Cavallini di battaglia
Ecco perché Repubblica si ritrova a tifare per il compagno Montezemolo
Ai piani alti di Largo Fochetti e nei luoghi di vacanza degli ivi residenti, dominano delusione e smarrimento appena mitigati da una ancora sfocata speranza, che lo scatto antiberlusconiano di Luca Cordero di Montezemolo possa compensare l'indebolimento di Gianfranco Fini. Incassata a colpi di piazza, firme e post it gialli, quella che almeno per ora è un'indubbia vittoria politica su imbavagliatori e bavagli, il direttore e l'editore di Repubblica avevano visto il colpo di grazia contro Berlusconi.
Ai piani alti di Largo Fochetti e nei luoghi di vacanza degli ivi residenti, dominano delusione e smarrimento appena mitigati da una ancora sfocata speranza, che lo scatto antiberlusconiano di Luca Cordero di Montezemolo possa compensare l'indebolimento di Gianfranco Fini. Incassata a colpi di piazza, firme e post it gialli, quella che almeno per ora è un'indubbia vittoria politica su imbavagliatori e bavagli, il direttore e l'editore di Repubblica avevano visto il colpo di grazia contro Berlusconi improvvisamente a portata di mano nell'agibilità politica del presidente della Camera facilitato dall'epurazione voluta dallo stesso premier e dalla conta sulla mozione Caliendo. “Governo balneare”, “vascelli fantasma”, “anime morte”, “emergenza”, erano diventate, nelle scorse settimane, lessico e profezia degli editoriali più espressivi della casa madre.
Ma nelle ultime ore, le crepe all'immagine di Fini sotto i colpi immobiliarfamiliari del Giornale hanno segnato un cambio di passo: il “vago effetto Scajola” appena evocato da Massimo Giannini in un editoriale del 9 agosto, comunque laudativo del passo da statista rivelato, a suo avviso, dalla nota di Fini, è stato bruscamente corretto da Ezio Mauro in un richiamo al “dovere di fare chiarezza”. Ammissione non solo di scetticismo nei confronti di un leader sostenuto per mesi, incontrato qualche volta a pranzo a Montecitorio e altrove, ma anche di uno smacco professionale circa un genere giornalistico: la campagna moralistico-giudiziaria, sulla quale Rep. vanta uno storico know how e che Feltri è riuscito a imporre malgrado i diffusi giudizi negativi sulla natura fangosa dell'operazione. La delusione di Rep. è proporzionale all'enfasi spesa sulle tentazioni politiche di Montezemolo, argomento di un colloquio telefonico, un paio di giorni fa, con Ezio Mauro.
A Mauro e anche a CDB è piaciuto il tenore delle critiche montezemoliane al Cav. e l'invito a evitare elezioni che anche a Largo Fochetti sono temute e considerate irresponsabili vista l'economia ecc. (Scalfari si è pronunciato per il governo di transizione adombrando perfino l'ipotesi Tremonti). L'idea è che Montezemolo possa contribuire alla caduta di Berlusconi, ma soprattutto che possa soccorrere Fini smentendo quanti scommettono sul suo isolamento e sulla sua incapacità di tenere unito il drappello di Futuro e libertà. Montezemolo, è la tesi, può controbilanciare il corteggiamento del premier verso i finiani moderati. Nei ragionamenti che si svolgono tra Rep. e il think tank del presidente della Ferrari, c'è qualcosa di più: il progetto di un polo centrista non ammucchiato, ma compatto e a due, Fini e Montezemolo, Casini come interlocutore. L'outing di LCdM sarebbe in questo senso anche un test per stanare i nemici, provocare qualche colpo sotto la cintura per pesarne la potenza e misurare le reazioni. Quelle dell'area berlusconiana sono state severe perfino in modo paradossale: inviti perentori a Montezemolo a candidarsi mentre lui per la verità chiedeva di far proseguire la legislatura. Più confortante per l'interessato, l'atteggiamento di Emma Marcegaglia: sempre in pessimi rapporti con il suo predecessore alla testa di Confindustria non ha fatto mancare tuttavia il sostegno alle critiche al governo e agli appelli anti urne.
All'atteggiamento di Rep. si accompagna il miglioramento dei rapporti fra l'Ing. e Montezemolo. Anche se sono diverse le voci che accreditano un De Benedetti meno persuaso di Mauro della reale efficacia di una leadership politica del presidente della Ferrari. Editore e direttore sarebbero tuttavia accomunati dalla convinzione che in questo momento il brand e il tormentone sulla discesa in campo possa aiutare e distrarre. Montezemolo sembra un anti Berlusconi a tempo determinato, e per una volta lo smarrimento di Rep. si misura anche dalla carestia di candidati leader del centrosinistra nel caso di elezioni anticipate. Finito il tempo delle tessere numero uno e della pesca nella società civile, il giornale sembra tener presente Nichi Vendola, ma poi dubitare della reale possibilità di un'alleanza troppo sbilanciata a sinistra. Perché lo schema preferito resta quello della sinistra alleata con il centro, Pd–Udc. Di sicuro, però, non sono per niente buoni i rapporti con Bersani: il segretario si è sfogato con più di un dirigente e a fronte delle frecciate e delle critiche alla sua leadership rimbalzate da Rep. ha detto: “Se mi fanno arrabbiare vado in piazza a dire a Mauro: allora forza candidati tu alle primarie, prendili i voti”.
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