Mozioni di Settembre/ 10

Ci vorrebbero i versi di Auden per sancire il funerale della nostra intesa

Stefano Di Michele

Signor presidente (e se mi consente: dico signore perché così si usa, pur sapendo di commettere, nel Suo caso, sicuro abuso) e onorevoli colleghi, ho molto riflettuto su che cosa possa mai dirVi in questa occasione. Nel pensoso ritiro di Tor Crescenza, in approfondite discussioni con le promotrici della libertà – discussioni peraltro accompagnate da pasti poco calorici.

    Signor presidente (e se mi consente: dico signore perché così si usa, pur sapendo di commettere, nel Suo caso, sicuro abuso) e onorevoli colleghi, ho molto riflettuto su che cosa possa mai dirVi in questa occasione. Nel pensoso ritiro di Tor Crescenza, in approfondite discussioni con le promotrici della libertà – discussioni peraltro accompagnate da pasti poco calorici, sazi e satolli quali eravamo dalle cronache giornalistiche estive, di cui si è fatta corale lettura accompagnata da simpatici coretti locali a ogni editoriale del dott. Feltri: “Fajelo vedè! Fajelo sentì!” – sono stati messi a punto i provvedimenti che formeranno l'agenda del governo per il resto della legislatura.

    Essi sono, e Voi ben lo sapete: tasse, federalismo, mezzogiorno e giustizia – essendo accertato che c'è un giudice a Montecarlo, vediamo se riusciamo a trovarne qualcuno pure in Italia. Sapete certo come la penso in materia, e non vorrei qui tediarvi oltre, né personalmente tediarmi, che è ancora peggio: qualcuno di Voi è stato a Formentera, beato lui, io sempre qui a Tor Crescenza, a due passi dal Raccordo anulare, per intenderci. Facciamo così: se proprio c'è chi smania di saperlo, il dott. Bonaiuti sarà ben felice di fornire il numero di telefono del dott. Capezzone, che si trova lì in sede appositamente, ben lieto di mettersi a Vostra disposizione per qualunque delucidazione. Le istituzioni devono essere, da oggi in poi, più snelle e operative: se uno si vuole annoiare, lo scelga in piena coscienza… (Dal resoconto stenografico della seduta: “Urlo dai banchi finiani: ‘Ma che sei venuto a fa', allora?'. Cori dai banchi del Pdl: ‘Silvio! Silvio! Silvio!'”)…

    Ve lo dico subito, cosa sono venuto a fare,
    se me lo consentite. Vede, Signor Presidente, a nessuno è ignoto ciò che questa estate è accaduto, e ciò che profondamente ci ha diviso. Con i punti qualificanti che il dott. Capezzone saprà esporVi, il nostro governo andrà avanti. Ma qui e ora, quando una storia è appena conclusa e una nuova storia sta per iniziare, come direbbe il dott. Marzullo, non poco mi preme dire due parole a tale proposito. Vorrei sforzarmi di farlo, se Lei me lo permette, Signor Presidente, con animo dolente e poetico. Mi sforzo non poco, mi creda. Nel pensoso eremo di Tor Crescenza, il dott. Polidori del Cepu mi ha voluto segnalare dei versi che furono recitati, anni fa, in un famoso film. Ne ho chiesto notizia al dott. Rossella, che me ne ha dato conferma. La poesia… (Dal resoconto stenografico della seduta: “Urli dai banchi finiani: ‘Oddio, Bondi!'. Coro dai banchi del Pdl: ‘Sandro! Sandro!'”)… No, no, non è del dott. Bondi, seppure lo credo capace di comporne di similari. E' di Auden, e s'intitola “Blues in memoria”, seppure l'istinto, che come dice il dott. Letta deve sempre rendere omaggio alla ragione, mi porterebbe, nel caso in specie, più verso un samba, un cha-cha-cha, una tarantella del dott. Apicella. Un uomo la recita sulla bara di un altro uomo. Vero che i due erano amanti – ma né il card. dott. Bagnasco né l'on. dott. Giovanardi abbiano a temere, la nostra linea sui valori cattolici non muta, soltanto capite, onorevoli colleghi, l'umana tentazione: c'è un uomo vivo e un uomo morto.

    In fondo, signor presidente,
    governativamente parlando, come direbbe il dott. Galli della Loggia, noi abbiamo avuto i nostri tre matrimoni, e oggi il funerale politico della nostra intesa. E vorrei dunque salutarla qui e così, con questi versi che dal cuore mi escono, a Auden ispirati e, mi consenta, giornalisticamente aggiornati. Procedo, dunque: “Fermate tutti gli orologi, intercettate il telefono, / fate tacere Feltri con qualche altro scoop succulento, / chiudete i pianoforti, e tra un rullio smorzato / portate fuori il feretro, si accostino i dolenti e il dott. Bocchino. / Incrocino aeroplani lamentosi lassù, verso Nizza,/ allacciate nastri di crespo al collo bianco della dott.ssa Carfagna, / i commessi si mettano guanti di tela nera. / Lui era fastidioso nel mio Nord e nel mio Sud, nel mio Est e nel mio Ovest, / era la mia settimana di passione e il mio mancato riposo la domenica, / una pena a mezzodì, un sussulto a mezzanotte, la mia lingua mozzicata e il mio canto mancato; / pensavo che l'intesa fosse eterna: e avevo torto. / Servono ancor più stelle, accendetele anche tutte; / imballate la luna, smontate pure il sole ad Ansedonia; / svuotategli il Tirreno e sradicategli la pineta; / perché ormai più nulla gli può giovare”… Ecco, Signor Presidente e onorevoli colleghi, questo volevo oggi a Voi significare. Grazie. (Dal resoconto stenografico della seduta: “Urla dai banchi finiani: ‘A Trilussa!'. Cori dai banchi del Pdl: ‘Petrarca! Petrarca!'. Il ministro Bondi: ‘Dell'alloro! Dell'alloro! Presto!'. Alle ore cinque della sera la seduta viene tolta”).