite, zompa in platea e ti mette i piedi in testa? Se non si accorge più dei confini del bene e del male, del buon gusto e del cattivo, del reato e della marachella, del codice umano e della Legge Divina? Che davvero sia l'incarnazione del Vitello d'oro, del relativismo nella sua estrema irratio, il possibilismo? I vescovi lo scrutano preoccupati, quando possono cercano d'intimidirlo, di conficcargli attorno dei paletti, di versargli nella coppa di champagne un po' di bromuro. Il Cav. non è certo un anticlericale, tutt'altro, la sua benevolenza verso la chiesa e i suoi ministri è nota. In varie occasioni ha acquisito solide benemerenze, eppure viene visto con crescente sospetto e c'è chi gli preferisce dichiarati agnostici. La sua misteriosa natura intimorisce la chiesa. Essa sospetta ch'egli sia un essere d'intelligenza potentissima ma forse artificiale, un elettrodomestico ultrasensoriale che come i lupi capta le voci a distanza e come lo Sputnik sonda l'universo. Un tipo così non può percepire Dio se non come un effetto speciale. E' un androide? La chiesa da sempre teme i cristianoidi ben più degli atei e dei musulmani. Come convertire un frigorifero? Si può confessare un aspirapolvere? Altro che staminali, sarebbe il Cav. la realizzazione della terribile profezia heideggeriana che vede la biotecnica sostituirsi a Dio: non più il Motore Primo ma l'Utilizzatore Ultimo, come si è lasciato scappare il più loquace degli scienziati pazzi addetti alla sua manutenzione. Brrr. Sarà per contagio che da un po' di tempo la mia scrittura ha preso un certo abbrivio, dove tutto pare connettersi al di là del senso comune? Mi sto berlusconizzando e salto di palo in frasca come Tarzan? Dov'è finito il tragico?

    Il tragico se lo cucchino loro, i piagnoni!
    Cribbio, finalmente un po' di allegria e già ci mettiamo paura? Davvero gli umani non sopportano la libertà e appena la trovano devono subito andarsi a cercare un castigamatti, un Robespierre, un Fini. Il Cav. doveva pensarci un po' sù prima di raccattarlo dalla pattumiera della Storia e metterselo in casa! Perché l'ha fatto? Per avere lo specchio in cui all'alba vedersi sfatto, per poi inginocchiarsi e chiedere perdono… salvo due minuti dopo ricominciare alla grande. Magari già alle sette del mattino spernacchiando Rosy Bindi tanto per costringere il mondo a chiedersi di buon'ora: cos'ha davvero Silvio Berlusconi nella zucca? E cos'hanno i suoi fan per ridere con uno che prende in giro una donna solo perché non ha il marito? Anche ti chiedi perché gli uomini del Pd sono così vili e nessuno di loro gli manda i padrini. Il Cav. non si sottrarrebbe al duello. Al pari di Don Giovanni non ha paura di niente, sebbene la sua fine sia quella là e in cuor suo lo sappia, e per questo mi è caro. A volte addirittura gli auguro di finire presto all'inferno, perché sento la sua straripante angoscia, il suo antico dolore di condannato a una terrena immortalità, vera o presunta che sia.

    “Non avrò altro Dio all'infuori di me”. Berlusconi è l'uomo che si è fatto da sé, e da sé un giorno si disferà. Se l'è creato lui il Convitato di pietra; è una sua allucinazione che pare punitiva ma forse gli dà sollievo. Vogliamo credere che Fini davvero esista? E' solo il dativo latino di morte, il pugnale che il Cav. mette in mano al servo. Ambisce a un buen retiro ma troppi pazzi di lui lo stuzzicano a restare, lo implorano offrendogli ogni giorno nuovi motivi, succhiandogli le ultime energie ma suscitandone altre. Resterà anche questa volta. Di Pietro che sfida Fini alla sfiducia, Bersani che borbotta di strani governi multiplurimi, Casini che dice di no in modo sempre più determinato che prima o poi gli esce uno di quei sì… sono irresistibili. Già il servo si appresta a sferrare il colpo ma, in extremis, con un guizzo alla Ronaldinho il Cavaliere si smarcherà… da se stesso. La lama andrà a infilarsi nel pancione attonito di un Polonio o di un Craxi di passaggio e di nuovo lui a ridere e a giocare, fantastico nel sole.
    Gli dedico una poesiola con un quesito che m'interessa da vicino.
    Cavaliere che mai di bello / s'inventerà il giorno che per passare / nella famosa cruna dovrà / la sua triplice natura diventare una? / Si farà cammello?